Terzo e conclusivo appuntamento con la trilogia esistenzialista di Roberto C. prima della ripartenza del campionato, con la speranza di buone notizie sul fronte risultati e sul fronte presidenza.
Parola a Roberto:
Per chi è abituato a pensare, il periodo del lockdown, o come dovremmo chiamarlo noi in Italia, confinamento a casa, è stato proficuo per effettuare processi indagatori di qualsiasi genere nel proprio intimo. Il risultato di queste esplorazioni mentali dovrebbe portare a quei chiarimenti indispensabili e necessari per condurre un’esistenza più vera, autenticamente sana. E’ importante questo approccio mentale anche nell’approdo al “favoloso” mondo del calcio, quello che democraticamente appartiene a milioni di italiani.
Rivedere dopo tanti mesi i giocatori e tutte le figure che sono parte integrante di questa società allargata, giornalisti e commentatori sportivi i cui volti sono immagini familiari, e quindi figure rassicuranti, è come rientrare in una terra quasi sconosciuta, perduta per troppo tempo, un universo che solo ora, nello spazio incontaminato della lontananza, riconosciamo come “mito”, un tessuto organico, un’antica saga, un formale epitelio nel quale ogni aderente si sente parte integrante, elemento vivo e imprescindibile di una storia che tutti unisce in un corpo solo.
Sentiamo molto questo senso di appartenenza come un importante fatto identitario, un rifugio nel quale i termini di riferimento sono sempre uguali e l’invariato ripetersi di gesti ed azioni è sinonimo di tranquillo appagamento, uno spazio rincuorante dove anche i conflitti sentimentali si sedimentano in un ambito in cui il metronomo batte le ore di un tempo tranquillizzante e sempre uguale a se stesso.
Tutto ciò ci riporta a “casa”, nella consueta atmosfera in cui la vista dello stadio, pur ancora deserto, ma riflesso di ciò che tornerà ad essere, del campione che avevamo dimenticato, dei tifosi ancora lontani ma pronti a tornare nella grande arena in cui si riescono a dimenticare le pesantezze che la vita inesorabilmente ci riserva, ci conforta per un gol che accende la gioia, il sorriso della vittoria, o ci turba con la tristezza, che si spera effimera, per una sconfitta. Cosi prosegue la vita fin forse alla dimensione futura dei “campi elisi”, dove ancora speriamo di poter vedere un pallone nella rete e l’immutata gioia di chi assisterà ancora a questo magico rito.
P.S. Ho scritto questo breve articolo di getto vedendo nuovamente figure ed azioni in movimento di quel mondo del calcio che pareva ormai dimenticato, e preso da una sorta di malinconia per ciò che di buono ha sempre rappresentato in chi lo ha seguito con la semplice passione che appartiene agli innamorati.
Ho immaginato un “mondo nuovo”, come fossi preso da una sbornia di assenzio, ho sognato, come giustamente desidera El Cabezon, ho fantasticato una realtà diversa probabilmente legata a reminescenze del mio lontano passato. Ma poi leggendo gli interventi di Luigi, Solodoria, Silverfox, Semarco, Francesco e dello stesso El Cabezon, mi sono sentito strattonato e allontanato di forza da quel “leggero” mondo della fantasia per ritrovarmi in una più amara realtà che diventa ancor più aspra se grandi tifosi come loro si esprimono con la consapevolezza di appartenere ad una genia che sente ormai troppo lontana l’appartenenza ad un mitico “paradiso perduto”. Che sta succedendo? Ho visto una manciata di secondi la finale di Coppa Italia per poi considerare assai meglio l’approccio ad un bel film di Woody Allen. E non so cosa farò domenica sera. Ma di una cosa sono sicuro limitandomi a casa Samp ed agli effetti che potrà avere sulla tifoseria la sola palingenesi auspicata. Una grande rigenerazione, partendo dalla salvezza sul campo, ci sarà solo quando questo “folle” periodo di “non sampdorianità” presidenziale sarà finalmente un fatto definitivamente passato.
E’ inutile girarci troppo con le parole, questo è un “malanno” (chiamiamolo così) che va o andrebbe estirpato al più presto per avere finalmente una nuova aria da respirare che possa anche far sognare (condizione imprescindibile dopo una lunga malattia). Allora, personalmente, sarei anche disposto ad accettare una catartica retrocessione purché, dopo il solito breve soggiorno in cadetteria, sia portatrice di una nuova vita autoctona, una chiara, limpida e stabilmente felice prospettiva blucerchiata. C’è un Percassi genovese (o anche ligure…) all’orizzonte? San Paolo Mantovani, ti prego, mandaci un tuo figlio “adottivo”.
4 commenti
Sono costretto ad intervenire in diretta perchè ho appena letto una dichiarazione che mi ha fatto sobbalzare. Premetto che non ho mai sopportato chi strumentalizza Dio per fatti personali. Che esista o meno. Nel caso positivo sicuramente non interviene in una direzione anzichè in un’altra. E quindi sentire M.H.E.M. Minus Habens Effe Minuscolo che dice in un’intervista a Repubblica a proposito del coronavirus “Ringrazio Dio che non è accaduto niente a me a alla mia famiglia” mi ha fatto nauseare soprattutto pensando che quel suo dio avrebbe privilegiato lui e il suo clan mentre avrebbe permesso la morte di tante persone straordinarie come i sanitari, infermieri e medici, che si sono prodigati per gli altri, specie nei primi momenti della pandemia. Cose da pazzi. E magari lascerà morire (speriamo tanto di no, ed in questo caso mi verrebbe da pregare) uno come Alex Zanardi, un uomo meraviglioso a 360 gradi, uno di quelli che possono essere di esempio all’umanità intera. Fossi come Eduardo a M.H.E.M. gli farei una lunghissima pernacchia (anzi PERNACCHIO) come nel film “L’oro di Napoli”
Carissimo Roberto perché sobbalzi di fronte a una affermazione del genere? Personalmente non mi stupisco più di nulla in quanto per tipologia di lavoro ho potuto conoscere l’essere umano e parlando a titolo personale penso che la metà non sia affatto brava, Dan Brown con Angeli e Demoni un pochino lo accenna nell’eterna lotta tra scienza e religione per nascondere le verità, mentre per quanto concerne il tuo bellissimo articolo credo sia difficile che il proprietario della Samp sia disposto ad un passaggio di consegne per tutto il resto comprendo bene I tuoi pensieri compresa la citazione sui campi Elisi dove sicuramente dimora il grande Paolo.
Al di là dei campi Elisi e del grande Paolo la realtà è che il Ferrero non si muove di un millimetro (condivido Luigi) speravamo in Vialli, Dinan e C ed è andata male, speravamo nella giustizia ma, sembra che i rinvii portino addirittura a settembre. Se non ce ne liberiamo cosa succederà il prossimo anno? se sarà A possimo sperare solo in Pecini, se sarà quell’altra cosa il nanetto ha già detto che la B gli costa meno e che spera nella A solo per la storia…ma sentilo!! Come si fa a non essere pessimisti? Comunque bravo Roberto
ciao a tutti.si ricomincia e ho brutte sensazioni.Anche se disamorato del calcio e tutto quello che ci gira intorno,
ho sempre questa malattia che si chiama Doria,piu’ invecchio e piu’ patisco.Semplicemente non riuscirei a vedere un’altra retrocessione,w il DORIA e tutti noi Sampdoriani .