Daniele Pradé è ormai parte integrante della Sampdoria: avrà un ruolo di raccordo tra società e squadra, leggermente diverso da quello originariamente prospettato dagli insider (si era parlato dell’incarico di direttore generale, carica vacante in società dai tempi di Rinaldo Sagramola e dell’infausta trattativa con Ariedo Braida), che di fatto potrebbe limitare l’ampia autonomia finora concessa a Osti, soprattutto in sede di gestione del mercato.
Indubbiamente un bel colpo per Ferrero, considerata l’esperienza e l’acclarata competenza del dirigente romano.
Tracciamo quindi un profilo di Pradé: nato a Roma il 19 marzo 1967, cresciuto nel quartiere Aventino, ha iniziato la carriera dirigenziale in società minori del Centro Italia come Spes Olmi, Fano, Ferentino, Teramo e Frosinone. Entra nello staff della Roma nei primissimi anni Zero, in qualità di collaboratore dell’allora direttore generale Fabrizio Lucchesi. Negli anni ruggenti di Capello e Totti, Pradé fa gradualmente carriera in società, diventando prima assistente alla direzione sportiva e poi direttore sportivo dellì’area tecnica, dopo le dimissioni di Franco Baldini (2004/05). La prima mossa è quella di scegliere Luciano Spalletti come nuovo allenatore giallorosso; scelta azzeccata, considerando la lunga serie di secondi posti in campionato (3 consecutivi tra il 2005 e il 2008). Inoltre, Pradé riesce ad assecondare in toto la politica dell’autofinanziamento imposta dalla famiglia Sensi in quegli anni, non senza ottenere risultati tangibili,: bravo ad ingaggiare giocatori validi a basso costo (basti pensare a Doni, Taddei, Giuly o Simplicio), ottiene plusvalenze importanti anche dalle cessioni (Chivu, Mancini, Aquilani), anche se è costretto ad annoverare qualche bidone (Cicinho, Julio Baptista, Motta, Wilhelmsson, Sartor). La sua competenza non sembra essere nemmeno apprezzata dalla tifoseria giallorossa (che gli rifila il soprannome “Perdé”), vuoi per un carattere tutt’altro che esuberante, vuoi per i risultati ottenuti dalla squadra, ottimi e costanti (coronati da 2 coppe Italia e 1 supercoppa Italiana), ma frustranti (la squadra finisce sempre dietro all’Inter di Mancini e Mourinho, nel 2007 addirittura distanziata di 22 punti, nel 2008 e nel 2010 d’un soffio all’ultima giornata).
Il passaggio di proprietà della Roma dalla famiglia Sensi all’americano DiBenedetto sancisce la sua sostituzione con Walter Sabatini; Pradé lascerà la società nel giro di pochi mesi, per poi accasarsi alla Fiorentina dei Della Valle nel 2012, in sostituzione di Pantaleo Corvino. Rimarrà quattro stagioni a Firenze, affidando la guida tecnica prima a Montella (che aveva avuto modo di apprezzare alla Roma, sia come giocatore che nella brevissima parentesi da allenatore della prima squadra nel 2011) con risultati molto buoni: tre quarti ed un quinto posto, la presenza costante in Europa League, 102 vittorie su 200 gare ufficiali disputate (il 51%).
La Viola costruita dal dirigente romano sembrava un giusto mix di talenti vogliosi di rilancio (Borja Valero, Giuseppe Rossi, Mario Gomez, Astori), giovani dal sicuro avvenire (Cuadrado, Salah, Vecino, Ilicic, Tatarusanu) e campioni affermati in declino disposti a dare un contributo importante (Toni, Gilardino, Diamanti, Ambrosini), senza considerare il lancio di interessanti giovani del vivaio come Bernardeschi. Nemmeno a Firenze mancano le plusvalenze importanti: basti pensare a Nastasic, venduto al City per 24 milioni più Savic, a Jovetic e Ljiajic (sempre al City), per non parlare di Cuadrado (sbolognato al Chelsea in cambio di 30 milioni più il prestito di Salah).
Nel maggio scorso, Pradé decide di non rinnovare il contratto con la Fiorentina, lasciando il posto a colui che aveva sostituito, ossia Corvino. Lascia comunque un ottimo ricordo di sé a tifosi e dirigenza. Il suo nome era stato subito accostato alla Samp, a quanto sembra, fortemente richiesto da un Montella fresco di conferma, ma il repentino passaggio al Milan dell’Aeroplanino aveva di fatto interrotto la trattativa. In estate, il suo nome era stato accostato anche ad Udinese e Milan, ma le trattative non hanno portato a nulla di concreto, vista anche la confusa situazione societaria dei rossoneri.
Ma era solo questione di tempo: Pradè arriva finalmente a Genova. Il bocca al lupo dunque al nuovo dirigente blucerchiato
2 commenti
In bocca al lupo, Pradè, sperando di fare gli stessi risultati con Roma e Fiorentina !
Io non so se la Fiorentina è mai andata in Europa per quattro stagioni consecutive, a mio parere è un mezzo miracolo!
E’ la dimostrazione del buon lavoro fatto da Pradè, persona che mi dà l’impressione di serietà e competenza, sono soddisfatto!