Pubblichiamo la lettera del grande tifoso doriano Roberto C, autore delle Memorie Blucerchiate, scritta dopo l’epica e vergognosa figuraccia della nostra Nazionale.
LETTERA A ROBERTO MANCINI
Caro Roberto,
già iniziare così mi porta una certa emozione, sarà perché mi sembra di parlare con il risvolto di me stesso. Anch’io reco da sempre quel nome che nel tedesco Hrodebert può essere interpretato come “fama brillante” o “splendente di gloria”. Che tra l’altro, nel tuo caso, risponde appieno al corso della tua vita.
Mi rendo conto che in questo momento ci sono cose che appartengono all’intera umanità e che il destino sembra far virare in una dimensione tragica. Se la follia di un uomo può portare all’annientamento del genere umano ci si chiede allora che senso abbia parlare di calcio.
Ma si sa che comunque la vita deve andare avanti e gli aspetti ludici sono quelli che danno conforto ed aiutano a creare quel senso di continuità che è necessario affinché permangano in noi la forza e la voglia per continuare a dare rappresentazione ad un’idea, un pensiero, che non annullino del tutto ciò che ancora ci ostiniamo a considerare un’esistenza “umana”.
E dunque devo giungere al porto dell’attualità, quell’eliminazione inaspettata che di colpo ha cambiato i programmi sportivi di una nazione intera ma credo anche i tuoi.
Penso sia giusto affermare che, così come è assurda la sconfitta con la Macedonia del Nord, squadra al numero 67 del ranking Fifa, ma che a questo punto non è più un caso, bisogna anche parlare del successo azzurro agli Europei 2021 che, onestà intellettuale, ci porta a giudicare come una affermazione dovuta a diverse contingenze non ultima una buona dose di fortuna. E che la vittoria è giunta dopo due corride terminate ai rigori e si sa come vanno certe cose. Non dico che non si abbia meritato la conquista del Titolo ma al tempo stesso ci sono quei fattori aleatori, che valgono per tutti, certamente, ma che ti fanno pensare che un rigore sbagliato ed uno realizzato sicuramente possano cambiare la storia di una squadra. O una parata, naturalmente. Sarà perché a me piacciono i successi netti, come ad esempio fu quello del Brasile di Pelé nella finale in Svezia del Campionato del Mondo 1958. Dove non c’è posto per discussioni accademiche. Altri tempi. Mi rendo conto che il calcio si è molto livellato e le vittorie spesso si ottengono per un virtuale refolo di vento che a volte spira da una parte e altre dall’altra.
Ma questa Nazionale Azzurra che non riesce a fare più di due tiri in porta, e pure telefonati, nell’arco di 90 minuti, e anche qui pure nelle ultime partite, non mi sembra una squadra che, come nei tuoi auspici, potesse vincere il Titolo mondiale. E’ indubbio che l’Italia manchi completamente dell’aspetto che nel calcio è il fattore primario e cioè, come si dice semplicemente, “chi la butta dentro”. Siamo molto carenti in merito e assai distanti da altre nazionali come Francia, Spagna e lo stesso Portogallo che a questo punto non so come avremmo potuto affrontarlo con speranze di vittoria. Tra l’altro è strano il fatto che sia stata eliminata una squadra che fino all’Europeo aveva dimostrato di avere un gioco che mai altre formazioni azzurre avevano vantato. Devo dire, senza piaggeria alcuna, che è giusto attribuire tutto il merito alla tua guida, tanto più avvalorato dal fatto di non possedere particolari campioni in organico ma giocatori non particolarmente affinati nell’arte “pedatoria”, così la chiamava il grande Gianni Brera. E qualcuno pure sopravvalutato come Jorginho, che solamente una bestemmia calcistica avrebbe potuto insignire del “Pallone d’oro”. Non disponevi insomma, tanto per citare una squadra che di quel gioco è stata maestra, di Ramos, Piqué, Busquets, Xavi, Iniesta e nemmeno, sempre in tema spagnolo, di Messi e Suarez del club tiki-taka che non cito perché il sole nominarlo mi fa torcere le budella. Non mi sento adulatore nell’affermare che il successo all’Europeo è totalmente da ascrivere a te e l’insuccesso delle ultime partite a giocatori che, avendo imparato la lezione tecnica, sono totalmente mancati, purtroppo, nella forma mentale, così privi di maturità e senso critico che sono necessari quando si affrontano impegni di questo calibro.
