Tripudio ungherese: la trasferta fantozziana si conclude in goleada. 6-1 è il punteggio tennistico con cui i blucerchiati hanno regolato i malcapitati del Sopron, vendicando sportivamente l’amaro calice di martedì scorso. Finalmente una Sampdoria pungente, velenosa in attacco, contro una squadra, si dirà, di mezze calzette ungheresi, per giunta declassate. Ma intanto il tabellino dice 6-1. Un Eder in grande spolvero sfrutta alla grande le imbeccate dei compagni: mette in mostra tutta la sua velocità siglando due reti di slancio nei primi 25 minuti di gioco e favorendo l’incornata di Sansone con un prezioso assist per il temporaneo 2-0.
Nel primo tempo, in cui la Samp si schiera con un nutrito numero di titolari – fatta eccezione per Gavazzi al posto di Regini acciaccato e Sansone per Gabbiadini a riposo – la differenza con i derelitti giocatori del Sopron è netta. Il Sopron è squadra nobile e decatuta. Ora milita in seconda divisione magiara, ma già all’apice della sua storia non doveva essere granché. E la partita non ha storia: a metà primo tempo il tabellino dice già 4-0 per i blucerchiati, grazie anche alla rete da opportunista del rapace Eramo.
Poi calma piatta, fino alla ripresa. Delio Rossi manifesta finalmente soddisfazione, dopo il colpo basso contro l’Haladàs. Stava forse meditando di attuare punizioni corporali per i suoi giocatori, ma sarà per un’altra volta: la squadra oggi funziona.
Nella ripresa arriva l’abituale tourbillon di cambi. Entra Nicola Pozzi e segna il 5 e il 6-0. Il punteggio è, come si suol dire, tennistico.
Resta solo lo spazio per la rete della bandiera del talentuoso Peto, un nome minaccioso: un giocatore che vorrei sempre al fantacalcio e a cui consegnerei, ad honorem, la maglia numero 10. Grande, grandissimo Peto, orgoglio di Sopron!
E alla fine arriva anche la lieta notizia della convocazione di De Silvestri in Nazionale per la prossima amichevole contro l’Argentina.
Che dire, tutto è bene quel che finisce bene, come suggeriva il Bardo. La trasferta ungherese, iniziata sotto il diluvio e i bollori di una terra inospitale, alla fine porta con sé buone notizie: si torna a Bogliasco con il giusto entusiasmo e la pancia piena di reti.