“A Genova c’ è una sola chiesa, ed è blucerchiata”. E’ il grande Sinisa che lo ribadisce, intervistato dalla Gazzetta dello Sport prima della partita con l’Inter.
Molte cose girano male per i colori blucerchiati. Il Bologna muove la classifica, il Catania e il Chievo hanno due partite alla loro portata, è possibile che facciano punti. E noi potremmo vedere il peggio nelle prossime ore: arrivare alla 13 giornata ed essere ultimi o quasi, perché con l’Inter sarà dura.
Ma una delle poche consolazioni in questi tempi malandati è che abbiamo finalmente un allenatore, un uomo carismatico capace di esaltare la tifoseria come da tempo non si vedeva da questa parti. Un vero sampdoriano, che cita Gandhi a Kierkegaard (incredibile a dirsi per un uomo di calcio) e le sue esternazioni sono sempre coerenti, sempre efficaci. Sinisa siamo dalla tua parte. Per una volta Garrone avrà fatto una scelta giusta? Una scelta di cuore, con un minimo di passione?
Finalmente sì.
Ma aspettiamo il mercato di gennaio per vedere se il nostro oculato, parsimonioso presidente seguirà i dettami di Sinisa e dell suo staff. Intanto, con l’Inter sarà una partita difficilissima. Da Bogliasco arriva la notizia che Pozzi si è preso la febbre.
Santo cielo, Nick, quando non fratturi le tue giunture di cristallo ti prendi il raffreddore? E’ probabile, allora, l’impiego di Pietàgna-Petagna, culoso giocatore con l’effigie da idraulico, pachidermico peso massimo dell’attacco… orsù, Garrone, orienta la bussola. E’ chiaro che dobbiamo comprare un attaccante.
Ma intanto, in tempi avari per i nostri colori, godiamoci almeno Sinisa e i suoi fuochi sacri: questi i passaggi più salienti dell’intervista al nuovo condottiero blucerchiato.
Dopo Samp-Lazio: “La rabbia per il pari al 94′ è stata tanta. In campo ho sorriso, ma dentro avevo un vulcano in eruzione… Ma è anche per sentire quel vulcano che alleno. Per quella adrenalina. Per un gol a 10 secondi dalla fine. Stavolta l’ho subito, la prossima spero lo segni la mia squadra, anche se a me certe botte di culo non capitano mai… Non mi ricordo partite recuperate o vinte sul filo di lana, rubacchiate. Mi sono sudato ogni maledetto punto. Ma va bene così, c’è più gusto. Sono abituato a lottare e non cerco scuse: prima o poi troverò la strada…».
Poi è la volta del riferimento al filosofo Kierkegaard: «Prima voglio salvare la Sampdoria, poi spero che torni tra le grandi, dove merita. Ma ci vuole tempo, a me basterebbe anche solo gettare le basi. Come l’eroe di Kierkegaard. Sosteneva che un eroe è tale non per il risultato finale, che conoscerà solo quando tutto è passato, ma perché è stato lui a iniziare l’impresa. Con la Serbia ho gettato le basi di futuri successi. Vorrei fare lo stesso alla Samp».
E infine, tornando indietro all’infausto derby di inizio stagione: «All’andata la Samp non ha perso solo la partita, ma anche la faccia. La chiesa non è stata spostata, è stata rasa al suolo. Spetta a noi ricostruirla, là dove è sempre stata. Perché a Genova c’è una chiesa sola ed è blucerchiata»
1 commento
Ma come sarà l’eroe di Kierkegaard/Mihajlovic? Religioso(Abramo), tragico (Agamennone) o estetico(Don Giovanni)? Si spera dongiovannesco, nel gioco, ma con tanti punti!