Discorso di fine anno di Roberto C., autore delle Memorie Blucerchiate.
Queste spigolature di fine anno partono da lontano, da altri campi di osservazione, e pazienza se devo reiterare alcuni concetti. Repetita iuvant. Così dicevano i latini e mi pare proprio un’osservazione opportuna. Forse per me è una fissazione il confronto continuo con il passato, sarà l’età, ma mi sembra giusto proporre alcuni termini di paragone per avvalorare questa mia affermazione. Poi arriviamo alla Samp ma sempre in termini che esulano dai tecnicismi sportivi che non sono il mio forte.
A me pare che tutto ciò che si muove sotto il governo del capitalismo sfrenato debba inevitabilmente portare a quella schizofrenia economica la quale non può altro che creare mostri o nel caso migliore ibridi senza sostanza. Non esiste programmazione nella realizzazione di un progetto che non venga distorta dalla logica del profitto anche e per lo più immediato. E tutto ciò porta a distorsioni nel sistema come ad esempio appare sfortunatamente per i lavoratori con la delocalizzazione la quale mi porta ad affermare che allora era più “umano” (si fa per dire…) il sistema di produzione di stampo fordista nel quale ogni singola fase lavorativa avveniva nello stesso luogo. Sei fuori dal mondo, qualcuno potrà osservare. Ma io dico che questo sistema porta inevitabilmente ad una alterazione mentale che genera a sua volta improprietà di giudizio. Manca la linearità a favore della paranoia. E quindi equanimità nelle valutazioni.
Tanto per saltare (apparentemente) di palo in frasca prendiamo il caso dello sport in genere. Quando si entra nel merito di classificazioni varie si resta in genere circoscritti ai tempi attuali, o poco meno, perché tutto avviene sotto l’influsso dei media che sembrerebbero preferire il prodotto “fresco” in quanto più commerciale e “vendibile” rispetto a quello d’antan e quindi più stagionato. Riflettevo su queste cose in merito alla classifica del “Pallone d’oro” 2021 che ha visto ancora una volta vincitore Leo Messi davanti a Lewandowski (che forse lo meritava maggiormente), Jorginho, Benzema e Kanté. In Italia si sperava che la vittoria andasse al centrocampista italo-brasiliano della Nazionale ma io mi chiedo che se questo è il livello del calcio mondiale allora siamo proprio alla frutta. Jorginho, pur bravo, non lo nego, ha avuto però la congiunzione astrale di ritrovarsi in due squadre vincenti nel corso dello stesso anno ma da qui a definirlo un super campione o qualcosa del genere, ce ne vuole. Per passare agli annali ci vogliono tanti di questi anni e altrettante notevoli prestazioni. Ricordo, a tal proposito, i grandi centrocampisti del passato e anche qui, se si sfogliano le classifiche, si può notare come non si vada oltre una certa data citando, giustamente, Zidane, Platini, Socrates, Suarez (quello vero…) ma non portando memoria, ad esempio, di un autentico fenomeno come Valdir Pereira altrimenti conosciuto come Didì, talento brasiliano straordinario, il quale vantava un mix di classe, intelligenza e senso del gol che lo rendeva più unico che raro. Se si può riprendere l’antico termine di “faro” del centrocampo questo era lui, che lanciava in rete un certo Pelé e chi può testimoniare di averlo visto giocare non può che parlare di sbalordimento per uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi che ha avuto la sfortuna, se così si può dire, di aver giocato in un’epoca remota per il metro di giudizio attuale. C’è poi il sette