Caro Roberto,
mi rendo conto che mi sto dilungando troppo soprattutto in un campo che giornali e televisioni stanno già sviscerando magari affondando dolorosamente la lama nel corpo tuo e della Nazionale.
E allora vengo al motivo vero per cui ho deciso di scriverti questa lettera. E voglio subito sgombrare le certezze sul fatto che la vita debba essere sempre una continua crescita, una progressione in alto senza mai dare uno sguardo al passato. Lo posso concepire per un giovane che si dedica all’idea della carriera come fatto imprescindibile per la ricerca della stabilità nel successo. Ma non nel caso tuo, mi permetto di dirlo. Hai raggiunto tutto quello che c’era da vincere. Rimarrebbe il Mondiale. Ma vale la pena attendere altri quattro anni non sapendo peraltro se il nostro paese sarà in grado di produrre quei giocatori che al momento mancano del tutto? E poi già ora si intravvedono i prodromi di quella che potrebbe diventare una rivolta nelle opinioni. Leggo su Repubblica (Domenica 27 marzo) che Maurizio Crosetti, invitandoti, unitamente a Gravina, a togliere le tende, immaginando una tua conferma come C.T. , già paventi il fatto che in futuro “alla prima divergenza si alzerà qualcuno in fondo alla sala e dirà: okay, ragazzi, però la Macedonia…”. Ne vale la pena? E allora che fare?
C’è un passaggio nel film “The Sound of Music” (“Tutti insieme appassionatamente” di Robert Wise – 1965) tratto dall’omonimo musical di Rodgers e Hammerstein, in cui la sedicenne Liesl balla con il giovane Rolfe sotto il gazebo del giardino di casa ed ad un certo punto canta “Questo è quel momento che non torna più”. Ecco è così anche per te, ma soprattutto per noi tifosi della Samp. Sembra proprio di essere finiti in una congiunzione astrale, una sorta di riposizionamento, in questo caso di stelle che nel tempo avevano abbandonato le loro coordinate. Te lo dico fuori di metafora, per me a questo punto della tua carriera dovresti prendere una decisione forte, di quelle che lasciano il segno. A 57 anni, quando la vita ti ha dato tutto, non c’è bisogno di ulteriori alloggiamenti per dimostrare di essere bravi e magari sedersi su panchine prestigiose dove la tua fama non si accrescerà di una virgola. Per ciò che sei, per ciò che sei stato, c’è una sola cosa da fare che dia veramente senso ulteriore ad una vita: rivestire i colori blucerchiati. E te lo dico, a proposito della congiunzione, pensando ad altre figure che tutte insieme potrebbero realizzare l’impensabile. Non come cantava Modugno “Penso che un sogno così non ritorni mai più” ma ribaltando l’idea di un miraggio trasformandolo in realtà. Mi riferisco ai compagni dello scudetto che sono rimasti con te, a partire da Vialli. Ma soprattutto a chi dovrebbe rendere realizzabile questa apparente folle idea, ora che il contesto attorno alla Samp sembra cambiato definitivamente. In meglio, ovviamente. Immagino una società tutta genovese e sampdoriana a partire dalle famiglie che tuttora si dichiarano legate a quel nome che tutti amiamo. Perché è possibile a Bergamo e non a Genova? In questo contesto mi sembra di vederti come l’Enrico V di Shakespeare quando, prima della battaglia di Azincourt, chiama a sé tutti i suoi fedeli compagni, Bedford ed Exeter, Warwick e Talbot, Salisbury e Gloucester. A cui qui fanno eco i nomi di Vialli e Lombardo, Salsano e Nuciari, Lanna, e, perché no, quelli della veccia guardia come Domenico Arnuzzo. Sarebbe un gran bel colpo!
Caro Roberto, pensaci bene e non vedere questa proposta come qualcosa di improponibile. Non è vero.
Come diceva Gesù: “Tutto è possibile per chi crede”.
Roberto, tifoso sampdoriano dal 1956.
8 commenti
Vialli che torna alla Sampdoria e’ possibile ma Mancini penso che non lo fara’ mai a meno che non diventassimo il City o il Chelsea d’Italia.
