Toc, toc, è permesso? Vorrei entrare nello spazio delle “Memorie blucerchiate” senza recare alcun ricordo che riguardi avvenimenti legati alla Samp.
Lo spunto per questo intervento in realtà è legato al calcio e con la notizia mi ha portato ancora una volta il ricordo di un passato lontano quando la vita era diversa, non dico necessariamente migliore, ma diversa sì. Quella nella quale, per raggiungere gli obiettivi, non era necessario correre sempre e gli psicanalisti erano figure sconosciute alla maggior parte della popolazione.
Quella in cui la nostra sanità era la migliore del mondo e la globalizzazione ancora non aveva ridotto i lavoratori a semplici appendici di un sistema in cui fondamentale importanza hanno le multinazionali la cui politica primaria riguarda unicamente il perseguimento del profitto attraverso l’attività dei vari A.D. il cui unico scopo è quello di tutelare i propri azionisti e se stessi, ovviamente. Ho l’impressione che “dopo” si dovrà tornare alla ricerca di antiche posizioni se non vorremmo vedere la catastrofe del mondo occidentale. Perché è questo il punto: il nostro sistema, così com’è, non può più reggere, e il monito che porta, con la sua scia di morte, il coronavirus , è proprio un richiamo ad una necessaria e improcrastinabile svolta.
Non si potrà più seguire pedissequamente questo andazzo. Tanto a livello nazionale quanto a quello mondiale. Vedete, la prima cosa da fare sarebbe quella di iniettarsi tutti un vaccino che ci renda più giusti, partecipi, onesti e meno individualisti. Un immunizzante che allontani per sempre ogni moto egoistico e ci faccia vedere la realtà del pianeta come qualcosa che interessi tutti perché di essa tutti siamo parte integrante. E ci doni, per quando sbagliamo, quella speciale qualità che si chiama autocritica. Come accade ora, per me, in questo momento, dopo aver letto un mirabile articolo scritto dal Direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, il cui mio giudizio è passato dall’ammirazione, seguendolo diverse volte in teatro e conferenze varie, per poi detestarlo negli ultimi anni per la sua nuova visione politica che non condividevo. Ma ora, perdiana (mi piace questo antico vocabolo), dà l’annuncio di come dovrà essere “dopo” il nostro paese. Lo voglio citare perché le sue sono parole non abituali nel florilegio di scritti che rimbalzano da un giornale all’altro e che alla lunga sanno tanto di ripetitivo. L’incipit è decisamente tranchant : “Quando tutto sarà finito, si spera che nessuno voglia ‘tornare alla normalità’. Perché prima non eravamo mica normali. Anzi”. Già da subito si respira aria di procella (bello anche questo…). E di seguito: “Normalità vuol dire mettere in salvo la sanità pubblica, cioè la nostra salute, levandola alle Regioni…..normalità è stabilire che la sanità privata se la pagano i privati con i loro soldi : tutta. Ciascuno è liberissimo di costruirsi una clinica e di ospitarvi chi se la può permettere, ma deve sapere che non avrà un euro dallo Stato…….Normalità, se proprio non vogliamo abolire le Regioni, è dare almeno al governo più poteri ordinari per commissionarle appena è necessario…Normalità è pagare le tasse e stangare senza pietà chi non le paga…Normalità è costruire nuove carceri, per ospitare in condizioni sicure e dignitose chi deve andarci e restarci, e finirla con la lagna dell’indulto&amnistia (termini pressoché ignoti all’estero) a ogni rivolta o emergenza…Normalità è fare tesoro di queste settimane di arresti domiciliari e coprifuoco che ci hanno insegnato a valorizzare l’essenziale e a tagliare il superfluo…Normalità è alzare gli occhi dallo smartphone e guardare in faccia gli altri (che cominciano a mancarci proprio ora che ci mancano).Darsi appuntamento per vedersi di persona…fare cose insieme anziché inseguirsi con messaggi vocali senza mai trovarsi…Normalità è smetterla di affollare i divani e i centri commerciali e correre in musei, teatri, cinema, concerti, librerie, siti artistici e archeologici, ora che la loro mancanza ce li fa sentire vitali ed essenziali come mai prima…”
E qui mi fermo commentando che basterebbe mettere in pratica queste poche esortazioni per vedere tornare a nuova vita il nostro paese, quell’Italia che una vulgata apparentemente nazionalista descrive come “il più bello del mondo” ma che un’analisi specifica conferma in tutti i suoi particolari. Quale altro paese può vantare una ricchezza enorme di centri storici, parchi naturali, mare, monti e siti archeologici come il nostro? Dolomiti, Riviere, Costiere, Portofino, Cinque Terre, Capri, Sorrento, Positano, Amalfi, Puglia, Sicilia, Roma, Firenze, Venezia, Napoli, Pisa, Genova e potrei continuare per molte pagine ancora. Per non parlare della nostra cucina, e mi dispiace per les francais, ma è la migliore del mondo. Ventun regioni e ventun gastronomie speciali e uniche. Perché sprecare questo immenso patrimonio? La mia paura è che tornati alla normalità sanitaria si riprenda l’andazzo di sempre così ben sintetizzato nel partenopeo “Chi ‘a avuto, ‘a avuto, e chi ‘a dato ‘a dato scurdàmmoce ‘ o passato…” E’ un timore, purtroppo, fondato.