volte vincitore Messì che qualcuno di memoria corta definirà il più grande (ma ci sono sempre Maradona e lo stesso Pelé) dimenticandosi del vero “più grande” e cioè Alfredo Di Stefano, la “Saeta Rubia” l’unico in grado di interpretare tutti i ruoli, difensore, centrocampista, rifinitore e goleador ai massimi livelli. E con un record, tra tutti gli altri, veramente incredibile: è andato a segno consecutivamente in tutte le cinque vittorie di Coppa dei Campioni vinte dal Real Madrid (1956 – 1960). Ma anche qui chi compila le classifiche non ha memoria…Si tende sempre a fare valutazioni limitatamente agli ultimi anni. Come per il tennis il cui più grande di tutti i tempi non è Djokovic, né Federer o Nadal ma il grande Rod Laver che è stato l’unico (insieme a Don Budge ma solo nel 1938) a vincere due volte il Grande Slam (Australian Open, US Open, Roland Garros e Wimbledon) nel 1962 e 1969. E’ l’unico vivente a cui è stato intitolato uno stadio del tennis, in questo caso l’Arena di Melbourne. Ma torniamo al calcio. Questo sport così alienato che si svolge più che altro sulla velocità e non sulla stabilità. Bisogna accontentare i procuratori e tutto il circo che sta intorno e quindi ecco le giravolte di calciatori che si muovono da una squadra all’altra senza che si possa programmare un lungo periodo in cui una formazione sia in grado di prendere la sua giusta fisionomia. Ad esempio c’è il caso di Messi di cui già si parla del suo ritorno al Barcellona. Tre fenomeni insieme come appunto Messi, Neymar e Mbappé (che peraltro non rinnoverà il contratto) non fanno un team assoluto e vincente. Come ad esempio fu il Milan di Gullit, Van Basten e Rijkaard con Arrigo Sacchi sulla tolda di comando. Altri tempi, altre concezioni di vita. E altri presidenti. Perché se abitualmente cito sempre i soliti ora devo onestamente aggiungere una figura molto controversa (uso un eufemismo) ma solo in altri campi, laddove bisognerebbe stendere un velo pietoso, mentre se ci limitiamo al calcio indubbiamente Berlusconi è stato un personaggio notevole che ha sì smosso la stabilità, fino ad allora consolidata, rivoluzionando il calcio nel bene e nel male facendo girare mai così tanti soldi come allora, però ha creato una squadra straordinaria rilevando il Milan (1986) da Giussy Farina che era scappato in Africa qualche settimana prima lasciando la società a rischio fallimento. Il suo insediamento ha portato a trent’anni di successi con 28 trofei vinti: 8 scudetti, 5 Champions League, 6 Supercoppe italiane., 5 Supercoppe europee, 3 tra Intercontinentali e Coppa del mondo di Club e una Coppa Italia. C’è bisogno di fare un paragone con il Milan di oggi del quale è molto difficile individuare il vero proprietario? Sarò anche un vecchio retrogrado ma preferisco il calcio lineare e non amo quello in mano ai Fondi di investimento che hanno il solo obiettivo di gestire una società di calcio come fosse una qualsiasi attività del loro repertorio per poi sbolognarla quando non produce più “Capital gain”. E che, al di là dello sguardo di facciata, hanno poca o nulla considerazione dei tifosi un po’ come avviene (ma qui è molto più grave) per le multinazionali nei confronti dei dipendenti ai quali un bel giorno dicono che la loro fabbrica trasloca altrove e se vogliono mantenere il posto si devono trasferire a Tirana o Bucarest! Questo lungo viaggio apocrifo, per quanto riguarda i contenuti soliti di questo Blog, alla fine giustamente approda sulla sponda blucerchiata.
