Il prode Sinisa nacque a Vukovar, attuale Croazia, il 20 febbraio 1969 da padre serbo e madre croata. Iniziò come talentuosa ala sinistra nell’ NK Borovo, facendosi notare a livello giovanile in alcune competizioni internazionali.
Mihajilovic scalò rapidamente i vertici del calcio jugoslavo, grazie in particolare al suo piede sinistro assatanato: nell’89 passò al Vojvodina, nel dicembre ’90 alla Stella Rossa e nel’91 vinse la Coppa dei Campioni e ottenne la prima convocazione nella nazionale jugoslava. A causa della guerra incipiente nell’ex Jugoslavia, diversi campioni furono costretti a lasciare il paese tra il ’91 e il ’92: molti si trasferirono in Italia, uno tra questi fu Sinisa, che fu ingaggiato dalla Roma nell’estate ’92, grazie anche alla stima che nutriva nei suoi confronti il connazionale Boskov, ai tempi tecnico giallorosso.
Alla Roma non andò benissimo: il serbo disputò due stagioni senza infamia e senza lode, anche a causa della regola dell’epoca secondo cui potevano essere schierati solo tre stranieri nell’undici titolare. Costretto ad alternarsi con Hassler, Aldair, Caniggia (poi squalificato) e Balbo, Sinisa dovette reinventarsi terzino sinistro per avere qualche chance in più di giocare.
Nel 1994-95 si trasferì in prestito alla Samp di Eriksson (a cui fu definitivamente ceduto nella stagione successiva); per la regola dei 3 stranieri si alternò in campo con i mostri sacri Gullit, Platt e Jugovic.
Samp d’altri tempi..
Ma a partire dal 1995-96 le cose migliorarono e Sinisa divenne titolare inamovibile. Inoltre, da esterno sinistro si trasformò in libero e confermo la sua abilità allucinante sui calci piazzati (ancora oggi detiene il record di gol segnati in A su punizione: 28, davanti a Pirlo 24).
Nel 1998 Sinisa raggiunse Eriksson alla Lazio di Cragnotti, che ai tempi spendeva, spandeva e conquistava trofei nazionali ed internazionali come mai accaduto prima. Amico personale del Comandante Arkan (ex capotifoso della Stella Rossa, successivamente divenuto capo di una milizia paramilitare serba ai tempi della guerra nei Balcani e presidente dell’Obilic), prese apertamente posizione nella primavera del ’99, ai tempi della guerra in Kosovo, mostrando un’inequivocabile maglietta pacifista sotto la casacca biancoceleste.
Trascorse sei stagioni alla Lazio, contraddistinte da attaccamento alla maglia ma anche da qualche episodio controverso a livello internazionale (insulti a sfondo razzista a Vieira nel corso di un incontro di Champions con l’Arsenal nel 2000 e una raffica di sputi, sputi a mitraglia contro Mutu, durante un incontro in Coppa Uefa col Chelsea, cosa che gli costerà ben otto giornate di squalifica). Nel 2004, voluto da Mancini, si trasferirà all’Inter, con cui chiuderà la carriera da giocatore e inizierà quella da allenatore, come assistente di Bobby-gol.
Costretto a lasciare l’Inter dopo l’arrivo di Mourinho, Sinisa non tarda ad accasarsi. nel novembre 2008, infatti, subentra a Daniele Arrigoni alla guida del Bologna: dopo una fase altalenante, Mihajilovic sarà costretto alle dimissioni nell’aprile 2009 a seguito di un’imbarazzante sconfitta interna col Siena (1-4!).
Nel dicembre 2009, il Catania gli offre una nuova opportunità: subentra a Gianluca Atzori quando i rossoazzurri si trovano in una situazione di classifica drammatica; grazie ad alcuni innesti decisivi nel mercato di gennaio (tra cui Maxi Lopez), Sinisa riesce a salvare con largo anticipo la compagine etnea, conquistando il record di punti ottenuto nella massima serie dalla squadra.
La grande stagione catanese gli vale la chiamata della Fiorentina; nel 2010, infatti, il serbo sostituisce Cesare Prandelli (divenuto ct della Nazionale) alla guida dei viola. Dopo una stagione anonima, contraddistinta da un numero abnorme di pareggi (ben 15), Sinisa verrà esonerato nella stagione successiva dopo appena 10 giornate, sostituito da Delio Rossi; ossia, colui che è candidato a sostituire ora alla guida della Samp… (Eccoli, i fottuti e maledetti corsi e ricorsi storici)
Nel maggio 2012 diventerà a sorpresa commissario tecnico della nazionale serba: mancherà la qualificazione ai Mondiali 2014, superato da Belgio e Croazia e s’imbarcherà in una polemica con alcuni procuratori accusati di tirare le fila delle convocazioni in nazionale. Finirà poi con l’escludere alcuni importanti giocatori (tra cui il romanista Ljajic) dalla rappresentativa per non aver rispettato un controverso codice di condotta (con connotazioni lievemente nazionaliste: tra gli obblighi previsti vi era quello di cantare l’inno nazionale prima degli incontri Ljajic, di famiglia bosniaca e fede musulmana, si sarebbe rifiutato a causa dei riferimenti alla monarchia e al popolo serbo). Ma a parte tutto questo è un uomo tranquillo, il nostro nuovo allenatore: vai Sinisa, pensaci tu!