E ora è il momento di tornare all’episodio che ha dato la stura a questa lunga divagazione. Un fatto triste che mi riporta al tempo di un’Italia antica, quella in cui si vedevano le partite nella televisione in bianco e nero, quella in cui tutti i tifosi di qualsivoglia squadra seguivano con attaccamento e passione le partite in Coppa Campioni di Inter e Milan semplicemente perché l’amore per la propria squadra non impediva di sostenere quella che rappresentava all’estero tutto il calcio nazionale. Semplicemente perché non esisteva quell’odio permanente che sta ammorbando il tessuto di un intero paese. E allora mi sia lecito salutare Joaquin Peirò nome che ai più giovani dirà poco o nulla ma che è stato un autentico personaggio di quel tempo fantastico “cantato” dalle voci di Nicolò Carosio e Nando Martellini, quello dell’attaccante spagnolo che sarà per sempre immortalato nella filastrocca che conoscevano tutti gli sportivi d’Italia, è proprio il caso di dirlo, dalle Alpi alla Sicilia, quell’eterno mantra della Grande Inter di Helenio Herrera : Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Gurnieri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso. Peirò segnò un gol che fece storia nella magica sera del 12 maggio 1965, semifinale a San Siro di Coppa dei Campioni, Inter – Liverpool, quando al nono minuto del primo tempo, sessanta secondi dopo la magica foglia morta di Corso, portò la squadra nerazzurra sul 2-0 con una furbata ai danni di Lawrence, portiere dei Reds. In tutti i bar d’Italia ci fu un’ autentica apoteosi. Quello è il calcio che preferisco anche se so che sarà solo un bel ricordo e niente più. Per comprendere la differenza tra i due mondi non servono neanche le parole basta guardare su You Tube la partita integrale e vedere la gioia semplice dei giocatori dopo le reti, senza isterismi di sorta, corse dalla bandierina, sguardi volti al cielo e improbabili segni della croce. E sentire la voce del Principe dei telecronisti, Carosio, dire semplicemente: rete, Internazionale uno, Liverpool zero. Era un tempo quello in cui si dava più importanza alla sostanza che alle apparenze, e la semplicità era la misura di tutte le cose. E così saluto Joaquin Peirò, grande icona della mia gioventù, che se ne è andato a 84 anni. Adios.
7 commenti
Poco o nulla da dire su Peirò, il nome non mi era nuovo ma non avrei saputo dire, fino a un paio di giorni fa quando ho letto la notizia della sua scomparsa, in quale squadra e in quale epoca aveva giocato però comprendo bene il tuo dispiacere Roberto, ci sono campioni che possono lasciarci un segno indelebile anche se non hanno vestito la nostra maglia, nel mio caso penso a Maradona, Roberto Baggio, Del Piero e altri…
Interessante il quesito che indirettamente proponi: una volta terminato questo incubo come…torneremo?
Adesso è l’ora della solidarietà, un pensiero e un abbraccio ( virtuale…) non si nega a nessuno, ma quando tutto sarà finito?
Ci sarà davvero un clima tutto nuovo in questo Paese o torneremo a essere i solito coglioni menefreghisti di tutto e di tutti?
Ai posteri l’ardua sentenza…
Caro El Cabezon i grandi campioni, i geni del calcio (aggiungiamo Pelè, Di Stefano, Cruiff ecc…..) non hanno nazionalità, sono un patrimonio universale e vivranno per sempre nella nostra memoria. Ciao.
Temo che passato un po’ di tempo tornerà tutto come prima, anzi peggio perché ci sarà una grave crisi economica mondiale e come al solito i ricchi diventeranno più ricchi e i poveri più poveri, ci sarà la lotta per avere un posto di lavoro e quindi condizioni lavorative peggiori delle già pessime attuali, a meno che non scatti una vera e propria rivoluzione che ritengo comunque improbabile, altrimenti sono solo belle parole che saranno presto dimenticate (scusate il pessimismo)
Caro Semarco ho timore che la tua analisi sia giusta. Con la crisi ci sarà la lotta ad impadronirsi di quel poco che rimarrà e i poveri come al solito soccomberanno. Purtroppo le rappresentazioni canore alle finestre, come simbolo di unione (che peraltro stanno finendo per consunzione), sono (state) solo manifestazioni emotive e folkloristiche dettate dal primo impatto con un fatto nuovo e del tutto destabilizzante. Poi si tornerà alla “normalità” cioè all “homo homini lupus” e quindi alla “guerra di tutti contro tutti” perchè, non mi stancherò mai di dirlo, è sempre valido l’aforisma di Kant per cui ” Da un legno storto come è quello di cui l’uomo è fatto non può uscire nulla di interamente diritto”. A presto. Ciao.
Caro Semarco ho timore che la tua analisi sia giusta. Con la crisi ci sarà la lotta ad impadronirsi di quel poco che rimarrà e i poveri come al solito soccomberanno. Purtroppo le rappresentazioni canore alle finestre, come simbolo di unione (che peraltro stanno finendo per consunzione), sono (state) solo manifestazioni emotive e folkloristiche dettate dal primo impatto con un fatto nuovo e del tutto destabilizzante. Poi si tornerà alla “normalità” cioè all “homo homini lupus” e quindi alla “guerra di tutti contro tutti” perchè, non mi stancherò mai di dirlo, è sempre valido l’aforisma di Kant per cui ” Da un legno storto come è quello di cui l’uomo è fatto non può uscire nulla di interamente diritto”. A presto. Ciao.
Leggo che un microcefalo che non merita di essere nominato ha affermato testualmente sulla Sampdoria:
“I miei ragazzi stanno tutti bene. Dio ci ha aiutato anche in questo.” Eh già questo presunto Dio nel vorticare della pandemia mondiale ha pensato bene di fare un’eccezione ed intervenire dalle nostre parti. E gli altri? Uno che se ne esce in questo modo non si può definire che un grandissimo IDIOTA!!
e nemmeno un utile idiota ma semplicemente e solo un idiota, hai ragionissima roberto, del resto e’ lo stesso microcefalo che non riesce a destinare al san martino i soldi dei nostri abbonamenti non goduti perche’ e’ una operazione troppo complessa…