Ricordate l’ormai lontano 16 Maggio 1999? Quel giorno si consumò l’amarezza della prima retrocessione da quando la Sampdoria aveva avuto la certezza di essere diventata grande. Quel giorno si concretizzò sui nostri volti lo spettro della disillusione, quel malcelato disgusto che ci riportava al livello della vetusta squadretta dei bibini (giusto per ricordare: quella sera le merdine organizzarono un patetico benvenuto in piazza Campetto al quale parteciparono 4000 topi: da che pulpito, verrebbe da dire, visto che i bibini annaspavano in serie B da talmente tanti anni che in Italia tutti erano certi che si fossero finalmente trasferiti nel campionato d’Oltre manica…).
Riguardo quel che successe a Bologna, ricordiamo purtroppo come fosse fasullo il rigore assegnato all’ultimo secondo a Simutenkov, la successiva realizzazione di Ingesson e l’esultanza di un intero stadio, quasi come se quel risultato contasse veramente qualcosa per loro.
Quell’anno il Bologna fu la nostra vera e propria bestia nera.
Una bestia con la consistenza di un dirigibile marrone, senza elica e timone: ci eliminò dall’ Intertoto, ci fece retrocedere e, addirittura, ci si ripresentò, come un padellone di peperoni, anche l’anno successivo in Coppa Italia, quando si materializzò la famigerata “notte dei rubinetti”, preludio all’uscita dalla competizione con lo lo 0-2 a tavolino che calò sulle nostre teste.
Fu un anno solare pieno di incroci funesti con i felsinei, che ci costò non pochi bruciori di stomaco ed una certezza: a quel punto avevamo trovato un nuovo nemico che, nel futuro, avrebbe pagato fino all’ultima lacrima.
E prima di oggi, è già successo molte volte… dando senso alla legge del Karma che vuole uno stretto rapporto fra la causa e l’effetto, fra ciò che si raccoglie in virtù di quello che è stato seminato.
Tornando a quel giorno malefico, ci furono due attori che calarono il colpo di grazia sulle nostre sofferenze: l’innominabile educatore torinese in guisa di arbitro e, appunto, la formazione del Bologna. Al completo, partendo dall’iracondo Mazzone e finendo in curva, dove si è abituati a gioire con poco.
Noi avevamo invaso Bologna, uniti da un timore che si stava materializzando al termine di una stagione sfortunata ma anche densa di errori societari.
Alla fine della disgraziata partita non ci restò altro che guardarci fra di noi per accettare il destino che si era compiuto. Poi però subentrò la rabbia, cieca e montante di fronte a quei blandi tifosi colorati di rosso e di blu (certo che son colori proprio tristi insieme…), colti nell’esultanza al termine di un match rubato, pareggiato senza meriti e che comunque non cambiava nulla nella loro storia da poveri esodati sportivi.
Oggi, a distanza di tre lustri possiamo finalmente salutare con un caldo e disteso dito medio le ormai innocue flatulenze rossoblù che, nel dramma e nella vacuità di questo mediocre campionato, abbandonano la serie A per l’ennesima volta, dopo aver addirittura perso in casa contro gli oriundi nanerottoli argentini del Catania.
La loro crisi societaria è acuta, i loro pochi giocatori decenti voleranno su altre sponde.
Morandi, forse, scriverà un pezzo neo-melodico e strappalacrime per accompagnare la discesa in cadetteria. Lo presenterà magari a Sanremo, l’anno venturo, brandendo le sue mani larghe come canotti.
Alla fine scagliamo l’ultima e più grande maledizione contro i felsinei:
Bolognesi, che vi resti come capitano a vita, in mezzo a quei pali, il “grandissimo” Gianlucone Curci, conosciuto anche come “Certezza Assoluta della B”.
2 commenti
ahaha Curci il calciatore più raccomandato della storia del calcio, sempre retrocesso ma sempre in serie A, chissà perchè…
Comunque per loro non fu neanche vittoria, fu un pareggio 2-2