Appuntamento con le Memorie Blucerchiate, la rubrica del grande tifoso Roberto C.: dopo la batosta con la Lazio e le vicissitudini societarie, meglio gettare uno sguardo al passato, con il bellissimo ricordo di Mario Bergamaschi, uno dei ‘vecchietti’ che rese grande la Sampdoria.
Avete presente il dottor Cliff Patel (Anupam Kher) lo psicologo del film di O. Russel “Silver Linings Play Book” (“Il lato positivo”) che segue il bipolare Patrick Solatano (Bradley Cooper) il quale inaspettatamente se lo ritrova, col viso dipinto di verde, allo stadio per la partita della loro squadra, i Philadelphia Eagles?
Ecco, ora è come se fossi davanti a lui, o qualcosa di simile, nel suo studio, per raccontare non di sentimenti privati ma di football, il nostro calcio. E di come, nonostante tutto, ancora oggi non riesca ad abbandonare del tutto speranze o meglio illusioni.
E allora mi apro, e confesso un stato d’animo di impotenza per situazioni come quella attuale, per la quale si deve vivere ancora e sempre una condizione di eterna subalternità fatta di ripetute sconfitte ad esempio da parte di una squadra verso la quale nutro un sentimento di decisa avversione e non solo per motivi prettamente calcistici. Per la Lazio, infatti, non vedo aspetti che me la possano rendere meno odiosa. E ne sono decisamente maldisposto ogni volta che scende su un campo di gioco. E naturalmente sono costretto a parteggiare per Juventus o Inter affinché le impediscano di vincere lo scudetto. Il dottore ascolta questo mio sfogo e soprattutto il racconto di come ho vissuto questa ennesima disfatta.
Mi trovavo a teatro quel pomeriggio e verso il tempo in cui l’opera andava alla conclusione un’idea improvvisa si è fatta largo tra le note. È inutile quando c’è di mezzo la Samp il pensiero si presenta anche nei momenti più impensati. Erano quasi le 18.00 e la partita già finita da un’ora ma tutto nella mia mente era ancora possibile. Ed è strano come una realtà già consolidata non sia tale fuori dalle coordinate del tempo. Mi viene sempre in mente il Woody Allen che nel film “Tutti dicono I love you” dice di volersi suicidare dopo il volo a Parigi con il Concorde e paradossalmente risultare ancora vivo a New York per via del fuso orario. “Farei delle cose da morto!”. Si fa strada il folle pensiero che magari uscendo potrei sentire il clacson di qualche macchina. Ma che vado a pensare, è pura follia!
E invece, appena varcata la soglia del teatro, ecco il rumore impensato, sento qualche strombazzamento acustico. Possibile? Il sogno diventa realtà? L’avevo anche detto, se vinciamo a Roma alla prima di ritorno allora andiamo in Uefa. I pensieri si fanno convulsi. Non mi sono sbagliato quelli erano squilli di vittoria. In macchina, mentre commento con mia moglie lo spettacolo appena visto, nella mia mente c’è sempre quell’idea: se qualcuno si mette a suonare in strada è per qualcosa di straordinario che è successo. Avrei potuto accendere il telefono e verificare. Non l’ho fatto. Mi piace la suspense e seguire un iter che, per la verità, in altri analoghi frangenti si è sempre rivelato assai deludente. Ma tant’è. Giunto a casa accendo la televisione e la piazzo sul Televideo ma non guardo subito il risultato bensì la classifica e la “spillo”, come a poker,dall’alto. Ecco, Juventus 48, Inter 46…..Lazio, Lazio….sarà senz’altro 42. Ma vedo scritto 45, e allora crolla tutto. Ma come? E i clacson? E poi il risultato. Speriamo di essere usciti a testa alta. Ma no, ecco un altro schiaffo. Abbiamo preso 5 pere. Ora è veramente finita, almeno per quest’anno, la storia delle false illusioni.
Dottore perché va sempre in questo modo? Devo farmene una ragione, lo so, ormai siamo ai margini di questo calcio e lo saremo fino alla fine del campionato sperando che almeno tre squadre siano peggio della nostra. Ci sarà da soffrire.
E allora volgiamo indietro la sguardo verso gli anni Cinquanta/Sessanta e ripensiamo a quel mantra tanto familiare, per noi dei super anta, che veniva via così facile, come una laica preghiera, “Rosin (o Sattolo, o Battara), Vincenzi, Marocchi, Bergamaschi, Bernasconi, Vicini ecc….ecc…
Mario Bergamaschi ci ha lasciati a 91 anni. E’ stato uno dei “vecchietti” della Samp di Monzeglio, quella del primo quarto posto. Veniva dal Milan dove aveva vinto due scudetti e partecipato alla prima finale rossonera di Coppa dei Campioni giocata all’Heysel di Bruxelles il 28 maggio 1958 persa 3 – 2 di fronte al grande Real Madrid di Santamaria, Kopa, Distefano e Gento. Ma i rossoneri non erano da meno visto che vantavano tra le loro fila il “faro” Nils Liedholm, il sommo Juan Alberto Schiaffino e, udite, udite, Ernesto “Tito” Cucchiaroni. Bergamaschi era rappresentante del calcio lineare quello in cui le formazioni erano fisse e i numeri di maglia caratterizzavano il ruolo: 2 e 3 i terzini, 4 e 6 i mediani, 5 centromediano. E nessuna “palla” ideologica. Lui aveva il numero 4 ed era un gran mediano. Ha giocato 166 partite in maglia blucerchiata e segnato un gol, che, francamente, pur rovistando nella memoria, non riesco a ricordare. Di quella “mitica” squadra sono rimasti in vita i tre portieri oltre a Toschi e Brighenti, il capocannoniere. Però mi ha fatto bene questo ricordo. Tra le brume del passato ho dimenticato la malinconia del presente.
Ciao Mario, mio eroe di un calcio perduto nella magica ed aurea filigrana del tempo.
4 commenti
Bella la foto!! Un lecca lecca a chi individua il giocatore accasciato, primo a destra, alla sinistra di Rosin. Ma è troppo facile.
Boskov…sempre nel cuore
Purtroppo sono vecchio. Ricordo bene Mario Bergamaschi, mediano classico che con Bernasconi e Vicini per molti anni compose la mediana della Sampdoria. Per il cronista anche se ero piccolo ricordo il gol di Mario si giocava a Marassi contro il Milan e si perdeva per uno a zero ed eravamo in difficoltà in quanto Jorge Toro si era rotto un braccio e giocava, appunto con il braccio al collo (allora non c’erano le sostituzioni). Bergamaschi fece un lancio per Brighenti che venne trattenuto con un fallo da rigore. Brighenti corse dall’arbitro per protestare ed i compagni lo fermarono dicendogli guarda che la palla è andata in rete. La partità finì 2-1 per la Samp e il gol della vittoria lo fece su punizione Toro con il braccio rotto al collo.Bei ricordi!!
Caro Silverfox ti ringrazio perchè hai illuminato la mia memoria. Ora ricordo benissimo il gol di Bergamaschi ma soprattutto quello di Toro con il braccio al collo e tutto lo stadio che gridava “Toro, Toro!!” Sono d’accordo con te, questi sono ricordi bellissimi anche se ci rammentano, purtroppo, che non siamo più giovani. C’est la vie!