Nuovo appuntamento con le Memorie Blucerchiate di Roberto C, storico tifoso che ripercorre l’epopea blucerchiata vista con i suoi occhi: 73 anni di presidenti, diversi per stile e risultati, che hanno punteggiato la storia dei nostri colori.
“Sono in una sorta di passaggio temporale, una scansione immaginaria in cui mi si presenta l’occasione di fotografare, tutti insieme, i Presidenti della Sampdoria. Li sto preparando, per l’istantanea, sulla scalinata del Palazzo Ducale con la fontana di De Ferrari alla spalle e poco oltre la vecchia sede di Via XX Settembre dalla quale sembrano usciti, come in un ideale transfert, dalla fantasia ad una apparente realtà. Vedo sulla prima fila in alto Piero Sanguineti e Amedeo Rissotto i “fondatori” e relatori della fusione tra Sampierdarenese e Andrea Doria il 12 agosto 1946.
Il primo (Tessera N.1 della Samp) restò poco in carica (fino a marzo 1947) perché fu presto sostituito dal secondo (1947-1948), un ambizioso imprenditore che pareva essere un precursore di glorie future ma, purtroppo, ancora di là da venire. E comunque ebbe il merito di ideare la maglia blucerchiata fondendo la casacca bianca con banda orizzontale rossonera della Sampierdarenese con quella bianca e blu verticale dell’Andrea Doria. Anche il subentrante Aldo Parodi (1948-1953) non ebbe maggiore fortuna ma vinse il primo trofeo della storia blucerchiata nel 1950, il Viareggio.
Il quarto “primo dirigente” (1953-1961) portò la società su posizioni di tutto rispetto e ancora oggi è ricordato, dai tifosi più vecchi, come il Presidente del “quarto posto”. Il “Comandante” Alberto Ravano, proprietario di una flotta navale, fu il primo a farci sognare portando a Genova calciatori del calibro di Brighenti, Cucchiaroni, Firmani (il “tacchino freddo”), Ocwirk e Vicini e personalmente lo ricordo con simpatia perché fu in qualche modo il “padrino” della mia ideale entrata nella famiglia blucerchiata. A lui, giustamente, fu intitolato il Torneo che porta il suo nome ed è rimasto nei sentimenti della tifoseria il cui cuore, la Sud, alla sua morte (1970) lo ha salutato ricordandolo così “Alberto Ravano non ti dimenticheremo”.
E se guardate la sua fotografia, non quella che mi sto approntando a scattare, vedrete somiglianze con un altro grande Presidente…..
Ma anche per Ravano non furono tutte luci perché, nonostante la posizione in classifica nel campionato 1960-61, la tifoseria, che pur non era ancora “organizzata”, non condivideva l’operato della società e la pratica delle cessioni eccellenti che alcuni, nel caso specifico di Mora, avevano visto come l’impedimento ad un successo ancora maggiore. Ormai avevamo intrapreso la strada dell’ambizione….E poiché il presidente lasciò la carica sotto la pressione della famiglia (succederà ancora…..) le nostre aspirazioni si materializzarono nella figura del suo successore, il ricco armatore Glauco Lolli Ghetti (1961-1965 e 1974-1978) che si presentò con la promessa che avremmo lottato per lo scudetto. Ricordo la mia eccitazione in quel tempo. Non vedere più le varie Juventus, Milan e Inter come lontane isole che rappresentavano, per tutti, l’Italia nelle coppe europee, ma finalmente come rivali per la conquista del titolo nazionale!
Malauguratamente non andò così.
Terminammo il campionato al decimo posto e avremmo anche rischiato la prima retrocessione, che ad un certo punto veniva data per sicura, se Roberto Lerici, che nel frattempo aveva sostituito Eraldo Monzeglio (che l’anno precedente aveva conquistato il mitico quarto posto….dall’altare alla polvere, è sempre stato così), non avesse conquistato otto punti nelle ultime sei giornate. Gli anni successivi furono caratterizzati dall’arrivo di giocatori sudamericani come Jorge Toro (cileno) e Josè Ricardo Da Silva (brasiliano) il famoso “China”, che sembravano poterci far realizzare il salto di qualità, che però non arrivò. Ci fu la salvezza nello spareggio con il Modena e nel 1965 nuove illusioni con il trio delle meraviglie Lojacono- Sormani- Da Silva ma ci salvammo al quattordicesimo posto alla pari con la Lazio ma davanti alle retrocesse Genoa, Messina e Mantova. Questo fu l’addio per l’armatore che lasciò il posto a Enrico De Franceschini che, purtroppo per lui, fu il presidente della prima retrocessione, quella causata anche dall’infame arbitraggio di Bernardis a Roma contro la Lazio (rigore solare negato a Cristin). Io sono stato sempre un tifoso facile alle illusioni. Avvenne anche nel 1966 con l’insediamento di Arnaldo Salatti che riportò la Samp in A anche grazie agli acquisti di Vieri e Francesconi.
