La rubrica Memorie Blucerchiate omaggia il mito Diego Armando Maradona. Il super tifoso blucerchiato Roberto ricorda quando i destini di Diego e della Sampdoria si incrociarono. Nella vita di Maradona la grandezza, l’arte e le contraddizioni si sono intrecciate in un modo forse unico al mondo. Ed è bellissimo il ritratto che Roberto fa dell’immortale fuoriclasse argentino.
Ci sono momenti in cui non basta un minuto di silenzio per ricordare un campione che se ne è andato. E’ morto Diego Armando Maradona che non era solo un fenomeno del calcio ma qualcosa di più, molto di più. Era un’icona della casuale genialità che si esprime in un essere umano e che, come tale, non riesce a comprimersi nel tempo ristretto di un vita ma anzi da essa si espande e fugge verso lidi astratti dove si modifica lo stato di coscienza e quindi l’alterazione della percezione che non si può limitare alla comprensione di una condizione che un cervello sovraesposto alle emozioni non riesce a governare.
Maradona aveva il cuore puro come un bambino e viveva come se stesse in una sorta di paese dei balocchi dal quale poter anche evadere per salire ancora più in alto in dimensioni che richiedevano una maggior considerazione che non fosse il piacere di trastullarsi sempre con lo stesso giocattolo. Aveva un senso del rapporto di amicizia come pochi a questo mondo.
Chi ha avuto la fortuna di viverlo, questo legame, non potrà mai dimenticarlo. Come il giornalista Gianni Minà che racconta tra le altre cose di un’intervista esclusiva che fece con lui al tempo dei Campionati Mondiali in Italia nel 1990. Fu dopo la semifinale vinta dall’Argentina sugli azzurri e Diego l’aveva promessa non al semplice giornalista, ma al professionista di cui apprezzava la misura , la serietà e la profondità di pensiero che andava oltre il pallone e le tattiche, e particolarmente l’amicizia che lo legava a lui. Fu una promessa che gli confermò prima della partita: “Comunque vada verrò al tuo microfono a darti il mio commento. E tengo a precisare solo al tuo microfono”. E così fu e Minà lo ricorda con un sentimento di riconoscenza che va al di là di ogni umana considerazione.
Ora non è importante dire se sia stato il più grande calciatore di sempre. Alcune linee di pensiero propendono per Pelè, altre, dalla memoria più lunga, sono per un altro argentino, Alfredo Di Stefano. Ma di sicuro possiamo affermare che Maradona ha realizzato il più bel gol di tutti i tempi e ha “creato” nuove coordinate nel rappresentare il gioco del calcio, lo ha poetizzato nel suo semplice svolazzare per il prato verde, ha reso felice chi vede in esso la realizzazione dei sogni più fantastici, e ha stabilito dei record ineguagliabili come riempire uno stadio con settantamila persone per la sola sua presentazione.
Ha portato due scudetti (e una Coppa Uefa) inimmaginabili in una città che poteva solo vagheggiarli. E possiamo dire che li ha vinti da solo anche se aveva accanto compagni degni come ad esempio il brasiliano Careca. Stranamente sono legati alla Sampdoria il primo e l’ultimo gol segnati nel campionato italiano. Si tratta del rigore marcato a Napoli il 23 settembre 1984 (62’ minuto) nell’incontro terminato con un pareggio (1-1, rete per la Samp di Salsano dieci minuti dopo) e quello della bandiera nella partita persa dagli azzurri partenopei a Genova (4-1) il 24 marzo 1991, l’anno dello scudetto blucerchiato. Il mio ricordo più personale è invece datato 17 gennaio 1988 giorno della sconfitta blucerchiata a Marassi , sotto una pioggia battente, quando Diego segnò di punta all’ 87’ minuto in una partita che poteva essere importante per la Samp al fine di riuscire ad entrare nelle sfere alte dove ci si giocava il primato. Ambizioni rimandate. Quel giorno ero in ritardo nel dirigermi allo stadio e in Via Montaldo, per la premura e forse anche per il desiderio di vedere dal vivo un genio del calcio, fui artefice dell’unico tamponamento nella mia vita automobilistica.
Maradona è stato, fuori del rettangolo di gioco, come quei maudit, Verlain e Rimbaud, poeti maledetti che sovvertirono le regole della composizione, e anche tutti gli artefici della “follia” musicale, travolti dall’impossibilità di condurre una vita “normale”, Janis Joplin, Jim Morrison, Amy Winehouse, Kurt Cobain, Brian Jones “pieni” miti dei giovani ma “vuoti” di se stessi.
O per rimanere nel calcio come George Best anche lui morto il 25 novembre. In fondo la genialità non si “ottiene” per qualche recondito merito ma per pura casualità e si manifesta indipendentemente dalla volontà del soggetto ma come fatto meccanico naturale, il che giustifica Mozart che componeva i primi pezzi musicali all’età di cinque anni. E se non si canalizza nel percorso di vita abituale, pur restando un “assoluto” autonomo, essa diventa maledizione, l’impraticabilità di ogni adeguamento. Il suo estro è stato un’ espressione di unicità. Irripetibile.
Ecco perché Messi non sarà mai…Maradona!
7 commenti
Come ho scritto in un post precedente avrei preferito un articolo su Maraschi, forse non ve ne siete accorti ma è morto anche lui, persona modesta ma per la nostra storia più importante di Maradona, R.I.P.
Caro Semarco, non so quando comparirà, ma a mio modo ho già provveduto per il nostro Super Mario.
Ok, mi sembra giusto, bravo, ciao
giustissimo…la nostra storia e’ mario maraschi, maradona lo hanno gia’ ampiamente celebrato
Maradona temeva e ammirava la Sampdoria, e da malato intenditore di calcio bello e vero era un sincero fan di Vierchowod (che aveva soprannominato Hulk), ialine soprattutto Mancini.
Forti loro e forti noi, erano sfide sempre avvincenti diabinho campionato che in Coppa Italia.
Ricordo un episodio:
Avevamo vinto in campionato a Marassi e al rientro Maradona si accorse di aver perso l’orecchio con brillante sul campo per un contrasto.
Chiamo Vialli (o Mancini) e chiese aiuto. I due gemelli si arrivarono è un raccattapalle lo trovò, così fu riconsegnato al proprietario, che non risparmió ringraziamenti e attesti di amicizia.
Altro calcio? Si, e di quello (oltre che di Maradona e di una Samp come quella) ho tanta nostalgia
Errata:
Ialine = Vialli e
Diabinho = sia in
L’orecchio = l’orecchino
Si arrivarono = si attivarono
Attesti = attestati
Mai più post dal cellulare. Sorry!
Il ricordo più bello che ho di Diego Maradona è quell’immagine di lui che, in arrivo all’aeroporto in Argentina, si presentò con una bellissima maglia blucerchiata (un regalo di scambio sicuramente con qualche nostro giocatore) e che lui ebbe comunque occasione di indossarla in qualche partitella amichevole nel suo paese: forse l’amava o l’ammirava anche quella maglia che, in qualche modo gli ricordava un pò la bandiera del suo paese (al netto della striscia rossonera), o forse, chissà, era un desiderio nascosto di voler giocare nella Samp…non lo sapremo mai.