Torna l’appuntamento con le Memorie Blucerchiate di Roberto C che offre il suo interessante e stimolante punto si vista a distanza degli 8 mesi del tragico fatto del crollo di Ponte Morandi.
l 14 agosto 2018 è stata una giornata infausta per Genova. Poco prima di mezzogiorno è successa una cosa impensabile, inimmaginabile sino a quel momento per la mente di noi genovesi ma anche per tutti quelli che erano abituati ad arrivare nel capoluogo ligure attraversando il Viadotto Morandi, quello che per noi era “Il Ponte di Brooklyn”. Abbiamo perso un simbolo e con esso tante esistenze, 43 vite, ignare, in quel momento, di un amaro destino che le stava aspettando, un triste fato non ineluttabile. Potevo esserci anch’io su quel ponte, difatti l’avevo transitato qualche giorno prima, e probabilmente anche voi. Per tutti noi era normale percorrerlo, una cosa abituale.
Ora, a distanza di otto mesi, un’analisi apparentemente cinica di questo grave fatto diventa, per antitesi, la constatazione che da quel giorno la nostra città è stata alla ribalta nazionale, e non solo, come mai in passato, con tanta continuità. Probabilmente da ciò se ne trarrà un’occasione di sviluppo e di possibili fasti futuri con un nuovo viadotto che diventerà un fatto mediatico mondiale. Ne sono convinto. Dalla disgrazia al progresso. Così è la vita. Ora è cominciata la demolizione e con essa se ne andrà anche un ricordo personale, un’antica memoria blucerchiata. Correva l’anno 1967 di cui ricordo bene due date: il 18 giugno si giocò a Marassi l’ultima partita del nostro primo campionato di serie B seguito a quell’’infausta retrocessione giunta anche per il famoso “solarissimo” rigore sul “bisontino” Cristin negato dall’arbitro Bernardis (antesignano di….Trentalange) a Roma contro la Lazio ( 8 maggio 1966). Per lungo tempo, ogni domenica, nei distinti superiori, lato sud, apparve la gigantografia di quello scempio. Quel felice giorno di prima estate battemmo invece l’Alessandria (1-0) con un gol del solito “Corvo” Francesconi (capocannoniere con 20 reti) ma la promozione era già stata conquistata da alcune giornate considerando che Samp e Varese terminarono rispettivamente a 54 e 51 punti con Catania,Catanzaro e Reggiana a 42 e fuori concorso perché appunto quell’anno i posti al sole erano solo due. Il 31 luglio terminò la costruzione del Ponte Morandi. In quel tempo abitavo a Certosa, dove anche ero nato. Per andare alla scuola che frequentavo, a Sampierdarena, dovevo percorrere Via Walter Fillak che recava, e tutt’ora c’è, proprio a metà, la struttura che regge(va) la campata est formando una grande, immensa lettera A. E ogni volta che transitavo là sotto provavo la stessa sensazione legata alla Samp. La felicità per la conquista del Campionato maggiore costituiva un connubio con quell’immagine che sembrava fatta apposta per i nostri festeggiamenti. Quella vocale era come un urlo lanciato su in cielo: Serie A, Serie A!! Che poi era il solo obiettivo che potevamo permetterci in quegli anni tant’è che si andava in Piazza De Ferrari, si facevano caroselli con le auto e le bandiere al vento solo per questo traguardo, restare nella massima serie o quanto meno ritornarci. Quello era il grido che si alzava dalla Gradinata Sud e in tutto lo stadio magari per salvezze all’ultimo…secondo come quella raggiunta a Torino granata il 20 maggio 1973, ultima giornata, con il mitico gol di Loris Boni (78’ minuto). E ogni volta, come in questo caso, ci si ritrovava lì, ai bordi della fontana, per gioire di quei piccoli successi. In quell’occasione la classifica finale fu qualcosa di stupefacente e forse irripetibile: quattro squadre al terz’ultimo posto a 24 punti. Fu la differenza reti a stabilire la condanna dell’Atalanta (-17), mentre Roma (-5), Samp (-9) e Lanerossi Vicenza (-16) si salvarono. Quel lunedì un camioncino girò per le strade di Genova con il famoso braccio meccanico rivolto ai genoani che già pregustavano il derby in serie B, dove loro, ovviamente, stavano di casa dal 1965, retrocessi con un punto in meno di chi? Provate ad indovinare. Prossimamente quella grande A scomparirà con tutto il ponte portando con sé i “fasti” di un’era arcaica terminata con l’avvento di Paolo Mantovani. Coppe e Scudetto hanno cambiato antropologicamente il tifoso doriano che “dopo” non poteva più ambire solamente alla permanenza nella massima serie. E pur in presenza di altre due retrocessioni non si è più gridato “Serie A! Serie A”! Ci mancherebbe! Eravamo cresciuti e non si poteva più tornare indietro. Ora stiamo vivendo, o almeno sembrerebbe dalle cronache dei giornali, un momento di transizione, alla fine del quale si potrebbero gettare le basi per una nuova storia. Il quadro in cui si stanno svolgendo le operazioni, per la verità, non mi sembra del tutto chiaro. Ma se mi è permesso sognare vorrei vedere il Doria con Presidente Vialli (e qui è del tutto possibile) rappresentante di Khalifa bin Zayed Al Nahyan sovrano di Abu Dhabi la cui ricchezza netta della famiglia è stimata in circa 150 miliardi di dollari. Si potrebbe, non solo rivincere lo scudetto, ma portare in bacheca la mitica Coppa dei Campioni. Sì voglio chiamarla come quella ingiustamente persa il 20 maggio 1992 nella funesta sera di Wembley. Ma questa è solo una visione onirica, un miraggio da LSD. Dobbiamo tenere i piedi per terra e, come ho già scritto, la proprietà nelle mani di un fondo non mi convince del tutto. Le esperienze in altri club italiani non mi sembra abbiano portato a particolari successi. E comunque noi tifosi, non avendo poteri in merito, dobbiamo solo aspettare sperando che la realtà prossima futura sia almeno, anche se di poco, superiore a questa. Non sarebbe male perché ci potrebbe portare a risultati superiori che, mi chiedo, perché dovrebbero essere chimere se vediamo che sono alla portata di società e squadre non sicuramente superiori alla nostra come Torino e Atalanta? O sto dicendo delle eresie? Come affermava quel personaggio polacco “Se mi sbaglio mi corriggerete”.
1 commento
Davvero molto bello, intenso e suggestivo questo viaggio nel tempo, complimenti…
Riguardo al nostro prossimo futuro, per quanto mi sforzi di essere ottimista, non riesco a rivedermi seduto al tavolo delle grandissime, sarei già SUPER FELICE di una Samp a dimensione Lazio degli ultimi anni, ossia un piazzamento pressochè costante nelle coppe europee e qualche Coppa Italia alzata al cielo…
L’ Atalanta per me è una meteora, sportivamente bella a vedersi, ma quando il Gasp se ne andrà sono convinto che torneranno immediatamente nella parte destra della classifica, più indecifrabile il futuro del Torino che ha comunque le potenzialità per ambìre ogni anno all’Europa..