Fu anche un forte sostenitore nella creazione del tifo organizzato, ad esempio sostenendo le spese per il noleggio dei pullman da trasferta. Ma i successi non arrivarono e nel 1968 lasciò il posto a Mario Colantuoni, l’ “Avvocato di campagna”, che vide sempre la Samp in A nei suoi cinque anni di presidenza pur con molte sofferenze dovute anche alle necessità di vendere i pezzi più pregiati come Vieri e Morini alla Juventus in cambio di Romeo Benetti e un bel pacchetto di soldi. Era un presidente con uno scarso portafoglio e faceva di necessità virtù. Fu anche il tempo di Heriberto Herrera in panchina.
Il “paraguaiano di ferro” nel primo campionato (1971-1972) ottenne un eccellente ottavo posto. L’anno successivo fu quello della salvezza all’ultimo minuto con lo “strano” gol di Loris Boni a Torino. Ci furono molte illazioni su questo finale di campionato e la Samp alla fine, pur senza prove di colpevolezza, fu condannata a quattro punti di penalità, poi ridotti a tre, da scontare nel campionato successivo. Le ombre su Colantuoni lo costrinsero alle dimissioni lasciando il posto di comando a Giulio Rolandi che non si ricorda per particolari successi ma unicamente perché durante la sua gestione (1973-1974) la Samp retrocedette ma si salvò clamorosamente per la combine effettuata tra Verona e Foggia con il gentile omaggio di un orologio del valore di ottocento mila lire all’arbitro Menicucci di Firenze. Tanto bastò per invocare il ritorno di Lolli Ghetti che non cambiò sostanzialmente l’andamento da bassa classifica dei blucerchiati che, anzi, subirono l’onta della seconda retrocessione nel 1977. Tutti eravamo convinti che questa caduta avrebbe dato la stura al presidente per un azione di forza nel calcio mercato per riconquistare la serie A.
Ma le cose andarono in un altro modo, la squadra vivacchiava e a febbraio del 1978 il presidente rassegnò le dimissioni. Al suo posto arrivò Edmondo Costa che non aveva alcuna intenzione di fare investimenti e difatti la Samp conseguì il peggior risultato della storia arrivando nona nella serie cadetta. Ed è a questo punto che avviene il miracolo. E’ l’anno di grazia 1979 e sulla tolda di comando arriva un signore che negli anni precedenti aveva fatto in società l’addetto stampa. Il suo nome era Paolo Mantovani e in questa ricostruzione non c’è altro da dire che già non si sappia. Nella foto che sto organizzando lui è al centro e giustamente domina la scena. Alla sua morte subentrò il figlio Enrico che sì, sarà anche vero, ha goduto del lavoro del padre però, da giovane qual’era, non si è comportato male essendo anche privo della giusta esperienza.
Al suo attivo ha un terzo posto (quello di Eriksson, che poteva essere …primo) e l’ultimo trofeo conquistato e cioè la Coppa Italia (1994), oltre alla beffarda semifinale persa ai rigori con l’Arsenal (1995). Ma nella voce passivo ci sta la retrocessione (1998/1999) avvenuta nell’ infausta domenica di Bologna oltre che per i nostri demeriti anche per l’arbitraggio di un personaggio indimenticabile, un certo AlfredoTrentalange. Il timone di comando passò all’Ingegner Enzo Garufi (2000-2002) colui che convinse Paolo Mantovani a rilevare la Samp e per questo saremo sempre a lui grati. Lascia una presidenza “tecnica” a Pietro Sgarlata, Generale di Divisione della Guardia di Finanza, il quale, come una meteora, toglie quasi subito il disturbo per l’arrivo di un altro grande personaggio che ha compiuto, credo, l’azione più importante per la vita della società e cioè il salvataggio non da una rimediabile retrocessione ma dal ben più grave fallimento.
Ottimi risultati con il quinto posto di Novellino, il sesto di Mazzarri (e finale di Coppa Italia) e il quarto di Del Neri con accesso ai preliminari di Champions League.
