Bellissimo racconto sul mercato “d’antan” del grande tifoso blucerchiato Roberto.
Ogni anno, quando comincia il calciomercato, inevitabilmente ritorno al tempo in cui questo, del trasferimento dei giocatori, era veramente un rito, un momento catartico, direi sacro, per i tifosi. Non eravamo bombardati dalle notizie come ora, non vivevamo “on line”, e dunque pendevamo dalle labbra di chi deteneva il potere della comunicazione.
Mi rendo conto che per i più giovani questo è difficile da capire, un po’ come la nostra generazione non può avere compreso interamente il clima che si viveva durante l’ultima guerra. Negli anni Sessanta c’era solo la carta stampata e il notiziario sportivo del telegiornale serale. Ed era sempre emozionante quando sul video compariva la crapa quasi pelata del grande Maurizio Barendson, giornalista assai colto e dai modi educati e raffinati nonché inventore della trasmissione TV “90° Minuto”. E comunque quel bazar dei “pedatori” il mio amico Aldo, sampdoriano verace, lo aveva definito “il momento più bello dell’anno calcistico”. Aveva sempre “Tuttosport” fra le mani per scoprire “chi avevamo preso”. A volte ci telefonavamo per sapere le eventuali ultime novità.
Lo scrutamento del mistero era come un gioco, un poker prolungato, un’autentica libidine. Quante discussioni abbiamo fatto per questo o quel giocatore, affari avviati e non portati a termine, autentiche bufale o presunti campioni! La sede delle trattative era unica: l’Hotel Gallia di Milano.
E quello era anche il tempo delle stranezze giovanili, quelle per intenderci di chi, una sera d’estate, se ne usciva con il classico “andiamo a prendere il caffè in Galleria?”, domanda retorica che poi magari finiva solo nelle intenzioni. Ma non sempre. Una volta prendemmo in parola chi aveva lanciato l’idea e con lo stesso Aldo, il povero Franco, amico mio di tante trasferte e scomparso tanti anni fa, e il Walter proprietario di una velocissima Giulia 1300 G.T., partimmo, in una calda sera dell’estate 1969, per la città della Madonnina. Arrivammo verso le ore 22, l’esterno dell’albergo era popolatissimo di tifosi vari, milanisti, interisti e di altre squadre, specie del Nord. Tutti a disquisire di acquisti e vendite mentre si potevano vedere dirigenti e presidenti vari che entravano e uscivano ansiosi e decisi nelle varie trattative in corso. Ogni tanto si percepiva la felicità in qualche tifoso sorridente perché da alcuni indizi aveva capito che era stato comprato quel tal campione che tutti aspettavano. Ma forse era una pia illusione. Milano era una sorta di Eden, la capitale del calcio, il centro dei sogni di un mondo a venire. Della nostra società non vedemmo alcun personaggio di rilievo. Aspettavamo qualsivoglia rivelazione magari per riportarla agli amici, ma niente ci fu di sostanziale novità.
Tornammo a casa che era quasi mattina felici per l’“impresa” ma digiuni di notizie concrete.
Il giorno dopo, però, scoprimmo che il nostro amato Presidente “Avvocato di campagna” Mario Colantuoni aveva ceduto, per ragioni di bilancio, i due più forti giocatori della rosa e cioè Francesco Morini e soprattutto il “genio” Roberto Vieri, destinazione Juventus. Il tutto per un ammontare che fece assai scalpore: 1 miliardo di lire! E qui è necessario aprire una parentesi. Era quella una cifra enorme se pensiamo che nel 1975 il grande centravanti Beppe Savoldi fu ceduto dal Bologna al Napoli per 1.400.000.000 di lire e venne soprannominato “Mister Miliardo”. Ma se facciamo un calcolo col metodo Istat scopriamo che quella somma a nove zeri corrisponde a circa 18,5 milioni di euro. Per Pogba(?) oggi vengono offerti 120 milioni di euro. C’è qualcosa che non torna. Ma torniamo alla sera di Milano. La tifoseria doriana, “organizzata” da tre anni, si incavolò non poco e fece circolare un fac-simile di banconota con su scritto: “1000 milioni di sogni nel cassetto” e in calce “La legge del campionato punisce i dirigenti che hanno pensato solo al bilancio” e sul retro la filastrocca “I milioni abbiamo in banca/ma la squadra male arranca/se quest’anno ci salviamo/solo il cielo ringraziamo.” Quell’anno, campionato 1969/70 (a sedici squadre) finimmo al tredicesimo posto, l’ultimo utile per la salvezza, con 24 punti. Uno dice “se vendi i migliori questo ti succede.” Mica vero. L’anno prima di punti ne abbiamo racimolato 23, dodicesimo posto alla pari con il Vicenza. Sempre ad un passo dal baratro. Corsi e ricorsi…..