Ed è chiaro che, a proposito di proprietà, ne andrebbe bene una qualsiasi rispetto a questa che è poggiata sul nulla con un presidente, è proprio il caso di dirlo, senza portafoglio, e non solo, ma che ogni giorno le cronache riportano più che altro sui bollettini dei protesti e dei fallimenti. Ahi, ahi, ho voluto lasciare questa impostazione scritta prima del terremoto giudiziario. E quindi al risvolto di San Vittore. La Sampdoria attuale, rimanendo dalle parti del cinema, sempre come riferimento al campo in cui ha operato l’abusivo, mi sembra come il personaggio di Elena Huberman (Ingrid Bergman), nel film di Alfred Hitchcock Notorius (1946), che il marito Alessio (Claude Rains) vuole far sparire mischiando poco per volta del veleno nel caffè che agisce lentamente debilitandola fino alla morte. Ma giunge Devlin (Cary Grant) che dichiarandole finalmente il suo amore la trae in salvo. Ecco di cosa abbiamo bisogno: di un novello Devlin che potrebbe, come abbiamo già detto, essere chiunque ma sarebbe bello e anche un po’ romantico, se posso azzardare il termine, se fosse un appartenente di una famiglia nostrana, una sorta di Percassi genovese il quale non credo abbia più risorse degli eventuali nostri. Se ce la fa lui perché non altrettanto potrebbe avvenire dalle nostre parti? E in più aggiungerei una cordata dei tifosi come avviene a Milano nerazzurra a capo di Carlo Cottarelli con la Interspac. Sogni, sogni, sogni. Certo che ora lo strappo del procedimento penale ha accelerato la possibilità di nuove decisioni circa le sorti future della Samp. Per i “potenti” genovesi non ci sono più scuse. O vogliamo chiamarli “sedicenti” tifosi? Parafrasando Giuseppe Garibaldi “Qui si fa ….la Samp o si muore!” Personalmente se fossi uno di questi esemplari che di “argent” ne hanno tanto, non neghiamolo, saprei bene cosa fare anche perché, si sia credenti o meno, ha sempre grande valenza quella famosa espressione di Gesù “Non accumulate per voi tesori sulla terra…” Appunto. Se ciascuno di loro pensasse di rilevare la Samp (e tutti e due insieme no?) non morirebbe certo di fame in quanto i loro forzieri rimarrebbero certo ben forniti. D’altronde cosa è la vita se,potendolo fare, non si riescono a soddisfare quelle pulsioni emotive che sole danno senso allo scorrere dell’esistenza?
E finalmente sembra giunto il momento per agire con il “personaggio” che si è auto distrutto. Ma perché tante persone non riescono a capire che il finale di certe attività inevitabilmente finisce dietro le sbarre se non, nei casi peggiori, all’obitorio? Pensavo a queste cose il 7 dicembre, Sant Ambrogio, per la solita diretta Rai. l’inaugurazione della stagione scaligera. C’era il Macbeth di Verdi con il suo racconto di potere e morte. Il potere può dare alla testa ma soprattutto la ricerca continua del guadagno, l’accumulo di denaro che mai dà sazietà. E’ sempre la solita storia solo che ai tempi nostri la proprietà non è più una condizione lineare. No, oggi vige la regola delle scatole cinesi. E allora via a termini astrusi per una mente semplice che pensa la vita maggiormente come un percorso improntato, alla maniera di Erich Fromm, verso l’Essere e non l’Avere. Parole come Holding, Eleven Finance, Sportspettacolo, Hoist, Ellemme Group, Blucineatografica, Blu Line, Maestrrale, Vanessa, Viperetta. Ma che c’entrano con la bella espressione che comincia con la lettera S e finisce con la A? Sampdoria, che c’azzecca con quel mondo impuro?
Certo che tutto è nato perché qualcuno aveva detto che il “beneficiante” aveva passato tutti i filtri (?). Qualcuno che ingenuamente o forse volutamente, chissà, non aveva dato un’occhiata al curriculum di colui che, al momento in cui scrivo, abita a…. Milano! Come riportano le cronache giornalistiche stiamo parlando di un tizio che negli anni ’50 andava su e giù per gli autobus di Roma come un borseggiatore qualsiasi. Una vita, la sua, costellata di inciampi di ogni tipo. Camuffamenti per entrare a Cinecittà, peripezie varie nel corteggiare la figlia di una guardia carceraria per finire in una casa di correzione per minori. Poi nella vita da produttore cominciano i suoi guai con la giustizia e viene condannato per bancarotta, 1 anno e 10 mesi patteggiati, proprio nel 2014 anno in cui rileva la Sampdoria. Le accuse di bancarotta sono per lui un’abitudine. Non bastavano questi “attributi” per dirottare verso altri soggetti lo “scarico” della società? Mi sembra veramente strano e inconcepibile che, dovendo regalare (?) la Sampdoria, non si potesse trovare un qualsiasi donatario che avesse maggiori attributi e con un retroterra pulito. Caro donatore non ce la racconti giusta! E pensare che per le lettere indirizzate a colui che attualmente veste l’abito a strisce ci si doveva pure auto censurare per il timore di essere querelati. Cose da pazzi!!
Va bene la chiudo qui salutando per le feste tutti i follower di questo splendido blog augurando a tutti noi un grande futuro doriano.
