Doccia fredda per i sostenitori del nuovo Stadio alla Fiera. Il nuovo orientamento del Comune non sarebbe più quello di ricostruire ex novo un’area ormai praticamente in disuso, bensì quello di ristrutturare l’esistente, modernizzando le strutture presenti. Il Palasport non verrebbe demolito, ma rinnovato all’insegna della tradizione: non solo tornerebbe ad ospitare eventi sportivi, ma anche esercizi commerciali (si parla di Decathlon) o catene di palestre (Virgin Active), in modo da creare una specie di “area” cittadina dedicata allo sport. Il Padiglione C dovrebbe essere ripensato in modo da diventare un polo dedicato a commercio ed artigianato, mentre i padiglioni B e D rimarrebbero gestiti dall’Ente Fiera.
Tali indiscrezioni sono emerse dall’atto preliminare di vendita tra la Fiera e la Spim, la società che gestisce gli immobili di proprietà del comune di Genova. Entro la fine del mese, Spim verserà alla Fiera una cifra che si aggirerebbe sui 18-20 milioni di euro. In questo modo, la Fiera troverebbe il modo per chiudere il bilancio 2013 in pareggio e Spim potrebbe mettersi subito al lavoro per cercare acquirenti interessati all’acquisto delle ex aree fieristiche.
Un brutto colpo per le ambizioni della società? Sembrerebbe di sì: la ripartizione prospettata delle aree della Fiera non permetterebbe di sviluppare un progetto ad ampio respiro come quello garronico.
Ma Garrone non molla: la Gazzetta dello Sport riferisce che la società intende puntare con decisione alla costruzione di uno stadio di proprietà; nei giorni scorsi era stato reso noto il nome della società che dovrà elaborare lo studio di produttività del progetto, ossia quali e quanti introiti potrebbe generare lo stadio per la società.
Per la valutazione di costi e ricavi, Garrone si affida alla Repucom, società americana leader nella ricerca e sviluppo legata al marketing sportivo. Tra i clienti di Repucom figurano grandi società della Premier League quali Arsenal e Liverpool.
A differenza dello studio di fattibilità, lo studio di produttività non è vincolato al luogo di realizzazione dell’opera: vale a dire che l’analisi rimarrebbe valida anche nel caso in cui l’area di realizzazione dell’opera fosse diversa dalla Fiera. Lo studio dovrebbe essere presentato alla società tra poco più di un mese, ossia a fine aprile. In ogni caso, prima di intraprendere azioni esecutive in qualunque direzione, il presidente sta seguendo l’evolversi della discussione parlamentare sulla nuova legge sugli stadi, proposta dal governo Letta qualche mese fa. L’arrivo di Renzi ha inevitabilmente rallentato i tempi, anche se il presidente del Coni Malagò, da sempre favorevole alla realizzazione di nuovi e moderni impianti, starebbe facendo pressioni su Palazzo Chigi per arrivare ad una legge in tempi rapidi.
Sul problema, è intervenuto anche l’ex vice-ministro Stefano Fassina: la Legge di Stabilità (ex Finanziaria) approvata a dicembre prevedeva una norma volta a semplificare le procedure di ristrutturazione e costruzione degli impianti sportivi, individuando anche 30 milioni di euro di risorse a disposizione delle società, quantomeno per gli interventi più urgenti. La norma, però, deve essere ancora attuata, anche perché le risorse pubbliche sono poche e andrebbero integrate con capitali provenienti da imprenditori privati.
Al di là della situazione politica, comunque, il progetto di Garrone sta ricevendo comunque il plauso degli esperti del settore (tra cui l’architetto Gino Zavanella, già nello staff che ha progettato lo Juventus Stadium, intervenuto il 20 marzo in un convegno organizzato dal Collegio dei Geometri di Genova), che effettivamente considerano fruttiferi a medio-lungo termine gli investimenti su uno stadio di proprietà, sia dal punto di vista degli incassi (Garrone parla di un aumento del 15-20% e la percentuale non sembra così irrealistica), sia dal punto di vista dell’indotto (ossia attività commerciali collegate e iniziative di marketing e merchandising sul modello della Premier League); considerando che, dal 2015, ci sarà un netto calo degli introiti dei diritti televisivi, causato anche dalla perdita d’interesse globale per la Serie A, l’idea appare assennata e, per certi versi, necessaria..
Per di più, un progetto del genere potrebbe offrire notevoli benefici alla collettività: non solo permetterebbe alle istituzioni di sgravarsi da oneri gestionali non irrilevanti, ma offrirebbe alla cittadinanza nuovi servizi, nonché la possibilità di creare un nuovo luogo di socialità e condivisione permanente. Per non parlare delle ripercussioni positive dal punto di vista occupazionale: si stima che la progettazione dell’opera possa creare un numero di posti di lavoro oscillante tra le 25 e le 50 persone, mentre la costruzione potrebbe crearne almeno un centinaio.
1 commento
Quello che non ho mai capito è se i Garrone intendano pagare per le aree di volta in volta interessate dai progetti o se aspettino di averle in concessione.