Alcuni giorni fa, la Procura della Repubblica di Busto Arsizio ha accolto la richiesta di patteggiamento avanzata dai legali di Massimo Ferrero riguardo alla vicenda legata al fallimento della compagnia aerea Livingston. Il presidente blucerchiato se la caverà quindi con una condanna di 1 anno e 10 mesi, riconosciute le attenuanti generiche ed un ruolo sostanzialmente marginale nella vicenda (un crac da circa 40 milioni di euro), ed un risarcimento di circa 850mila euro al Ministero dello Sviluppo Economico, da versare subito in unica soluzione.
Ferrero non potrà però usufruire della condizionale, avendo subìto una condanna penale in gioventù (per reati di natura non finanziaria). Dovrebbe quindi solamente scontare un periodo di affidamento ai servizi sociali, senza ulteriori pene accessorie, che avrebbero comportato la decadenza automatica dall’incarico di presidente della Sampdoria.
Soddisfazione per il verdetto è stata espressa dai legali dell’imputato, molta meno da parte degli ex dipendenti della compagnia, che, comprensibilmente, chiedevano una pena più severa. Salvo ricorsi ed appelli, quindi, non dovrebbe più pendere la spada di Damocle che gravava sull’imprenditore romano già dal giorno della sorprendente conferenza stampa in cui Garrone gli consegnò lo scettro del reame blucerchiato.
Ferrero, infatti, era stato rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta. Stando a quanto emerso dalle indagini, infatti, Ferrero avrebbe distratto dal patrimonio della società una cifra piuttosto alta (tra 41 e 44 milioni di euro).
A suo tempo, Ferrero si difese dicendo di aver preso una sòla: “Volevo valorizzare Livingston, farla crescere, salvarla. Aveva ragione mio padre, ognuno deve fà il mestiere suo, deve fa’ li cazzi sua. E io con gli aerei so stato proprio uno scemo È una storia che vorrei dimenticare, ho passato solo guai” disse nell’intervista concessa nel 2011 a Malcolm Pagani del Fatto Quotidiano.
IL PASSATO DI FERRERO
Ma qualche ombra ci fu anche nel “mestiere suo”, ossia quello di produttore ed esercente cinematografico, ruolo in cui è attivo da più di quarant’anni (ed indipendente da quasi una ventina) dopo una gavetta iniziata sin da ragazzino.
Le sue produzioni indipendenti non andarono infatti granché bene (chi si ricorda di Commedia Sexy, Tutte le donne della mia vita o di Ma l’amore sì!, interpretato da “Sconsolata” Anna Maria Barbera?) e l’attività di esercente subì in passato qualche battuta d’arresto.
Nel settembre 2013 ll Gruppo Mediaport Cinema acquistò, dopo quattro anni di trattativa con i liquidatori e il versamento di circa 64 milioni di euro, le sale del circuito cinematografico del Gruppo Cecchi Gori. Ai tempi il Gruppo promise ammodernamenti e riqualificazioni per le ormai vetuste sale tra cui figura lo storico cinema Adriano, ma finora non si è visto nulla.
Anzi, ancora prima di perfezionare definitivamente l’acquisto, il gruppo di Ferrero – che aveva ricevuto dal liquidatore il mandato di gestirle – aveva chiuso alcune sale della capitale, tra cui la Sala Troisi (a due passi dal Nuovo Sacher di Nanni Moretti), lasciando a casa alcuni dipendenti.
Rovistando nel passato, si scopre che nemmeno la prima esperienza imprenditoriale a Genova si concluse in modo felice. Il Gruppo Mediaport in origine deteneva 9 multisale ubicate in tutta Italia, tra cui il Cineplex Porto Antico. Ferrero acquisì il gruppo nel novembre 2008 da Cinecittà Holding. Ai tempi, la stessa holding affermava ufficialmente che la società impegnata nell’acquisto, la Farvem Real Estate appartenente alla holding di Ferrero, disponeva di garanzie sufficienti per l’acquisto. Ferrero s’impegnò a rilanciare il circuito (già in profonda crisi) e a non procedere per 3 anni a licenziamenti collettivi, ma nel giro di un anno le multisale passarono da 9 a 5, a causa di azioni legali (per non parlare di sfratti) da parte dei proprietari degli immobili. Il gruppo, infatti, non era proprietario dei muri delle sale. Successe all’incirca la stessa cosa a Genova: nell’aprile 2010 il Cineplex interruppe improvvisamente l’attività a causa del mancato pagamento dell’affitto alla Porto Antico Spa, proprietaria dei locali; la struttura fu riconsegnata alla Porto Antico dopo un paio di mesi e, dopo diversi mesi di inattività, la gestione delle sale passò al circuito The Space, che tuttora le gestisce.
