Il rigore di Pellè fa discutere. Pubblichiamo due punti di vista diversi sul giocatore ex Samp.
A poche ore dalla bruciante sconfitta ai rigori contro la Germania, parlare di Nazionale significa parlare di Sampdoria. Il perché è evidente. Fin dall’inizio dell’Europeo, il Ct Conte ha puntato con decisione sulla coppia gol della Sampdoria annus domini 2011/2012: Eder-Pellé. D’accordo, quell’anno il numero 9 titolare era il grande, l’inarrivabile, il cuore palpitante blucerchiato Nick Pozzi, ma non roviniamo il giochino. Se no salta tutto.
Ebbene, nel giro di quattro anni è successo di tutto. Il tramonto anagrafico dei grandi centravanti azzurri ha portato nel giro della Nazionale un giocatore che di quella Sampdoria è stato un Carneade o poco più: quel Graziano Pellè, classico fromboliere tutto fisico e stop di petto, che durante la gestione Iachini si è fatto ricordare più per l’espulsione di Castellammare di Stabia che per i quattro gol, tutti più decisivi per i tre punti che di bella fattura, segnati contro Cittadella e Nocerina.
Il giorno del suo sbarco a Bogliasco me lo ricordo bene. Era l’1 febbraio 2012. Qualche giorno prima eravamo venuti al “Mugnaini” per seguire l’allenamento, ma la squadra era già partita per la trasferta di Gubbio. Il mio amico Paolo aveva sentenziato: “Perchè Rispoli è rimasto a casa?” – “Che cazzo dici Paul?” – “Come che cazzo dico? Guardate!”. Vicino al bar c’era una ruspa parcheggiata. Umorismo semplice ma efficace. E comunque, nel piazzale vediamo arrivare questo lungagnone con i capelli impomatati, vestito da divo. Lo avviciniamo e gli chiediamo di onorare la maglia. E basta. Lui lo ha fatto. Bello come il sole e alto come una montagna, Pellè passa da tronista pur non essendolo. Silenzioso e concreto, nella vita di tutti i giorni come sul campo.
Almeno fino al 2 luglio 2016. Quando nella partita più importante della sua carriera si presenta sul dischetto di fronte a Neuer, più libero che portiere. Diciamo un Beckenbauer con i guanti. E Pellè, con gli occhi del mondo addosso (e della sua fidanzata Viktoria Varga, che proprio schifo non fa), pensa bene di avvicinarsi al punto di battuta irridendo Neuer. “Occhio che ti faccio il cucchiaio”, sembra voler dire muovendo la mano. Il portierone biondo, che a differenza del Pozzetto del “Ragazzo di campagna” la faccia da pirla non ce l’ha, non fa una piega. Lui che di pieghe non ne ha, a differenza dell’acconciatura ingellata di Graziano. Che sul più bello, lui che è stato acclamato come il calciatore più bello dell’Europeo, tira una ciofeca. Una ciabattata.
“Vergognati!” – “Cacciatelo dalla Nazionale!” – “Via questo scarpone arrogante”. Come sempre in questi casi, parte la caccia all’uomo. Facile prendersela con questo salentino insolente. Mi immagino come sarebbe andata se il pallone fosse entrato. Sarebbe stato un fiorire di peana per il centravanti venuto dal Salento che ha irriso il popolo tedesco, i “nazisti di merda” e la loro spocchia. Pellè è un esempio per tutti. Dimenticato dal suo Paese, ha girato mezza Europa per far vedere il suo valore. Ovunque ha lasciato un bel ricordo, in Olanda come in Inghilterra. E anche a Genova. Dato che tra tifosi sampdoriani si dice sempre: “La partita della svolta? Quella contro la Juve Stabia. Sì il gol di Icardi…Ma senza l’espulsione di Pellè avrebbe segnato? Credo di no”.
Ecco perchè difendiamo gli stop di petto e la sfrontatezza di Graziano. E le sue spalle larghe. Che anche questa volta reggeranno il peso degli insulti dell’Italia che lo aveva abbandonato, prima di riadottarlo e riscaricarlo come una cassetta di frutta andata a male. Graziano Pellè uno di noi!
Roberto Bordi