Appuntamento con lo storico tifoso Roberto C, autore delle Memorie Blucerchiate. Roberto ci propone una delle sue interessanti riflessioni sulla Sampdoria, nei particolarissimi tempi del Coronavirus.
Ci sono momenti in cui tutta l’attività dell’uomo, che sembra così normale, in quanto acquisita mentalmente come fatto ordinario, improvvisamente si frantuma sotto un forte impulso esterno e questo fatto determina una sorta di sconvolgimento psichico che altera la qualità della vita portandola su un piano, per i nostri parametri abituali, che definiamo irrazionale.
E’ quello che sta avvenendo oggi con l’intrusione del Covid 19, il cosiddetto coronavirus, nella consuetudine della nostra esistenza. Sembra che gli abituali criteri della naturalità umana vengano completamente ribaltati in una estremizzazione mentale che porta ad atti mentalmente illogici e asociali. Abbiamo visto strade semi deserte e di converso supermercati traboccanti di folli accaparratori di ogni sorta di prodotto da stivare nelle cantine in attesa dell’apocalisse prossima ventura. In questo clima così surreale sembra perdere ogni interesse quell’operosità ludica che dovrebbe essere un fattore importante che dà senso ad una vita che altrimenti si ridurrebbe al piatto percorso che va dalla casa al lavoro (per chi ce l’ha…) e viceversa.
Personalmente, come direbbe il grande Totò, “io mi elimino” da questi stravolgimenti cerebrali pur se devo sottostare, obtorto collo, alle pertinenti decisioni delle autorità che in questo caso limitano la libertà dei cittadini per una giusta causa che tutti ci riguarda. E speriamo di tornare presto alla normalità fatta di spettacolo, cinema, teatri, e partite non a porte chiuse.
Ma già da ora, tornando agli usuali temi di questo blog, mi voglio concedere una riflessione sul calcio che fu in raffronto a quello attuale nel quale ben poco mi riconosco.
E’ nata in occasione di una puntata della trasmissione “Che tempo che fa” del nostro amico doriano Fabio Fazio. Era ospite Massimo Moratti e già quel nome e tanta importante figura mi hanno trasportato in un tempo lontano in cui i presidenti erano personaggi del territorio e presenze carismatiche e imprescindibili nelle società di calcio. Ho ripensato al padre Angelo eccelsa e magnetica autorità di dirigente quasi un prototipo di ciò che dovrebbe rappresentare il punto massimo di un’organizzazione sportiva. Ho sentimentalmente rivissuto i momenti in cui, giovane tifoso sampdoriano, tifavo anche per le squadre che rappresentavano l’Italia, specie nella Coppa dei Campioni. Le partite trasmesse in bianco e nero, Nicolò Carosio, Helenio Herrera, Sarti, Burgnich, Facchetti…e un calcio che mai più tornerà.
Poi mentre Moratti parlava ho focalizzato il suo volto, il modo di parlare e certi gesti con le mani e il movimento degli occhi e tutto questo mi ha portato, per similitudine (o forse sono un visionario, non so) alla figura di Paolo Mantovani. Mi è sembrato di vedere, nell’affiancare le due figure, come si potesse percepire la reificazione di un progetto, la realizzazione di un’emozione. E poi la sorpresa quando ha ricordato che aveva rinnovato il contratto a Luis Figo con la firma su un tovagliolo. Come avvenne con Toninho Cerezo alla fine di una cena. La poesia nel calcio.
Ecco, per me il Presidente deve essere una figura osmotica che si produce tra il senso della proprietà e l’anima del tifoso. La perfezione.
Che volete che capiscano giocatori, dirigenti e altro di ciò che anima il cuore di un amante fedele! Di come vive gli avvenimenti della sua squadra che non è più un complesso calcistico che si muove su un prato verde ma una proiezione sentimentale che nasce nel tempo della giovinezza e rimane viva nelle corde emozionali della propria esistenza. Viene persino da rievocare una figura controversa (ma non nel calcio) come Silvio Berlusconi. Al proposito vale la testimonianza dell’immenso (per me, alla maniera di Muhammad Alì, “Il più grande”) Ruud Gullit intervistato da Emanuela Audisio (Repubblica 17 febbraio 2020) che risponde alla domanda “Rimpiange Berlusconi?” – “Sicuro. Sapevi che era il presidente, e che cosa pretendeva. Ora è un club che non ha una faccia, è in vendita, è acquistabile, passa in altre mani? E soprattutto chi è il padrone? Chissà. Questo Milan galleggia, l’altro era saldo sulla terraferma. Una squadra deve aver punti di riferimento e carattere. Io oggi non li trovo”….ecc…ecc…A buon intenditore… Due considerazioni. La prima è che una società ha bisogno di una figura forte, un punto fermo, un ancoraggio, possibilmente col grano. La seconda è la conferma che un grande presidente di un club calcistico non è detto che sia altrettanto in una grande comunità sociale. Anzi. Nel caso specifico lui avrebbe fatto meglio per il bene nostro e di tutto il Paese se fosse rimasto a Milanello. Ma non poteva, doveva salvarsi…..le terga! E questa è un’altra storia. Ora ha comprato il Monza che è primo in classifica con 16 punti sulla seconda (Carrarese) e vuole portarlo, con la collaborazione del fido Galliani, in serie A entro il 2021! E magari battere il Milan!