Ma la domanda che tutti si pongono è sempre la stessa: quanti soldi ha Ferrero?
Le notizie sulle risorse di Ferrero sono apparse all’inizio piuttosto nebulose. La Vici Srl, la società che ha acquistato la Sampdoria nel giugno 2014, è stata costituita il 30 settembre 2013 a Roma e iscritta al registro delle imprese dal 17 ottobre successivo, è guidata dall’Amministratore Unico Vanessa Ferrero, figlia del Viperetta. Il patrimonio netto sarebbe di circa 9 milioni di euro e il capitale sociale di appena centomila, sottoscritto interamente dalla CGCS, altra società del gruppo. Questa specie di matrioska non contribuisce certamente a chiarire il quadro, ma questo sistema a scatole cinesi è comunemente usato da molti gruppi imprenditoriali nostrani. Il patrimonio immobiliare della Vici sarebbe costituito da 9 sale cinematografiche, concentrate in gran parte a Roma, e il valore dell’azienda, citando l’atto costitutivo, ammonterebbe ad 8.730.000 euro. Un po’ poco? In effetti sembrerebbe di sì, ma bisogna tenere conto del fatto che al valore reale delle sale (che si aggirerebbe sui 100 milioni) bisogna sottrarre il debito contratto per acquistarle.
Sulle sale, infatti, gravano ipoteche volontarie e giudiziali da capogiro: 70 milioni quella volontaria e 75 milioni quelle giudiziali, entrambe a favore di Banca di Roma. Il fatturato nel 2013 non sarebbe granché (cifre ben al di sotto di mezzo milione di euro) ma bisogna tener conto che la società è stata operativa solo negli ultimi tre mesi dell’anno.
A questo bisogna aggiungere, poi, lo sfruttamento delle disponibilità dell’azienda di famiglia dell’ex moglie Laura Sini, specializzata nella produzione e nell’esportazione di formaggi (pregevoli caciotte), in particolare negli Stati Uniti. A tal proposito, è storia recente la querelle a suon di denunce (da parte della Sini per minacce e truffa, legata alla falsificazione di firme apposte su una doppia fideiussione a favore di società del gruppo) e controdenunce (da parte di Ferrero, per calunnia).
LA SITUAZIONE ATTUALE, TRA VOCI DI FIDEJUSSIONI E CORDATE
Secondo le indiscrezioni uscite all’indomani della repentina cessione, Ferrero aveva versato nelle casse blucerchiate 14 milioni (poi smentiti) che, sommati ai 30 versati da Garrone, avrebbero ridotto drasticamente l’esposizione con le banche da parte della società (da 60 milioni di indebitamento si sarebbe passati a 16). Successivamente emerse che i Garrone-Mondini avevano versato effettivamente 62 milioni di euro nelle casse blucerchiate per ripianare le pendenze accumulate negli ultimi anni, “regalando” a Ferrero le quote azionarie.
I precedenti proprietari, inoltre, avrebbero mantenuto fino a poco tempo fa alcune fidejussioni bancarie a garanzia dei diritti televisivi; inoltre, a leggere il bilancio semestrale della società al 30 giugno 2015, Garrone avrebbe versato altri 7 milioni di indennizzo alla Samp, sotto la voce “altri proventi straordinari”, a titolo di risarcimento per alcune necessarie correzioni contabili (si dice, a copertura di sopravvenuti debiti e di mancate entrate dovute all’assenza di un main sponsor). La “benzina” di Garrone dovrebbe però essere finita e, anche se la Samp dovrebbe chiudere il bilancio al 31 dicembre 2015 con un rosso leggero (2 milioni di euro, secondo i beninformati), gli animi non sono esattamente tranquilli, non solo per i risultati sportivi al di sotto delle aspettative (per usare un eufemismo visto che ad inizio stagione non era previsto rimanere invischiati nella lotta per non retrocedere).
La spending review annunciata due anni fa avrebbe dato qualche risultato positivo, ma non abbastanza; per poter far fronte agli investimenti promessi (leggasi anche la ristrutturazione di Bogliasco) occorre maggiore liquidità che, in assenza di contributi esterni, si traduce perlopiù in plusvalenze derivate da cessioni di giocatori (Eder, Zukanovic, Regini, tanto per limitarci al mercato di riparazione appena terminato), rimpiazzati da altri in prestito (in molti casi, senza diritto di riscatto).
