Alcuni lo chiamano Simoncino, altri Inzaghino. Per tutti, più semplicemente Simone Inzaghi. È lui il Pigmalione della Lazio 2016/2017, insieme all’Atalanta la grande sorpresa di questo campionato.
Arrivato sulla panchina laziale quasi per caso, il fratello del più celebre Pippo ha realizzato un capolavoro. Mai come quest’anno, infatti, la Lazio è diventata una squadra a immagine e somiglianza del proprio allenatore. Un tecnico giovane e ambizioso, preparato tatticamente, che bada più alla sostanza che alla forma. Un profilo opposto a quello di Bielsa, che la Lazio aveva praticamente già preso a giugno prima della brusca marcia indietro all’ultimo minuto del “Loco”.
Se la Lazio è quarta in classifica e in finale di Coppa Italia, come detto il merito è soprattutto del suo allenatore, capace di isolare i suoi giocatori dalle contestazioni di un ambiente difficile, prostrato da un presidente accusato di taccagneria e da qualche stagione complicata. Ma oltre all’aspetto mentale, ce n’è un altro ben più importante: quello tecnico-tattico. È qui che Simone Inzaghi ha creato un’opera d’arte, plasmando una squadra concreta e tatticamente camaleontica.
Quest’anno la Lazio ha dato il meglio di sé con il 4-3-3, ma Inzaghi ha dimostrato di saper giocare con almeno altri tre moduli: il 3-4-3, il 3-5-2 e il 3-4-2-1, sfruttando in maniera eccellente tutti i calciatori in squadra. Guardando le statistiche di squadra relative alle presenze, salta all’occhio un dato su tutti: tutti quanti i difensori della rosa hanno giocato almeno 10 partite in campionato.
Anche se, nel caso della Lazio, parlare di singoli ruoli sarebbe sbagliato. Nel senso che la rosa biancoceleste è ricca di calciatori capaci di giocare contemporaneamente in vari ruoli. Basti pensare a gente come Felipe Anderson (che quest’anno ha fatto sia l’esterno di attacco che di centrocampo) e soprattutto Dusan Basta, jolly difensivo impiegato in tre posizioni differenti: difensore di centro-destra in una difesa a 3, esterno basso in una difesa a 4 e fluidificante nel 3-5-2.
Ma le fortune dei biancocelesti dipendono soprattutto dalla cerniera di centrocampo, bene amalgamata tra la sapiente regia di Biglia, i palloni sradicati da Parolo e i micidiali inserimenti in area di rigore di Milinkovic-Savic, il migliore della Lazio per contrasti vinti (di cui tantissimi aerei). Per non parlare dell’attacco, che ha come protagonista indiscusso Ciro Immobile, autore di 20 gol stagionali grazie al suo fiuto del gol sempre ben innescato dalla qualità di Keita e Felipe Anderson.
A proposito dei due compagni di reparto di Immobile, se Anderson è un giocatore all’azione personale preferisce quasi sempre l’assist smarcante, per il senegalese vale l’esatto contrario. Anche nel derby vinto 3-1 contro la Roma, Keita ha confermato per l’ennesima volta una sensazione comune: si tratta di un giocatore individualista, fortissimo nell’uno contro uno e rapidissimo nello stretto. La capacità della Samp di arginarlo sarà certamente una delle chiavi della partita.
Infine, per quanto riguarda il modo di giocare, la Lazio ha un atteggiamento abbastanza simile alla Sampdoria. Il possesso palla fine a se stesso non rientra nelle corde dei biancocelesti, che preferiscono attendere l’avversario per poi trafiggerlo con rapide verticalizzazioni per gli attaccanti. Ma per la Lazio, a differenza della Samp, le fasce sono molto importanti, soprattutto quando schierata con il 3-5-2, con Basta e Felipe Anderson a spingere come forsennati per cercare il fondo.
Quale sarà la formazione della Lazio? Il modulo sarà probabilmente un 3-5-2, con il ritorno dal primo minuto di Immobile e l’inserimento a centrocampo di Lulic. In difesa ancora in dubbio Bastos e Wallace, si scaldano Radu e Hoedt. Squalificato Parolo, giocherà Felipe Anderson.
Possibile formazione: Strakosha; Bastos, De Vrij, Wallace; Felipe Anderson, Milinkovic-Savic, Biglia, Lulic, Lukaku; Keita, Immobile. All. Simone Inzaghi
ROBERTO BORDI