Mancini ha fatto un miracolo vincendo l’Europeo. Poi i giocatori rimangono italiani, vivono i club importanti e diventano intoccabili dagli arbitri, dai media e da parte dell’opinione pubblica. Quindi dopo aver vinto perchè erano affamati ed hanno seguito il mister al 100% sono tornati sul nostro pianeta ed hanno cambiato atteggiamento. La colpa non è di Mancini ed in definitiva neanche dei giocatori ma la colpa è di chi li ritiene intoccabili. Se la stampa, le Tv i loro procuratori e le squadre Vip li tenessero nella stessa considerazione che tengono le squadre nella colonna di destra della classifica questo non sarebbe successo. Per Francesco anche io penso che Vialli tornerebbe Mancini no. Comunque forza grande Mancio.
Più che lettera a Mancini io scriverei lettera a Vidal uomo di Ferrero non dimentichiamolo qualcuno comincia a pensare che ci sarà un nulla di fatto, troppi sette anni in cui è successo di tutto di più ora ne subiamo le conseguenze, chi doveva controllare doveva svegliarsi un po’ prima chiudere la stalla quando i buoi sono scappati non serve a nulla, troppe parole troppe pagine da leggere troppo di tutto. Auguri Samp ne hai proprio bisogno. Invertendo i nomi dell’articolo il “prodotto” non sarebbe cambiato quindi concordo anche su Mancini.
Stavolta Roberto non sono d’accordo con ciò che scrivi…
“Conoscendo” un pò il Mancio ero arci convinto che dopo l’imbarazzante eliminazione si sarebbe dimesso, sarei stato pronto anche a scommetterci, e il Mancini di una decina d’anni fa ( anche meno ) le avrebbe rassegnate mezz’ora dopo la disfatta!
E, dal mio modesto punto di vista, sarebbe stata la cosa più ovvia e forse anche giusta da fare!
Ma ammetto che dopo aver letto un articolo sul quotidiano rosa lunedì scorso che analizzava lo stato d’animo di Bobby Gol e la sua scelta di rimanere sulla panchina azzurra ho parzialmente rivisto la mia idea iniziale e…comprendo la sua voglia di non mollare!
In soldoni: perchè lasciare da perdente?
Perchè pagare in prima persona quando, al netto delle colpe che sicuramente anche lui ha, i primi responsabili sono stati i calciatori?
Non si può non dimenticare che siamo fuori dal Mondiale perchè lo stesso calciatore ha sbagliato un rigore all’andata e uno al ritorno contro la diretta concorrente, una roba da manicomio!
Dimettersi, lasciare la nave che sta affondando, anzi già affondata, sarebbe stato per lui facilissimo, tra qualche mese avrebbe quasi certamente trovato una panchina di qualche squadra di club super ambiziosa…
E invece, questa sua voglia di restare, ben sapendo ( almeno spero ) che da questo momento non gli sarà più perdonato nulla per me gli fa onore, significa che davvero tiene alla causa!
E quindi, riassumendo il pippone, comprendo Mancini!
Se sarà stata la scelta giusta o meno lo capiremo più avanti,
mentre per ciò che riguarda una sua seconda vita in blucerchiato sono più categorico: NO!
Per me sarebbe impossibile replicare quella magia e di conseguenza se ne rovinerebbe inevitabilmente il ricordo…
Sono d’accordo con Silverfox, ammesso che ci sarà una vendita valida il nostro futuro progetto avrà bisogno di anni, il Mancio non è adatto ad una situazione di questo tipo, ci vorrebbe un’allenatore giovane e valido, concordo anche sul fatto di non sciupare il ricordo, vi è mai capitato di fare un viaggio che ricordate bellissimo e di provare a farlo dopo qualche anno sperando che sarà uguale? Non lo è mai, è un po’ come leggere Tex Willer a 50 o 60 anni, non è come leggerlo a 14
Se le minestre riscaldate non vanno bene ( e qui la pensiamo alla stessa maniera) vale anche per Giampaolo la società avrebbe potuto qualora se ne fosse presentata l’occasione ( vedi paragrafo pennuti) pescare all’estero dopodiché a me della nazionale di calcio e del Mancini attuale interessa relativamente.
Ma Vialli non è interessato all’acquisto del Chelsea?
Stanno provando a rifinanziare, appena mollano il guitto. Peccato!
#ferrerononmirappresenti