L’appuntamento con le Memorie blucerchiate. Il grande tifoso doriano Roberto C, già autore de La Rametta sulle pagine de “Il Lavoro”, ci racconta gli aneddoti più memorabili legati alla storia blucerchiata.
E’ stata una delle più grandi godurie della mia storia di tifoso blucerchiato, sebbene non possa proferire il famoso adagio “io c’ero”. E’ una lunga storia, per me, quella dell’eterno assente nei momenti topici. Sono troppo passionale e innamorato della Samp al punto da non sopportare il male infertole dagli avversari, in tutti i modi, e quindi vigliaccamente fuggo quando la situazione si fa drammatica.
Da qualche anno non frequento più lo stadio di Marassi, da quando la follia generale ha portato al punto che per assistere ad una partita di calcio è necessario munirsi di documentazioni varie quasi si trattasse di passare il varco della vecchia “cortina di ferro”. Non lo sopporto. Ma ricordo tante “evasioni” prima della fine della partita a volte addirittura negli ultimi venti minuti. La squadra avversaria attacca alla baionetta. Noi dobbiamo difendere un vantaggio, o un pareggio. O ancora sento che non abbiamo più possibilità di raggiungere l’obiettivo sperato. “Ragazzi me ne vado, non resisto più”. E loro, gli amici, a tentare di trattenermi.
Niente da fare, il cuore è in subbuglio, meglio andare via. In quel tempo ricordo che andavo verso i vari bus che aspettavano i tifosi proprio poco dopo le carceri. Recriminazione, disperazione, tristezza si affastellavano nella mia mente mentre percorrevo la poca strada che mi divideva dal luogo della partenza.
Poi, quando ormai ogni speranza era stata riposta, un boato colossale giungeva dallo stadio. Qualcuno, con la radiolina accesa, gridava “Ha segnato Flachi!!”. Non posso descrivere l’emozione, la felicità, lo stupore, l’incredulità tutta che mi avvolgeva in quegli splendidi momenti.
Ma torniamo all’episodio di tanti anni fa.
Era il 17 marzo 1974 e si giocava il derby di ritorno con una classifica paurosa, la Samp all’ultimo posto con 11 punti (avendone avuti tre di penalizzazione) e “loro” al penultimo con 12. Potete immaginare le sofferenze in gradinata Sud. Solo una vittoria poteva servire per sperare in una pur lontanissima salvezza. Ma a dieci minuti dalla fine ecco il fattaccio.
Cacciatori esce a vuoto e Derlin segna proprio sotto la Nord che è un trionfo di bandiere al vento e grida spietate “Serie B, Serie B!!” Non ce la faccio più. Me ne scappo veloce scendendo l’elicoidale (chi ricorda il vecchio stadio?) imprecando e maledicendo tutti.
In Via del Piano finalmente allungo ancora di più il passo per non assistere al loro trionfo oltretutto così mortificante per noi. La strada sotto i miei piedi sembra un impazzito tapis roulant ed in pochi minuti mi trovo in Piazza Verdi davanti alla Stazione Brignole.
Ma ad un certo punto, mentre ancora il pianto mi si strozza in gola, vedo un tizio con il transistor che improvvisamente si mette a ballare. “Maraschi, Maraschi, ha segnato Maraschi!”. Il grande Mario aveva realizzato, su cross di Badiani, una rovesciata impossibile con la palla quasi a pelo d’erba in un’area di rigore strapiena di giocatori ed aveva violato la porta di Spalazzi.
Una cosa da non credere. In quel momento non pensavo ad una comunque probabile retrocessione, c’era unicamente la gioia per aver impedito quella loro vittoria. Poi si sa come andò tutto il resto. Nel prosieguo del campionato la Samp ebbe qualche sussulto mentre gli altri si lasciarono andare per la delusione e finirono all’ultimo posto. Noi al penultimo. Entrambe in serie B. Ma ci fu il famoso scandalo dell’orologio donato all’arbitro che mise in funzione l’inchiesta che portò alla defenestrazione di Foggia e Verona con il conseguente ripescaggio della Samp. Una sorpresa da tranciare le budella per l’allegria. In quei giorni girò per la città, proveniente da Sampierdarena (e dove se no?) un furgoncino con un grande braccio meccanico che ripeteva all’infinito il famoso “gesto dell’ombrello”. Due gioie in un solo colpo! Da morire di felicità e…. dal ridere.