Era un grande sognatore e pensava, come soluzione ai problemi societari ed economici, allo stadio di proprietà. Ma non aveva fatto i conti con la stupidità della burocrazia. Purtroppo sotto la sua presidenza si è verificata la quarta retrocessione con il fattaccio di Cassano e il conseguente addio di Pazzini. Una doppia mazzata che ha lasciato il segno. Poi c’è stato il figlio Edoardo che ha effettuato la più incredibile operazione che sia mai stata fatta nel calcio e cioè cedere gratuitamente (e anche qualcosa di più….) la società. E siamo alla storia recente. A questo punto dovrei inserire l’ultimo personaggio che però, guardando nel mirino, noto che, forse per mancanza di spazio, non rientra nel gruppo d’insieme. E allora mi decido lo stesso a scattare la foto. Tanto non starebbe bene in quella compagine dalla decisa omogeneità. Troppo diverso e alieno. Decisamente un corpo estraneo. CLIC!
P.S. E’ molto importante. Quanto scritto riguarda esclusivamente l’aspetto comportamentale, in genere, dei Presidenti della Samp anche e specie in relazione a quello assai naif dell’ultimo. Ma riguardo sia la nuova proprietà che la gestione societaria di Massimo Ferrero sono della stessa idea di Antonio Cassano quando afferma “ Io non conosco le persone che stanno dietro a Vialli e nemmeno i loro programmi. NON SAI MAI CHI ARRIVA QUANDO SI PARLA DI FONDI SPECULATIVI. Vialli so benissimo chi è, ma non credo che ci metta lui i soldi. Ferrero è sicuramente un personaggio particolare ha dei difetti (quelli che lo tengono fuori dalla mia fotografia….. n.d.r.) ma in cinque anni sportivamente parlando ha mantenuto la Sampdoria ad un buon livello”. Tra le altre cose Antonio parla assai bene del suo amico Di Francesco e riguardo il fatto di andare a Marassi dice “ Tornare a vedere la Samp? Con Di Francesco sì…..” A buon intenditore……
9 commenti
Bellissimo articolo che mi ha permesso di approfondire una parte della storia della Samp che conoscevo solo a grandi linee.
Complimenti
P.s.: io invece con Cassano non sono d’accordo anzi. Se dovesse subentrare la cordata di Vialli, in primis non sono fondi speculativi che subentrerebbero ma persone in carne ed ossa (ovviamente non per fare beneficenza però magari neanche per speculare in maniera troppo esagerata) e secondariamente proprio per questo è stato possibile informarsi preventivamente su chi sono e quali sono le loro capacità economiche. Ricordo che la vendita lampo al Viperetta da parte di Garrone ci ha precluso totalmente questa possibilità, catapultando un perfetto sconosciuto alla Presidenza della Samp senza che nessuno sapesse nulla di lui. Pensa se avessimo potuto informarci sulle reali capacità economiche di Ferrero prima della vendita, magari si sarebbero potute far pressioni sulla famiglia Garrone affinchè non compisse il scellerato passo.
togliete la foto del monnezza da li vi prego !
Tumy76 sei stato perfetto, ancora qualcuno ( tra questi il buon FantAntonio ) non ha capito che l’eventuale nuova proprietà non sarà un fondo, se questo sia un bene o un male non sono in grado di dirlo ma la differenza mi pare evidente…
Ma personalmente mi auguro soprattutto che il prossimo nuovo Presidente sia…APPASSIONATO!
Uno che viva, come noi, di SAMPDORIA, con la “sola” differenza che lui ci mette il grano :-)))
L’ultima e la penultima proprietà che abbiamo avuto, per motivi diversissimi tra loro, NON HANNO LA PASSIONE come loro prerogativa principale…
Se vialli fosse presidente sarebbe certamente appassionato ma il grano non lo metterebbe, non confondiamo presidenza e proprieta’… il viperetta non aveva detto a ric incontrato di fronte al cinema adriano che aveva venduto a vialli?mah…
Così ha detto, oltre a dire di andare a comprare il Palermo, e da quello che si sta vedendo in questo giorni mi sembra che corrisponda a realtà (tanti sono gli indizi che confermano). ..ancora qualche giorno per definire il tutto dopo la cessione di Andersen arrivata oggi e non lo sentiremo più blaterare da queste parti…
Complimenti x l articolo è stato un piacere leggerlo.
Ferrero ha comunicato che non partecipa al bando per il palermo, temo che lo sentiremo ancora blaterare da queste parti…
Sembra che abbia capito che le istituzioni non lo vogliono ma sperava nella tifoseria, però anche quella sembra che lo abbia dichiarato non gradito… L’importante è che venda al più presto…
Se non trova soluzione alternativa tipo livorno non se ne andra’ mai perche’ gli piace troppo il circo mediatico che c’ e’ intorno al calcio