Autogestione, questo è il termine che dovremo abituarci a sentire nei prossimi anni, con investimenti sui giovani che dovranno garantirci delle plusvalenze significative. Ma se non si ha un clamoroso milionario alle spalle, è la sorte che tocca anche alle altre squadre.
L’indiscutibile fiuto di Pecini per i giovani talenti europei, ovviamente, potrà essere monetizzabile nel giro di qualche anno, non subito. Come dimostra il caso Pereira, la cui presunta offerta mirabolante del Leicester di 11 milioni di euro, ad oggi resta in stand by.
Si è tornato anche a parlare di una cessione della società in tempi brevi: da mesi, come sappiamo, si parla insistentemente di Gabriele Volpi, patron dello Spezia. Nello scorso autunno il petroliere rivierasco avrebbe offerto a Ferrero 20 milioni di euro tramite Briatore, ma il viperetta avrebbe rilanciato con una richiesta decisamente più alta. Dopo qualche mese di oblio, è riemerso il nome di Volpi: acquisterebbe la Samp a fine stagione e, secondo altre voci, potrebbero rientrare nell’operazione anche il patron dell’Entella Antonio Gozzi – chiavarese e dorianissimo, recentemente entrato nel consiglio d’amministrazione della Pro Recco di Volpi – e addirittura Beppe Marotta.
Solo voci? Chissà. La speranza di tutti, ovviamente, è mantenere una solidità di gestione e che non emergano ulteriori voci o accuse gravanti sul presidente Viperetta, che finora, tra cambi e cessioni, dal punto di vista calcistico ha fatto anche abbastanza bene. E’ indubbia la voglia di fare del presidente e, nonostante l’annata difficile, stiamo vedendo comunque buoni giocatori e un allenatore di qualità indossare i colori blucerchiati.
Per il presente, intanto, ci aspettiamo una salvezza tranquilla. E la rosa sembra potercela garantire.
11 commenti
Articolo impeccabile, nulla da ggiungere…:D
Sopratutto leggendolo adesso,Ghirardi l’ha descritto per bene
Non ne hai azzeccata una , ignoranza sotto tutti i punti di vista , leggi informati e poi puoi parlare di società di calcio , la chicca di Ghirardii e il Parma , la sfrenata difesa del tossico viperetta .
Se pensi che il bilancio si giudica in base hai risultati ti manca l
Anzi si… nella conferenza stampa c’era già tutto, anche se l’attenzione è stata messa solo sul folklore…. vabbè. Sulla Portman, infine, non che ce ne freghi molto, ma Ferrero si è accaparrato i diritti italiani di A tale of Love and Darkness, ultimo film della bella Natalie.
De laurentiis è più furbo di tutti., Riesce anche a guadagnare con una politica di investimento. Non chiedo che ferrero arrivi a tanto, ma se riesce ad avvicinarsi al suo collega aurelio ci sarà da divertirsi. Speriamo!
Il disegno nella mente di Ferrero mi pare proprio questo, ed è l’unico praticabile, visto che non ci sono sceicchi o russi in società con disponibilità illimitate: guadagnare portando in attivo la società e reinvestire, lo ha detto chiaramente. Se poi ci riesca o meno, e quanto questo si accordi con i risultati sportivi, è tutto da vedere, ovvio.
Ammirevole ottimismo e una buona dose di prosciutto sugli occhi.
Si è vista la fine che ha fatto Ghirardi, eravate molto aggiornati e scrivevate con cognizione di causa. FAIL.! 🙂
Non conoscete Ghirardi…non è vero che dietro ha solo la leonessa s.p.a….ricordate la scalata alla Telecom dalla banda Gnutti? Ecco…dietro c’era anche lo zio del Ghirardi tal Pasotti…imprenditore proprietario dell’allora F.A.D ora gkn multinazionale. ..vendette l’azienda x 350miliardi del vecchio conio investendo in Telecom ! Ora dietro al Ghirardi c’è lui…zio senza figli con un unico nipote…Tommaso Ghirardi ! Se Buon sangue non mente…
Bella figura di merda!!
Si ricordi presidente Ferrero le parole che disse eder meno male che vado al’inter cosi sto mese prendete lo stipendio.lo lasci li .