Il ricordo di Gloriano Mugnaini, uomo fondamentale per la storia del tifo blucerchiato, nelle parole di Roberto C., già autore della Rametta blucerchiata per Il Lavoro.
Il 14 ottobre è stata una giornata particolare per me, invischiato come sono nelle trame dei ricordi generazionali legati a due grandi personaggi che hanno monopolizzato le pagine dei giornali. Se n’è andato Dario Fo, il grande giullare, di cui ho un ricordo nitido degli anni Settanta in dialogo aperto con noi giovani , dopo lo spettacolo, all’uscita del Teatro della Tosse.
E rammento la risposta, in quel tempo “rivoluzionario”, almeno nel rifiuto dell’ordine borghese, al mio amico Mauro che lo definiva “Signor Fo”. ”Ma che signore, sono solo Dario”.
E poi c’è il grande Bob Dylan premiato con il Nobel per la Letteratura. Mentre ascolto “Blowin in the wind” e “Like a rolling stone” ripenso al tempo della nostra giovinezza quando il futuro si sognava come un approdo da realizzare sulle speranze e utopie che davano un senso compiuto al nostro vivere quotidiano. Sfogliando le pagine di Repubblica-Regione mi imbatto nell’articolo dedicato al “Mezzo secolo insieme, quel filo blucerchiato che lega la Sampdoria al club Mugnaini”.
La nostalgia è troppo forte. Ho già ricordato altre volte cosa rappresenta per me la nascita del Sampdoria Club Rivarolo.
C’era stata la prima retrocessione e come ogni qualvolta si giace sulle macerie c’è sempre qualcuno che non ci sta, che chiede con forza una prova di coraggio, che suona la diana della riscossa. E fonda la prima associazione di tifosi, seguita da tante altre a Genova e in LiguriA. Per errore ho battuto una maiuscola in finale di parola. Ma la lascio così perché quello fu l’obiettivo principe: tornare in serie A!
Il grande Gloriano Mugnaini era una roccia ma tutti i collaboratori si sentivano investiti da un bisogno, la necessità di portare sempre in alto il nome della nostra amata Samp.
Tra essi vedo citati i miei amici Graziella Barnini e Serafino Medicina. Stranamente non viene citato Oreste Parodi, il N.2, un trascinatore come pochi. E la foto a centro pagina è un tuffo al cuore. Il secondo, da sinistra, è il mio caro amico Sergio Michelotti, scomparso ormai da tanti anni. Non si fa cenno di lui ma è stato per un anno Presidente della Federclubs in qualità di traghettatore dopo la morte di Mugnaini.
Fu proprio la Federazione il parto ideale della mente del grande Gloriano: unire tutti i clubs, nel frattempo nati come funghi, per avere un organismo centrale di forte organizzazione. Gli incontri che si tenevano al Teatro Boggiano di Bolzaneto e al Cinema Ferroviario di Rivarolo (ora Albatros) avevano qualcosa di magico, specie nell’era Mantovani, a partire dal 1979, quando ancora la Samp navigava in acque non proprio felici. Eppure si percepiva nell’aria che qualcosa di grande sarebbe successo.
Quando entrava in sala Paolo era come se la speranza diventasse di colpo realtà. Non c’era più bisogno di nulla, solo guardare i suoi occhi felici per quella festosa accoglienza, lo sguardo bonario e pur severo che guardava oltre, che conosceva già il futuro che ci avrebbe regalato.
Una grande bellezza, una divinazione. Che posso dire ancora ragazzi. Alla maniera di Pablo Neruda “Confesso che ho vissuto.”