A proposito, si può anche augurare Buon Natale!
P.S. Qualcuno, dalle parti di Bruxelles (Commissione Europea), deve essere fuori di testa.
E per rimanere nelle tradizioni che fanno parte integrante della mia (nostra?) vita ho una sola risposta alla famosa domanda di Lucariello al figlio Tommasino (“Natale in casa Cupiello”, Eduardo De Filippo): “Te piace ‘o presepe? Certo che sì! E, aggiungo, pure l’albero, magari con le palline blucerchiate!
11 commenti
Ciao Roberto quando ho letto schizofrenia economica mi è tornata in mente una lettura sulla guerra fredda solo che in quel caso non ci furono ne vincitori ne vinti fatto salvo la caduta del muro di Berlino. Tornando a noi ricordo una bella frase di un filosofo orientale il quale diceva se il nemico ti offre un’occasione di vantaggio sfruttala subito agisci prima di lui occupando per primo il suo obiettivo. Chissà che non si avveri questo motto per noi con un nuovo Presidente il quale tra un sentiero tortuoso e l’altro riesca a formare un nuovo team per riassaporare in parte un passato di cui sentiamo nostalgia.
bellissimo articolo complimenti, speriamo che il verme marcisca in cella,,,,,,auguri di buon natale a tutti i sampdoriani
Condivido tutto. Auguri di Buon Natale a tutti. Speriamo in un regalo da Roma ma, onestamente, penso sia diffcile. Ero bambino ma ricordo lievemente Didì e ricordo Garricha, Didì, Pelè, Vavà e Zagalo. L’attacco forse più forte di tutti i tempi-
Ciao Silverfox,
sono daccordo con te, quello era l’attacco più forte di tutti i tempi. La musicalità dei loro nomi si traduceva in magica armonia sul terreno di gioco. A tal proposito ti segnalo un breve filmato su youtube con quelle meraviglie accompagnate dalla voce del Quartetto Cetra che canta, appunto, “Vava’ Didi,’ Pelé”
P.S. Anch’io penso che da Roma verranno solo cattive notizie.
Ricordo Roberto, purtroppo non siamo più giovani o meglio siamo “diversamente” giovani ricordo benissimo la canzone del quartetto Cetra. Vavà, Didì, Pelè, tre brasiliani neri neri come tre chicchi di caffè, sono Vavà …….. Per Roma…Piuttosto ti invito a leggere l’articolo di Parodi su calcio mercato.com a quello dobbiamo attaccarci…Auguri
Parodi rilancia ancora: concordati rigettati, cessione imminente. Colloqui a Milano tra Vialli e Garrone (in una data in cui Vialli sarebbe stato invece a Londra, dalla sua famiglia) e trofiette di mezzanotte con Vidal e i principi arabi, desiderosi di esportare la cultura del pesto anche tra i pozzi di petrolio.
Sapete chi mi ricorda il Parodi? Quei complottari che fanno capo a QAnon. Ogni volta è il giorno buono, ogni volta è il momento in cui deve arrivare la “tempesta” che spazzerà via i poteri forti. Ogni volta non succede un belino e il signor Parodi trova altri modi per corroborare le sue idee.
La cosa triste? Il giorno che la cessione dovesse davvero arrivare il soggetto si metterà a gridare di aver avuto ragione e pretenderà che gli si dia credito. Squallido, senza dubbio alcuno.
Alle volte mi spaventa la similitudine delle cose che pensiamo.
“La cosa triste? Il giorno che la cessione dovesse davvero arrivare il soggetto si metterà a gridare di aver avuto ragione e pretenderà che gli si dia credito. Squallido, senza dubbio alcuno.”
Giuro, potrei averlo scritto io.
parodi fa delle deduzioni logiche da cui desume dei fatti che non esistono
Un grazie di cuore da parte mia a chi ha scaricato la carriola di merda davanti a casa di Mr. Zero Filtri….
Grazie anche da parte mia ,anzi era poca.Ma lo striscione davanti alla sede erg ,per il filtratore ,ha piu’ effetto, considerando la sua permalosita’.
Io faccio a tutti gl auguri di pacifiche e serene feste, a quelli che nn hanno più di 8 anni buon natale invece…