Per questo io desidererei, ma so che è quasi impossibile, che chi acquistasse la Samp fosse anche un fedele supporter. Parafrasando un libro del grande scrittore americano Henry Miller (“Ricordati di ricordare”) vorrei tornare almeno a “sognare di sognare” perché la nostra amata, nonostante le amare vicissitudini di un presente “apocrifo”, non ha perso del tutto il suo antico appeal se, ad esempio, un allenatore importante come Ranieri ha deciso di accettare l’offerta di allenarla. Ma ancora di più mi ha colpito una domanda fatta a Osvaldo Bagnoli da Maurizio Crosetti nell’intervista pubblicata da Repubblica qualche tempo fa. “Il vostro scudetto dell’85 è stato l’ultimo della provincia. Quello della Sampdoria aveva comunque dietro Genova, Vialli, Mancini e il petroliere Mantovani. Il Verona fu un miracolo”. Capita l’antifona?
Forse è anche da riconoscimenti come questo, soprattutto se vengono da fuori, che in me non si è ancora spenta del tutto la fiamma della speranza, il “folle” desiderio che nel futuro prossimo, sui campi di calcio italiani ed europei, la vista della “maglia più bella del mondo” rechi ancora sentimenti di grande rispetto, timore sportivo e immensa ammirazione.
10 commenti
Caro Roberto,
come sempre i tuoi interessanti post danno spunto per numerose riflessioni…
Io il Presidente di una squadra di calcio, e in questo caso della nostra SAMPDORIA, l’ho sempre visto come uno “malato” della propria squadra, diciamo uno da Gradinata Sud per il quale non c’è gioia più grande che vedere la propria squadra vincere, come accade per noi tifosi “normali”, con la non sottile differenza che lui ci mette il grano:-)
E’ dalla prematura scomparsa di Paolo Mantovani che non abbiamo a rappresentarci un personaggio con queste caratteristiche, tra il figlio Enrico e l’attuale innominabile passando per i Garrone padre e figlio abbiamo avuto sul ponte di comando personaggi che si sono ritrovati in questa posizione non per una vera e propria scelta d’amore, ma perchè spinti da circostanze esterne, diversissime tra loro è che è perfettamente inutile rivangare, sappiamo quali sono e ognuno ha la sua idea…
Ed è per questo che sarebbe stato straordinario avere un Presidente come Gianluca Vialli: finalmente, dopo quasi 20 anni, avremmo avuto a rappresentarci uno che, davvero, avrebbe desiderato questo ruolo, e l’avrebbe fatto non per denaro ma per pura e semplice passione verso i nostri colori…
Anche io, come te Roberto, mi piace sognare per la nostra amata un futuro ricco di soddisfazioni perchè per me la SAMPDORIA è stato ed è soprattutto un sogno, si parla di sport e nello sport, oltre che partecipare, sarebbe bello ogni tanto vincere o poter lottare per farlo…
Ovviamente sono ben conscio ( anche se è stato un duro lavoro psicologico su me stesso, lo ammetto…) che la nostra dimensione non ci permette di ambìre a chissà quali traguardi, ma la cosa peggiore è che forse ci hanno levato, tra tutti, pure l’illusione del sogno…
caro roberto io quando eliminano dalle coppe juve ed in subordine inter e milan godo come un riccio a prescindere da chi sia il loro presidente…quanto al resto tutto ineccepibile
Andare a caccia di ricordi non è un bell’affare diceva giustamente Faletti. Quelli belli non li puoi catturare e quelli brutti non li puoi uccidere poi è giusto carissimo Roberto che ci siano persone dove i ricordi battono come un secondo cuore ( Banville ) detto questo sappiamo tutti che ad oggi siamo distanti anni luce da quei tempi ormai iti e non soltanto a livello calcistico ma nel quotidiano dove la famosa qualità di vita è ormai scesa sotto lo zero mentre sulla cessione societaria ad oggi nessuno comprerebbe la Samp per tanti motivi che non starò qui ad elencare e come aggravante aggiungo che il ” SIR ” romano non ne ha la minima volontà di disfarsene. Un calcio che sta facendo volutamente allontanare le persone dagli stadi e uno stadio senza tifo e tifosi è come un bel vestito ma con scarpe poco appropriate. Un saluto a tutti. P.S. la punteggiatura nel mio caso non è mai contemplata chiedo venia.
