Brutto segno, un segno cupo. Lunedì a tarda sera, dall’ingresso dell’Ata Hotel di Milano, sede degli ultimi scampoli di calciomercato, fa capolino il volto burbero di Osti, atteso in agguato dai microfoni di Telenord. La sua faccia non promette nulla di buono: il suo sguardo esprime tensioni represse, feroci bollori da nascondere.
Garrone gli aveva dato il compito improbo: “Vai a Milano e liberaci una volta per tutte di Poulsen e Maresca. Fanne ciò che vuoi, regalali, vendili alla criminalità organizzata, imbarcali su una nave come mezzi marinai. Ma sbarazzati di loro! Ricorda: i danari risparmiati dal loro ingaggio saranno quelli che potrai investire..”
Un’impresa di difficoltà biblica.
Osti parte alla volta dell’Ata Hotel sudando freddo: le probabilità di fallire sono pressoché totali. Ma, ad un certo momento della giornata, si aggira una voce di corridoio inverosimile, una puttanata clamorosa: Maresca interessa alla Fiorentina. “Sportitalia Calciomercato”, come da copione, abbocca all’amo: Maresca sarebbe il centrocampista scelto da Montella per rinforzare la propria mediana, il giocatore dalla giusta esperienza, un lento matusalemme che stranamente servirebbe ai Viola.
Osti ha un singulto simile ad un piccolo orgasmo: la buona sorte lo sta miracolosamente baciando sulla fronte. Chi l’avrebbe detto? Maresca è desiderato da qualcuno!
Ma la voce di corridoio si rivela una bolla, una balla di sapone. Maresca ci resta ancora sul groppone.
Simile sorte tocca a Poulsen, il terzino più scarso d’Europa, a voler essere generosi. C’è del marcio in Danimarca? Guardando giocare Poulsen la risposta sembra ovvia.
Spunta un interessamento del Panathinaikos per lo pseudo terzino danese. Per Osti sarebbe l’affare del secolo, per Garrone un unguento miracoloso che darebbe sollievo alla sua tremebonda orchite post-Poulsen.
Ma, anche in questo caso, tutto si spegne in un nulla di fatto e Simon Poulsen resterà a Bogliasco. Pare che per un moto di pietà lo doteranno di fischietto, copricapo d’ordinanza e gli conferiranno il ruolo di nonno civico del Mugnaini.
E così il mercato chiude i battenti. Anche per quest’anno è finita. Osti esce dall’Ata Hotel rabbuiato. Come da copione non ha recuperato i denari da investire, non ha potuto puntare a mezzo giocatore di buon livello. Ci salviamo allora in calcio d’angolo con l’acquisto di Barillà, spacciato per ex campioncino dell’Under 21.
“Per le questioni tecniche rivolgetevi a Delio Rossi” – dice l’Osti incupito ai microfoni di Telenord. E poi: “Bjarnason è un bel colpo. Certo, sostituire la personalità di Poli non è facile”. Su Petagna e Da Costa: “Petagna è l’attaccante che, per caratteristiche, mancava al nostro reparto. Da Costa non era in discussione. Non l’abbiamo confermato noi, si è confermato da solo con le sue prestazioni”. Queste le parole a caldo di un Osti visibilmente poco convinto. Davanti ai microfoni fa buon viso a cattivo gioco, sta evidentemente per esplodere.
L’intervista è finita, finalmente si spengono le luci della telecamera. La notte è cupa, ma la luna è piena, alta fra le nubi. Osti abbassa lo sguardo e vede alzarsi, preoccupantemente, del fumo: sono i suoi testicoli.
Troppa rabbia repressa per il ds blucerchiato, che passeggia nel buio e sente una bavetta colante all’angolo della bocca. Ma che dico? All’angolo delle fauci. Gira l’angolo, si strappa la camicia, e si tramuta in una sorta di lupo, di porco mannaro dalle palle fumanti. Per il ds blucerchiato è stata una lunga, lunghissima notte.