Appuntamento con le Memorie Blucerchiate di Roberto C. , particolarmente ispirato in tempi di coronavirus. Roberto si è autorecluso. Ma dalla sua auto-quarantena lancia messaggi positivi (in senso buono) a tutti i tifosi doriani, in momenti difficoltosi come quelli che stiamo vivendo. Che sia in vestaglia o in tenuta ginnica per gli esercizi quotidiani (come è buona norma fare, anche in periodo di reclusione), Roberto non perde il proprio smalto:
In tempi di forzata autarchia bisogna trovare gli spunti per non perdere il contatto con gli amici di questo blog, per sentire quella vicinanza che è normale nei momenti in cui ogni cosa è al posto giusto e il meccanismo della vita sociale scorre sui binari della consuetudine, mentre in questo tempo “contaminato” tutti i tasselli della prassi quotidiana hanno perso la propria usuale collocazione e la nostra esistenza, fatta di cose abituali, risulta completamente stravolta in una spirale che, se non viene interrotta, rischia di portare l’intero paese al collasso.
Personalmente ho deciso di seguire le direttive governative imponendomi l’autoreclusione volontaria e quest’oggi è successa una cosa per me straordinaria: per la prima volta in cinquant’anni non ho comprato il giornale. E sarà così per i prossimi giorni. E’ un grosso dispiacere ma è necessario adeguarsi.
Ormai l’argomento unico che occupa per intero telegiornali, trasmissioni varie e discorsi tra le persone (quando è possibile e a distanza di due metri…) è racchiuso in una parola, un termine velenoso: coronavirus. E questo mi ha portato a ragionare sul rapporto tra la vita vera e il mondo del calcio. E’ successo martedì sera quando, dopo aver visto un film in tv che lenisse in parte i mali psicologici di questi momenti, ed essermi poi spostato sul programma “Cartabianca” per gli ultimi aggiornamenti in materia di attualità virale, ho deciso di seguire gli ultimi minuti della partita Valencia – Atalanta. Ma soprattutto il dopo. E qui è avvenuto un fatto insolito, una sorta di scompenso mentale nel passare da un canale all’altro. Da una parte virologi, infettivologi, sindaci, e commentatori vari che disquisivano sulla tragicità del momento in cui stiamo ora vivendo, dall’altra….D’amico, Capello, Costacurta ecc… che dissertavano di calcio come fosse un martedì qualsiasi. Due mondi a compartimenti stagni. D’accordo che in fondo i “calciofili” stavano lavorando ma lo stridore fra le due realtà si sentiva in maniera assai brutale.
Ma c’è un altro aspetto che vorrei affrontare ed ha un nome: immedesimazione. Come diceva Publio Terenzio Afro “Homo sum, humani nihil a me alienum puto” – “Nulla che sia umano mi è estraneo”. E tra le cose umane ci sta tutta quella di essere tifosi di calcio che è un fatto assai piacevole, nel bene, ovviamente, e pur nel male, quando una sconfitta porta con sé un sano moto di rivalsa. Ma soprattutto spinge ad esaltarsi per un’emozione, specie se non abituale, che pur avviene in un momento delicato come l’attuale che sta avvolgendo un intero paese. Empatia, dicevo, e penso ai tifosi di quell’Atalanta che ha compiuto una notevole impresa (con un certo Ilicic, ma qui è necessario glissare…), i quali giustamente si esaltano e magari in quegli istanti non hanno pensato per niente al coronavirus e nemmeno al fatto che probabilmente di calcio per quest’anno non se ne parlerà più. Sanno solo che una squadra italiana di provincia, la loro amata, è entrata per la prima volta fra le otto elette d’Europa. Cosa faremmo noi al loro posto? Probabilmente, anzi sicuramente, inonderemmo questo blog di esaltanti affermazioni di giubilo. Perché un avvenimento del genere avviene una volta nella vita e non puoi lasciartelo scappare via. Poi tutti a testa in giù contro il malefico virus. Che vinceremo, ne sono sicuro, ma con il contributo di tutti. Nessuno escluso.
P.S. Come si scriveva ai tempi del giornalismo d’antan, quello ben stampigliato nella memoria e rappresentato dalla celebre frase di Humphrey Bogart (film: “L’ultima minaccia” – 1952) “E’ la stampa, bellezza”, “prima di andare in macchina” sono giunte due notizie particolari. La prima, come già riportato dal blog, riguarda la positività di Gabbiadini la quale da sola (insieme a quella di Rugani, per ora) basterebbe a far chiudere il calcio per quest’anno. A Manolo, ovviamente, (ma anche allo juventino, perché mai come in questi momenti si abbattono tutte le barriere per vivere solamente il sentimento del bene comune) auguriamo di cuore una pronta guarigione. Ed ora si aggiungono Colley, Ekdal, La Gumina, Thorsby, De Paoli, Bereszynski e il Dottor Baldari. E anche per loro auspici sinceri di una prossima ripresa. Poi c’è il fatto che i tifosi di Bergamo (una delle città più colpite dal coronavirus) ma soprattutto quelli di Parigi (tutto il mondo è paese) si sono buttati in massa all’aperto per festeggiare le due vittorie di Champions, noncuranti dei problemi recati dall’assembramento e quindi dei possibili contagi. E qui devo riverificare quanto affermato poco sopra e condannare questi atti sconsiderati e irresponsabili. Bastava la gioia sui social. Naturalmente stesso giudizio avrei dato se avesse riguardato i tifosi della Samp. Per finire vorrei estendere un augurio all’Italia, Europa, Mondo per un prossimo ritorno alla normalità, ed un abbraccio a tutti gli amici di Sampgeneration chiudendo con la celebre battuta finale di “Napoli milionaria”, commedia del grande genio napoletano Eduardo De Filippo, che racchiude tutta la filosofia di un popolo, la tenacia e la voglia di sperare e tornare a vivere “Adda passà ‘a nuttata”.