Cari El Cabezon, Solodoria e Luigi, Vi ringrazio per gli apprezzamenti e colgo l’occasione per fare alcune considerazioni immaginando, dato il clima autarchico da tempi del…colera, di essere con Voi in una saletta riservata di un pub con un bicchiere di (quel che volete) in mano e logicamente a distanza ognuno di due metri! Per quel che riguarda la presidenza di Vialli sono perfettamente daccordo (El Cabezon) sul fatto che “avrebbe desiderato questo ruolo, e l’avrebbe fatto non per denaro ma per pura e semplice passione verso i nostri colori”. Ma non avrebbe la proprietà e questo è un fatto determinante. Non si discute valore e carisma dell’uomo, che ci sono tutti, certamente. Ma sarebbe una presidenza di rappresentanza e non di potere, in tutti i sensi, come avvenne appunto per Mantovani, Moratti padre e figlio, Dall’Ara e via dicendo. Chiariamoci, rispetto all”oggi sarebbe oro colato. Ma comunque un’altra cosa rispetto a quelle figure onnicomprensive. Riguardo alla mia posizione nei confronti delle squadre italiane che giocano le coppe devo dire che nel tempo è stata…bicefala. Infatti per me esiste una linea di demarcazione tra gli anni sessanta/settanta fino al 1985 e il dopo. Prima la Samp aveva un’unica aspirazione: la salvezza, che quasi sempre veniva raggiunta,se non all’ultima giornata, quasi. Le questioni delle prime e anche medie posizioni non ci riguardavano per cui consideravo le grandi come “altro” e quindi avevo piacere che vincessero, come nel caso di Milan e Inter, dei grandi Nereo (Paron) Rocco e del “Mago” Helenio Herrera. Già questi soprannomi avevano qualcosa di mitico che rappresentava bene lo spirito di quell’epoca. Ma con la vittoria della prima Coppa Italia la Samp di Mantovani ha cambiato identità, è diventata “grande” e lo è stata per almeno 12 anni. Ecco che anche il mio atteggiamento è cambiato virando in una forma di gelosia che prevedeva l’affermazione all’estero solo dei blucerchiati e ho sempre “goduto come un riccio” (Solodoria) per le sconfitte di tutte le italiane, nessuna esclusa. Siamo sempre stati anti-italiani mio fratello (soprattutto) ed io nelle vicende del calcio. Ora, sarà per l’età, sarà soprattutto perchè la Samp è tornata piccola e si contorce nelle ultime posizioni di classifica, sarà perchè psicologicamente si cambia, non sono più tanto anti anche perchè vincendo le nostre squadre si amplia il ventaglio dei posti nelle coppe e chissà mai che, come diciamo a Genova, se “cade una bagascia in mare” in futuro non si possa rientrare nei ranghi. E’ difficile, lo so, quasi impossibile, ma vedendo il successo dell’Atalanta perchè negare in principio le possibilità? E ovvio che in primis deve cambiare questo stato di cose. Noi tutti lo auspichiamo. E a proposito di anti-italianità sto subendo un cambiamento antropologico dovuto all’influenza (è proprio il caso di dirlo…) del coronavirus che mi sta facendo diventare (cosa per me assai strana) nazionalista. Nel senso che non mi piace che tutto il mondo ci consideri come untori solo per il fatto che abbiamo molti contagiati ma credo che ciò sia dovuto al fatto che abbiamo preso provvedimenti netti e dichiarato la realtà delle cose, ciò che non mi pare avvenga in altri paesi. E poi si è saputo che in America valenti studiosi hanno affermato che il primo caso di malato è stato attribuito ad un…tedesco. E allora? Che ne è della cintura sanitaria stesa attorno al nostro paese? Riguardo all’atteggiamento della gggente vedo che anche all’estero hanno assaltato i supermercati e avuto comportamenti anche peggio dei nostri. La realtà per quel che mi riguarda è ancora duplice: io non sono mai stato tenero neo confronti dei nostri connazionali ma recentemente, osservando ciò che avviene oltre i nostri confini, ho ammorbidito la mia posizione. Posso essere (stato) anti italiano per la concezione sociale del cittadino medio ma