“Il Napoli ha tanta qualità, tanti giocatori forti nell’uno contro uno, tanti giocatori forti in fase realizzativa”. Le parole con cui mister Giampaolo ha presentato il prossimo avversario della e sono eloquenti circa la disparità tecnica tra le due squadre. I nomi sono gli stessi o quasi dell’anno scorso, fatta eccezione per Reina e Jorginho.
E poi c’è lui: Carlo Ancelotti. L’allenatore più vincente in Europa della storia del calcio ha preso il posto di Sarri con un unico, grande obiettivo: portare il Napoli in una dimensione europea. In attesa di incrociare le spade con Psg, Liverpool e Stella Rossa, gli azzurri provano ad arrivare alla sosta a punteggio pieno. “Contro la Samp non escludo di fare un po’ di turnover”, ha dichiarato Carletto con la sua proverbiale bonomia. A Marassi potrebbero trovare posto dall’inizio Verdi e Mertens. Ma lo spartito rimarrebbe lo stesso di sempre, o meglio delle prime due giornate di campionato dove i campani hanno svelato al pubblico italiano i piccoli accorgimenti, specie di natura mentale, apportati dall’ex tecnico di Juventus, Milan e Chelsea.
Per spiegarli, prendiamo di nuovo in prestito le parole di Giampaolo. “Rispetto all’anno scorso nel Napoli è cambiato qualcosa nell’intensità, nella gestione dei 90 minuti. Ora sono meno legati a riferimenti collettivi rispetto a prima, ma è una squadra che sa quello che vuole e che forse vuole gestire le partite scandendo tempi diversi”. In effetti, rispetto al dominio del gioco che Sarri voleva esercitare sempre e comunque per 90 minuti secondo la regola per cui “se ho la palla, non posso prendere gol”, il Napoli di quest’anno non ha più la mania del fraseggio insistito e talvolta sterile. La squadra preferisce concentrare le sue energie fisiche e mentali in singole fasi della partita, lasciando il pallino del gioco agli avversari quando serve per rifiatare. Una tattica, quella pensata da Ancelotti, che finora ha funzionato fino a un certo punto. Le due vittorie contro Lazio e Milan sono arrivate solo in rimonta. Va bene l’innegabile qualità degli avversari, ma la difesa azzurra ha balbettato nell’intesa tra i due centrali e soprattutto sulle fasce. Mario Rui e Hysaj hanno convinto fino a un certo punto, lasciando ampi spazi dove gli esterni avversari – specie quelli milanisti – hanno banchettato allegramente. Si pensi al gol di Bonaventura nato da una sortita di Suso e alla rete di Calabria viziata da una disattenzione di reparto in fase di non possesso.
Passando al centrocampo, se Allan e Zielinski sono sembrati subito in palla non si può dire la stessa cosa di capitan Hamsik, spostato da Ancelotti nel ruolo che era di Jorginho. Il centrocampista slovacco, che ha da poco superato il record di gol di Diego Maradona con la maglia del Napoli, non si è ancora abituato alla nuova posizione. Gli mancano i tempi e i movimenti giusti, almeno ad altissimi livelli. L’unico modo per mettere in difficoltà il Napoli sarà quello di andare a pressare alto il mediano ceco, costringendolo a forzare il passaggio per non accendere le bocche di fuoco offensive. In questo senso, fondamentale sarà il lavoro del nostro Saponara che, nelle sue corde, ha proprio la dote di accorciare rapidamente sul portatore di palla per provare a sporcarne le linee di passaggio. Altrimenti si azionerà il diabolico meccanismo napoletano in fase di costruzione, con le micidiali sovrapposizioni sulle fasce e i cambi di gioco da un out all’altro a rappresentare da anni la specialità della casa.
Ma attenzione. Secondo le indiscrezioni della vigilia al posto di Hamsik potrebbe giocare il giovane Diawara. Più veloce del capitano della nazionale slovacca e abituato a stare davanti alla difesa, il suo impiego dall’inizio rappresenta più di un’ipotesi. In quel caso, una delle chiavi per distruggere il gioco del Napoli rischierebbe di saltare o comunque di non avere la stessa efficacia. Infine, soffermandoci sul reparto offensivo, sappiamo tutti che si tratta di una macchina praticamente perfetta. Rispetto a Sarri, Ancelotti ha abbandonato il falso nueve preferendo Milik a Mertens. Una mossa pensata per offrire alla squadra una sponda sicura sulle palle alte, per quanto il polacco sia un attaccante totale, forte fisicamente ma anche dinamico. Ma ecco che, per sparigliare le carte, il tecnico reggiano potrebbe far rifiatare il giustiziere della Samp dell’anno scorso, preferendogli per la prima volta in stagione il folletto belga.
A prescindere da chi dei due giocherà, la coppia di centrali blucerchiati dovrà prestare la massima attenzione per invischiarne il più possibile il gioco, confidando al tempo stesso nei raddoppi dei due terzini che saranno chiamati a un lavoro extra. L’esito della partita dipenderà in parte anche dal rendimento di Murru e Bereszynski, che saranno sollecitati da Insigne e uno tra Verdi e Callejon in duelli individuali da cui usciranno due soli vincitori. Un’ultima menzione merita il portiere del Napoli. Che sarà il colombiano Ospina, non esente da critiche dopo la mediocre prestazione contro il Milan. Come gran parte dei portieri sudamericani, gli capita talvolta di peccare di poca concentrazione. Bisogna attaccarsi a tutto, anche alle pause mentali del loro estremo difensore per sperare di strappare un risultato positivo che alla Samp, contro gli azzurri, manca addirittura dal 30 agosto 2015 (Napoli-Sampdoria 2-2). Questa la probabile formazione degli azzurri. (4-3-3): Ospina; Hysaj, Koulibaly, Albiol, Mario Rui; Allan, Diawara (Hamsik), Zielinski; Verdi (Callejon), Milik (Mertens), Insigne.