Sapete cosa ci è frullato per la testa durante la finale di Europa League di mercoledì sera? Abbiamo pensato che tutte le scuse accampate dai club italiani circa la scarsa importanza di questa competizione, ricordano la proverbiale favola di Esopo riguardante la volpe e l’uva.
Il grande favolista scrisse questa storia senza tempo per spiegare come sia abitudine umana, di fronte ad una cosa che si è impossibilitati ad ottenere, ostentare un falso disinteresse per la stessa.
Chi ha visto Siviglia e Benfica affrontarsi ieri non avrà impiegato molto tempo a convincersi che questo parallelismo contiene molta verità. D’altra parte, con questo metro di pensiero è facile smascherare le parole di molti allenatori o dirigenti nostrani, abituati a snobbare pubblicamente la vecchia coppa Uefa, adducendo la maggiore importanza del campionato nazionale, gli equilibri societari, i gomiti a contatto con le ginocchia e via inventando giustificazioni poco plausibili.
La realtà dei fatti è che il nostro calcio NON può competere nel suo complesso con quello delle nazioni che negli ultimi anni hanno preso il sopravvento in campo Europeo. Non può sfidare le squadre iberiche, non può accostarsi ai tedeschi, prende scappellotti dagli inglesi e ultimamente rischia di pigliare schiaffi anche dai nostri vicini transalpini.
Avete visto la velocità a cui andavano mercoledì i giocatori del Benfica e quelli del Siviglia? Immaginatevi una finale con protagonisti, per esempio, gli undici morti viventi alla guida del livornese berciante (l’Inter, per chi non lo avesse capito…) oppure l’armata Brancaleone rossonera, dove ognuno fa quel che vuole e nessuno ottiene niente. Sabato prossimo, poi, ci sarà la finale di Champions League: qui i paragoni si fanno talmente duri da necessitare di una grandiosa immaginazione per riuscire ad accostare Real Madrid e Juventus, anche limitandosi all’allenamento pre-partita.
Tornando alla finale di Torino, dobbiamo ammettere che lo scenario in campo, nonostante lo 0-0 finale, ci ha molto colpito. E’ stata una partita giocata a viso aperto, densa di occasioni e di agonismo. Alla fine si è decisa ai rigori soprattutto per l’insipienza dell’attaccante lusitano Lima che ci ha ricordato da vicino il buon vecchio Fausto Rossini di blucerchiata memoria.
Dobbiamo ammettere che tifavamo di più per il Benfica: ci ricordava quando, nel lontano 1985 la formazione di Lisbona ci eliminò negli ottavi di finale dalla Coppa delle Coppe. Un ricordo triste, certo, ma legato a un’epoca d’oro che ogni volta siamo orgogliosi di celebrare.
C’è da dire che, da allora, la formazione che fu di Preudhomme e di Eusebio ha perso la bellezza di OTTO, dicesi 8, finali Europee. Qui, senza dubbio c’è di mezzo l’esoterismo: probabilmente le nostre maledizioni dell’epoca unite alla curiosa vicenda di Bela Guttman, storico allenatore della blasonata squadra portoghese che, al rifiuto della società di pagargli un premio di fine stagione, lasciò Lisbona vaticinando cent’anni di sconfitte nelle competizioni continentali.
Ad oggi, ne mancano ancora 48 perché la fattura si sciolga. Certo, i genoani stanno già raggiungendo l’obbiettivo del secolo senza successi, però qui si parla di grandi orizzonti e non dell’orticello fino a Busalla.
In conclusione siamo contenti di esserci seduti sulla poltrona del salotto di fronte allo schermo e aver visto questa partita, questa finale al cardiopalma, che ci ha riavvicinato al gioco del pallone, quello che amiamo e quello che ci emoziona.
Chissà che Sinisa, dopo una conferma che ci auguriamo avvenga nelle prossime ore, non possa costruire qui da noi un giocattolo divertente che riesca a portarci da qualche parte in quell’Europa che ben conosciamo.
1 commento
Io ho pensato con tristezza ad un doppio salto mortale. Se la Juventus da 100 punti, dominatrice in Italia, non è stata capace di giocare la finale(delle piccole d’Europa) nel proprio stadio ed è lontanissima dalle grandi di Champions che ne è della Samp che dista anni luce dai bianconeri? Poi, a proposito di una squadra spagnola in finale di Coppa Uefa, ricordo sempre che se sciaguratamente non avessimo buttato alle ortiche la semifinale con l’Arsenal ( vero Zenga?) molto probabilmente avremmo vinto la seconda Coppa delle Coppe perchè il Real Saragozza non era proprio alla nostra altezza. Ed infine voglio chiudere con ilarità. Mi sembra di sentire i genoani che dicono “Non è vero che non abbiamo vinto in quasi cent’anni. E la coppa delle Alpi?”(1962). AH,AH,AH!!! Quelle era la coppa piena di gelato. Appunto, la Coppa del Nonno!!!