pro-Italia per il valore del paese in sè e in particolare per quei “grandi” che lo hanno reso tale. Perchè se la mettiamo su questo piano oggettivo, mi dispiace per tutti gli altri, ma siamo imbattibili e forse certi atteggiamenti sono dovuti anche ad una forma di invidia. Siamo il paese più bello del mondo per bellezze naturali e valori artistici. (Vedi Unesco). Checchè ne pensino i francesi la cucina italiana è imbattibile. E la nostra tanto bistrattata sanità italiana è una delle migliori pur con tutti i tagli che l’hanno in parte ridimensionata. Bisognerebbe vivere negli Stati Uniti per capire la differenza. Ma dove sto andando? Mi fermo qui non prima di citare un fatto recente. Ho rivisto , dalla mia ampissima cineteca, il capolavoro western di Fred Zinnemann “Mezzogiorno di fuoco”. C’è una scena in cui gli abitanti del paese, riuniti in chiesa, cantano il “Glory, glory hallelujah” canzone popolare e patriottica americana della guerra civile. D’improvviso mi è tornato il ricordo degli anni sessanta, stadio, piazza De Ferrai, caroselli vari : Doria, Doria, alleluia, la Sampdoria in serie A!” Che tempi! Come direbbe il nostro Gilberto Govi.
scusate se cambio discorso ma torno su un mio vecchio quesito per chi ha ancora voglia di scrivere: secondo voi al primo calciatore di serie a contagiato dal coronavirus (per me questione di poco) cosa succede?
A lui personalmente non saprei, ho letto che nel caso sospenderebbero subito il campionato però boh…con tutti gli interessi che ci sono in ballo, la vedo un’ipotesi alquanto remota…
se oggi comunque verra’ dichiarata zona rossa tutta la lombardia come vorrebbe il governatore fontana il campionato e’ gia’ finito
Nulla dal mio umile punto di vista se conosco un pochino come gira il pianeta calcio distante anni luce da altri sport in quanto fonte di introiti enormi, ci sarà un pò di polverone, dopodichè dopo qualche interpellanza parlamentare e di lega si continuerà a giocare a porte chiuse. La tua domanda è pertinente e non volutamente casuale carissimo Solodoria se ti conosco un pochino ovviamente nel momento in cui lo scrivo sorrido perchè è quello che inconsciamente ( a parte la gravità del problema attuale ) è quello che spero anche io…..
ciao luigi…la squadra che avesse un contagiato dovrebbe mettere lui e i compagni in osservazione e salterebve almeno due partite…gliele danno perse 3 a 0?o manda in camoo la primavera dando loro come unica missione quella di spaccare le gambe agli avversari? magari e’ fantacalcii il mio ma per me il problema si porra’…facciamo tre punti col verona che con sti chiari di luna…
Caro Roberto48 è sempre un piacere leggerti, per motivi anagrafici condivido molte immagini delle tue memorie…
Vedi, purtroppo noi l’avevamo una proprietà che “assomigliava” a quelle che ricordi tu, ed era rappresentata dalla famiglia Garrone (anche se il loro coinvolgimento è nato per motivi “casuali”), ma siamo riusciti nell’impresa di farli scappare, prima arrivando a sputare (letteralmente) su Riccardo e poi contestando continuamente Edoardo. Una famiglia che ci aveva tra l’altro riportato sulle maglie quella indimenticabile scritta “ERG” che ci riportava alla memoria i successi di un tempo, ma che ci dava anche una straordinaria solidità economico-finanziaria.
Ma per qualcuno (che magari manco era nato ai tempi di Mantovani) questa famiglia avrebbe dovuto riportarci per “diritto divino” ai fasti di un tempo, senza considerare che nel frattempo il mondo del calcio si è stravolto, non si poteva permettere di condurre campionati “anonimi”. Forse le aspettative erano troppo ambiziose…
E arrivo a pensare che sarebbe successo lo stesso anche con Vialli, finito l’entusiasmo iniziale, quando si sarebbe scoperto che i vari fondi americani non avrebbero comunque permesso di giocarsi coppe o scudetti e saremmo rimasti nell’anonimato del centro classifica.