Il mercato nazionale, come da abitudine, segna prolungati periodi di bonaccia: poco o nulla si muove tra le squadre, a parte per la Juve che da un po’ di anni fa campionati a sé. Fa relativa eccezione la Sampdoria che ha sbloccato da poco la situazione Gabbiadini, si è rivelata abile a risolvere a proprio vantaggio molte comproprietà e a colpire con alcuni carneadi (vedi Wszolek e Fournasier), che speriamo si rivelino acquisti azzeccati. Intanto si rivede Edoardo Garrone, in uscita pubblica a San Pier di Canne per la festa del Club de Paoli di Lavagna, dove asado e vino rosso vanno per la maggiore. Come ci manca, in queste occasioni, il vecchio Duccio, che ai bei tempi andati iniziava ad inanellare bicchieri di rosso, in pieno spirito godereccio, per poi spararle grosse… Edoardo, si sa, è più posato, e usa parole di circostanza. Anche troppe. Garrone rassicura i tifosi presenti alla festa: “Il mercato è lungo, conto che arrivi la punta prima del ritiro a Bardonecchia (e in effetti Gabbiadini è ormai blucerchiato). “Stiamo lavorando per costruire una bella squadra”. Poi, dopo una sacrosanta frecciata a Zaza: “Via chi non ha rispetto per la maglia!”, ecco alcune parole che volano via nel vento, insieme ai fumi dell’asado bruciacchiato: “Vorrei una Samp che sappia divertire”…
Bene, questo è il punto chiave!
Caro Edoardo, i tifosi seguono la Samp con una costanza invidiabile, a tratti commovente. Vengono staccate quasi ventimila tessere l’anno, nella buona e nella cattiva sorte. La Sud, ricordando in più circostanze l’orchestra del Titanic, canta anche quando la squadra sta colando a picco… Adesso, dopo mesi di stenti e raffazzonature, viene voglia di gridarti bonariamente in faccia: “Garrone, per una volta, facci sognare!.. Solo per una volta, dannazione!” .
L’ultima squadra che faceva realmente divertire è stata quella tecnicamente agguerrita del quarto posto. Sono passati trentotto mesi dalla fine di quella stagione e sembrano passati trentotto anni, o anche più. La squadra si è ridimensionata in un modo repentino e inspiegabile. Ma va bene, bypassando queste storie trite e ri-trite, visto che la politica societaria impone un abbassamento degli stipendi (in pratica, giocatori affermati di medio-alta caratura ce li possiamo scordare), sarebbe auspicabile che si puntasse con decisione su una filosofia di gioco. E qui è chiamata in causa la nostra risorsa Delio Rossi, che in passato ha già dato alle sue squadre un gioco di squadra spumeggiante. Senza voler arrivare al paragone estremo di Zeman e i suoi estremismi (che, per quanto affascinanti, nascondono deliranti caratteri suicidi), ciò che si chiede a Delio Rossi è un calcio allegro, fantasioso: il calcio è allegria, porco boia! Non certo le menate che si sono viste, a volte, lo scorso anno… Costruiamoci una filosofia di gioco, in mancanza di campioni affermati. Come ha fatto Montella due stagioni fa a Catania; consacrandosi l’anno successivo alla Fiorentina, dove, con giocatori di maggior profilo tecnico, sta esprimendo un calcio stimato in tutta Europa. Forza Edoardo, tira fuori le palanche! Paghiamoci almeno questi osservatori, scoviamo talenti, regaliamo a Delio Rossi i giocatori che vuole. Se dobbiamo costruire una squadra per salvarci e poco altro (almeno, così dice Palombo), cerchiamo di farlo in allegria.