Roberto C., decano del tifo blucerchiato, critico aspramente il livello tecnico dell’ultima edizione dei Mondiale. Ecco le sue riflessioni da “storico” del pallone:
Il campionato del mondo è finito e per un’analisi critica dovrei fare un copia e incolla con un articolo scritto un paio di anni fa. Ma non sarebbe un’operazione filologicamente corretta. Il fatto è che, purtroppo, le cose si ripetono con pedissequa e costante monotonia. E allora, riassumendo il vecchio concetto, bisogna dire che la qualità del gioco del calcio è assai diminuita. La Francia ha vinto la finale dopo un primo tempo assai modesto con due reti “trovate” e senza un gioco particolarmente efficace e distintivo per una squadra che ambisce al maggior titolo. Poi le cose sono andate in discesa e si è vista qualche giocata di un certo rilievo, ma non è abbastanza per classificarla come “grande”, inteso come valore assoluto riflesso nel tempo. Almeno, così io la penso, e affermo che il traguardo è stato raggiunto per l’insipienza delle massime candidate al titolo che viceversa si sono dimostrate ben poca cosa. Germania, Spagna, Argentina, Brasile…..Già, i “giallo oro”. Un tempo, ai mondiali, si aspettava con un’attesa spasmodica la loro discesa in campo. Ed era sempre una magia vedere una squadra che “ricamava” sul tappeto verde. Trame come……trine, il merletto del calcio. Fatemelo ripetere, almeno il quintetto d’attacco più magico di tutti i tempi. Garrincha, Didì, Vavà, Pelè, Zagalo. C’è qualcosa di simile nella nostra epoca? Sì, va bene, Mbappè è bravo, specie per l’età, è veloce, e anche altro, ma volete mettere le giocate di o’rey(Edson Arantes do nascimento, l’unico “o’rey, non scherziamo) al campionato del mondo in Svezia (1958) e la rapidità nel gesto unita ad un dribbling ubriacante di Manoel Dos Santos (Garrincha)? Lo stesso Brasile che perse con l’Italia per pura dabbenaggine (1982) era una formazione di marziani. Qualche nome? Cerezo(lui, sì..) Junior, Zico, Socrates, Falcao….Mi vengono i brividi al solo pensare che questo insieme “meravigliao” di atleti non abbia vinto il Titolo. Avevano più fuoriclasse le formazioni “carioca” di questi tornei (1958-1962, un nome per tutti Amarido, 1982) che l’insieme di 32 squadre di questo campionato russo. Viviamo un’epoca di “understatement”, a tutti i livelli, e dobbiamo farcene una ragione. Per questo, a volte, mi piace vivere nei ricordi. Dice, non è mai esistita l’età dell’oro. Non ne sono proprio sicuro. Prendiamo l’Italia del 1970 in Messico e facciamo un confronto con le ultime formazioni azzurre. Assai stridente. Per non parlare di una delle più grandi squadre di tutti i tempi, l’Ungheria, la squadra d’oro” come veniva chiamata, con fenomeni come Puskas, Grosics, Hidegkuti, Czibor e Kocsis. Furono sconfitti in finale dalla Germania (3-2, il match detto “Il miracolo di Berna”- 1956) dopo essere stati in vantaggio per 2 reti a zero. Non ci fu mai la conferma ufficiale ma è opinione comune che i tedeschi fecero uso massiccio di amfetamine, si parlò allora di “pratiche dopanti” al punto che, a distanza di pochi mesi dalla partita, quasi tutti i giocatori “alemanni” furono colpiti da epatite. Un caso? Purtroppo non esisteva ancora l’antidoping. Certo la modernità, con le sue scoperte scientifiche, ha molto aiutato nelle decisioni controverse. Con il VAR, dalle origini, sarebbero cambiati molti verdetti. Intanto l’Inghilterra probabilmente non avrebbe vinto il titolo nel 1966 perché non sarebbe stato assegnato il vantaggio del 3-2, il famoso “gol fantasma” di Geoff Hurst. E la stessa Argentina sarebbe arrivata alla finale di Città del Messico (1986) senza la famosa “Mano de Dios” di Maradona?
Infine, un accenno al campionato prossimo. Che probabilmente diventerà come la Ligue 1 francese che paradossalmente vanta la nazionale campione del mondo ma un torneo non certo di adeguato livello e con una squadra, il PSG, che sistematicamente uccide fin dall’inizio le speranze altrui. Sarà lo stesso con la Juve di CR7? E’ assai probabile. Pur se il Napoli può vantare la presenza in panchina di Carletto Ancelotti. Ma l’allenatore, si sa, non scende in campo. E comunque verranno ancora frustrate le ambizioni delle altre “presunte” grandi, specie le milanesi ormai scese dai piedistalli di un passato che sembra lontanissimo. E dunque va bene anche per noi. Se tutte le squadre si sono ridimensionate possiamo ben accettare ciò che verrà sapendo bene che in questo quadro finanziario-societario non si possono fare programmi a lungo termine. E’ pure vietato (che peccato, però) affezionarsi ad un giocatore perché se è bravo necessariamente ed inevitabilmente se andrà. Nel momento in cui scrivo la Samp è ancora un cantiere. Sono partiti nomi forti (Torreira, Zapata ecc..), ne sono arrivati altri promettenti (e prossime plusvalenze?). Con quali sentimenti ci si approssima all’inserimento nella nuova avventura? Percepisco una sorta di distacco formale riguardo all’interesse per uno “spogliatoio” che è ormai diventato, ahimè, un’entità puramente astratta. Manca la passione per l’ “uomo”, rimangono indistruttibili impulsi, slanci e sentimenti che nutriamo verso l’amata, cara e prediletta Sampdoria, ancella spirituale della nostra vita in blucerchiato.
2 commenti
Dov’è finita la qualità? Di sicuro non in Italia.
Il campionato è di livello basso, Juve che vince mi pare gli ultimi 7 scudi (o perso il conto ormai…) qualcuno per la Champions, e gli altri nel mucchio, cmq temo che quest anno ci sia da soffrire senza Zapata e Torreira, spero di sbagliarmi.
D’accordo solo in parte, paragonare epoche diverse per me ha poco senso…
Vero che la qualità dei calciatori complessivamente si è probabilmente abbassata, ma non trascuriamo il fatto che è però cresciuta, e di molto, la velocità con la quale si gioca!
Avete presente il gol che sigla Tardelli nella finale contro la Germania?
Fanno una serie di passaggi all’altezza del limite dell’area che è assolutamente impensabile al giorno d’oggi!
Stesso discorso per i chilometri che percorrono i giocatori, ora anche il centravanti ne percorre quasi una decina, anni fa erano molti di meno…
Molta colpa secondo me anche degli allenatori che prediligono non di rado gli aspetti fisici e tattici a quelli tecnici, anni fa il tanto decantato Ancelotti fece partire un certo Zola perchè non rientrava nei suoi moduli di gioco…