Quattro anni di soddisfazioni, vittorie e rigori parati condensati in poche righe di commiato. È quanto Emiliano Viviano ha provato a fare per salutare i tifosi della Sampdoria dopo il suo trasferimento allo Sporting Lisbona. “Non credevo potesse succedere ma è arrivato il momento dei saluti. Non è mai facile cambiare, soprattutto quando ci si sente a casa ma son state fatte scelte diverse e le devo accettare. Sono stati quattro anni indimenticabili: di battaglie sul campo, di risate e di amicizie vere. Ho avuto il privilegio di indossare e difendere la maglia più bella del mondo che è stata per me come una seconda pelle”, ha scritto Viviano su Instagram, aggiungendo di lasciare “dei compagni favolosi e una città, che fin dal primo giorno mi ha accolto come un figlio. Ringrazio lo staff, in particolare mister Sardini, la società Sampdoria e il presidente perché mi hanno sempre fatto sentire un giocatore importante. Infine ringrazio i tifosi e la gradinata, anche chi mi ha criticato qualche volta perché mi ha reso più forte. Chi verrà al mio posto, chi verrà in futuro, chiunque esso sia, sostenetelo perché alla fine l’unica cosa che conta è che indossa la maglia più bella del mondo, quello non cambierà mai…me lo avete insegnato voi! Forza Samp!”.
Parole che non si fa fatica a credere sincere. Perché al netto di alcuni errori di troppo commessi nel suo quadriennio a Genova, Viviano ha saputo conquistare la stima di tutto il pubblico blucerchiato. Non solo per i 7 rigori parati – che nella stagione 2015/2016 hanno di fatto regalato alla Samp una salvezza che poteva essere una clamorosa retrocessione – ma anche per alcuni comportamenti sopra le righe (in senso positivo), uno su tutti l’aggressione fisica e verbale a Suso nel derby di ritorno di Montella, dopo che lo spagnolo aveva fatto arrabbiare la Gradinata Sud con un’esultanza volutamente provocatoria. A differenza della maggior parte dei calciatori, che arrivati in una piazza non hanno interesse a conoscere a fondo la città che li ospita, il portiere della Fiesole, passo dopo passo, ha assorbito la mentalità genovese. Non tanto per la Lanterna che si è tatuato sul polpaccio, ma per la discrezione con cui ha finanziato e/o portato avanti in prima persona progetti di solidarietà per i più sfortunati, come la “calottina per Begato” e la raccolta di beni di prima necessità per i terremotati del centro Italia. Iniziative benefiche di cui forse si è parlato troppo poco. Idee che volano libere, come le fantasie dei tifosi della Sampdoria, che hanno imparato ad apprezzare le doti tecniche e umane di Emiliano Viviano. A cui ci sentiamo di rivolgere un grande, sentito “Grazie”.