Un grande Sinisa Mihajlovic, fra commozione e grinta, ha parlato nella sua prima conferenza stampa dopo il trapianto di midollo osseo cui si è sottoposto per combattere la leucemia.
Il suo ringraziamento va ai medici e a tutti coloro che gli sono stati vicino in quattro mesi durissimi, da quando gli è stata diagnosticata la malattia.
«In questi 4 mesi difficili ho conosciuto medici straordinari, infermieri che mi hanno curato, supportato e sopportato, perché so di avere un carattere forte, a volte difficile, ma sono stati meravigliosi con me. Ho capito subito di essere nelle mani giuste, senza di loro non avrei potuto fare questo percorso che secondo me è andato molto bene. Sono stati mesi tosti, chiuso da solo in una camera d’ospedale: il mio più grande desiderio era di prendere una boccata d’aria fresca e non potevo farlo. Non mi sono mai sentito un eroe, ma un uomo, sì forte, con carattere, che non si arrende mai, ma sempre un uomo con tutte le sue fragilità».
La battuta non è mancata quando il suo intervento è stato interrotto da un blitz dei suoi calciatori del Bologna: «Dovrebbero essere in campo, fan di tutto per non allenarsi».
Poi è intervenuto il primario di ematologia dell’ospedale Sant’Orsola, Michele Cavo, che ha spiegato come la strada per la completa guarigione sia ancora da completare.
«Abbiamo ancora bisogno di tempo per capire la risposta finale ottenuta, per cercare di monitorare Sinisa e le possibili complicanze. Ma siamo felici di averlo restituito in questa ottima forma a tutta la comunità». E un altro degli ematologi del Policlinico emiliano, Francesca Bonifazi, ha comunque assicurato: «Già dopo due anni il rischio di recidiva è minimo».
Sinisa ha continuato, parlando delle cure a cui è sottoposto:
«Prendo anche 19 pastiglie al giorno, ho perso peso, mi sento stanco, stanchissimo, ieri ho anche preso un giorno libero. Spero di uscire da questa vicenda come un uomo migliore. Prima la pazienza non era il mio forte, ora mi godo ogni minuto della giornata, vedo tutto in un’altra maniera. Ma finché potrò esserci, ci sarò sempre, sarò più presente che in questi quattro mesi, ma con prudenza, perché un po’ il cuore dovrò metterlo da parte per curarmi. Sapevo che la malattia avrebbe condizionato la squadra, la classifica, le partite, ma non volevo che diventasse una scusa. Io ho lottato ogni giorno, anche quando avevo 40 di febbre, e fatto forse cose che nessun altro avrebbe fatto: ho cercato sempre di essere presente con telefonate, Skype, per andare allo stadio e alle partite. E speravo di vedere in campo un po’ di forza e un po’ del sacrificio che io facevo tutti i giorni, e questo non è sempre successo. Quindi sono incazzato nero per i risultati, il comportamento della squadra, il gioco, il non dare il 200%. Adesso dobbiamo riprendere a fare punti, sappiamo qual è la strada giusta, tutti. E chi non riprende a dare tutto, farà i conti con me”.
Grande Sinisa. E come hai sempre ribadito, la Sampdoria è la tua casa.
1 commento
non solo mi auguro che Sinisa guarisca cosa che sicuro farà , ma che tutti abbiano le stesse possibilità di fare frente a questa malattia senza che lo statu quo possa fare la differenza .