Amici, amiche, questa mattina ad accompagnare il mio lento risveglio non v’è stata solamente la consueta e dolorosa erezione mattutina, ma come una stilettata improvvisa si è fatta strada nella mia mente una figura… inizialmente era offuscata dal torpore del primo mattino, avvolta in una nebbiolina… ma poi è emersa in tutta la sua imperiosità.
Eh si, siamo stati giorni interi a spellarci le mani e le lingue per applaudire e per parlare delle mirabolanti imprese di Federigu u Pifferaiu nella terra dei vampiri, e ci siamo dimenticati di uno che da un paio d’anni viaggia a medie goal mostruose nella patria dei mulini a vento, dove è un idolo assoluto. Graziano Pellè, vecchia (ma non troppo) conoscenza della tifoseria blucerchiata. Graziano Pellè, il Roberto Bolle dell’area di rigore, un passato da ballerino di liscio e di latino americano (è stato anche campione italiano a livello giovanile nella prima disciplina).
Emigrato, un pò per scelta ed un pò perchè onestamente nel calcio italiano sentiva di non essere apprezzato per via delle movenze troppo aggraziate per un centravanti della sua stazza, nel più tranquillo e meno mediatico calcio olandese (dove peraltro, prima dell’esperienza in blucerchiato aveva già militato con alterne fortune), nientepopòdimenoche con la maglia del glorioso Feyenoord.
Pellè è un giocatore che spiazza, lo vedi e dici ” Mamma mia che paracarro!”, ma quando gli arriva la palla , beh, rimani a bocca aperta… è un tripudio di passi rubati alla danza, casquet, inchini… insomma, quando gli arriva la sfera, per un attimo dimentichi di essere in uno stadio e ti trovi catapultato in una balera di terz’ordine… in blucerchiato Graziano non fece tutto sommato cosi male, arrivò nel mercato di gennaio come riserva di Pozzi, ed in sedici presenze, molte delle quali partendo dalla panca, mise insieme quattro reti, due delle quali piuttosto pesanti sul campo del Cittadella. A fine stagione il suo apporto comunque si fece apprezzare, cosi come il fatto che, quando gli arrivavano palle alte, in virtù della sua stazza, non colpiva la palla con la testa, ma saltava come un indemoniato e la stoppava a mezz’aria, grazie anche ad un petto enorme, un petto mastodontico…
Come dimenticare poi le sue favolose entrate negli spogliatoio a suon di passi di latino americano che tanto facevano ridere i compagni, o i litigi furenti al Mugnaini con alcuni compagni (almeno stando a quel che si dice) i quali non sopportavano di doversi allenare con Raul Casadei pompato a tutto volume nelle casse dello stereo… A fine stagione Gratianus (questo il suo vero nome, dovuto ad un vezzo del padre, latinista frustrato) lasciò la compagine blucerchiata, fra le spallucciate indifferenti dei tifosi e le lacrime delle tifose, per rientrare alla casa madre, il Parma.
Ma la sua esperienza parmigiana dura ben poco, fa in tempo a scendere in campo solo una volta, quando riceve una chiamata da Ditus Von Marswinkel, un suo caro amico olandese, proprietario di una catena di balere fra Kerkrade e Rotterdam, il quale gli confida di essere molto amico con un membro del consiglio di amministrazione di una importante società di calcio olandese (della quale omette momentaneamente il nome), a cui aveva fatto vedere un video del giovane Gratianus, un montaggio di alcune delle sue più belle giocate a passo di danza, inframmezzato da alcuni spezzoni della finale di ballo liscio in cui Pellè si laureò campione italiano, dicendogli in tutta onestà che tale filmato aveva dapprima suscitato bordate di risa inarrestabili, ma, mano mano che i minuti scorrevano, le risate si erano trasformate in sincera ammirazione… da lì la decisione di volare nella terra degli zoccoli di legno (per la seconda volta) ed accasarsi, come detto prima, in una delle nobili (seppure un po’ in declino) del calcio olandese, il Feyenoord. Allora, chiariamo. Gratianus appena sbarcato dall’aereo non perde tempo, e come vuole il copione, arpiona la prima superfiga che gli capita a portata e ne fa la sua donna.
Ora che non è più solo, la strada è in discesa. Inizia a giocare con regolarità ed ammalia da subito la tifoseria con i suoi passi felini, i suoi sorrisi maliziosi mentre protegge la palla, le sue famigerate spaccate a mezz’aria, e soprattutto con i suoi goals in acrobazia. In un batter d’occhio guadagna anche le copertine dei giornali locali. il resto è storia nota… da quel momento inizia a volteggiare sui campi olandesi, che trasforma con la sua grazia di etoile in palcoscenici dove mette in scena i suoi spettacoli, inizia ad inanellare triplette su triplette… triplette che probabilmente (vista la compagna) bissa anche tra le lenzuola di casa.
Nel frattempo, grazie alla sua ormai affermata popolarità, è riuscito a trovare un lavoro, o meglio, una serie di ingaggi al fratello Sandro, musicista di pizzica frustrato e ormai sulla via della rassegnazione, risorto però a nuova vita in Olanda, dove è una star assoluta del dancefloor. Pensate che due dei suoi pezzi “Pizzicatu da unu, Salentu alè alè!” e “L’ammore è come lu sole, sinza protezzione t’abbruci” sono stati presi e remixati direttamente dal DJ più famoso e pagato al mondo, Tiesto, ed una campionatura della sua voce compare in alcuni pezzi dell’ultimo album dei Daft Punk, Random Access Memories.
Che dire, la vita è strana, quando tutto sembra perduto ecco che arriva la svolta. La storia di Gratianus ci insegna proprio questo, oggi non sei nessuno, ma domani potresti essere un Dio.