Lasciamo da parte le amarezze dopo la partita di ieri, che ha sancito l’ennesimo pareggio. Siamo sempre quinti e mancano 5 giornate, se l’avessero detto all’inizio dell’anno ci avremmo messo 16.000 firme.
La partita di ieri è stata giocata col cuore. Ma un po’ per ansia da prestazione, un po’ per imprecisione (e limiti tecnici) e un po’ per sfortuna non siamo riusciti a portarla a casa.
Acquah ha fatto una cappellata. E’ stato osannato per tutta la settimana e poi ci ha lasciato in 10 per un fallo di mano evitabilissimo. No comment.
E’ anche vero che si sono ripetuti i casi in cui i nostri avversari dovevano finire in 10 e l’arbitro si è tenuto il cartellino in tasca.
In inferiorità numerica attacchiamo ancora, troviamo anche la rete di puro cuore Lollo, ma il vantaggio dura pochissimo.
Poi, al 90′, un episodio che può valere una stagione: Soriano trova il filtrante per Regini che galoppa sulla sinistra, Martic lo colpisce con un intervento scomposto mandandolo a terra. Un rigore da concedere.
Ma l’arbitro se la coniglia, fa finta di niente e il punteggio resta fisso sull’1-1. Bene, abbiamo avuto solo due rigori in tutto il campionato.
Inutile dire che sono spesso gli episodi a decidere le gare. E che se avessimo preso il nostro sacrosanto rigore avremmo parlato di bella partita, coraggio e cuore.
Resta il fatto che in momenti così delicati della stagione, giocando punto a punto con le altre concorrenti, una vittoria in più vale un campionato.
Ha fatto bene Ferrero a dire: “Serve uniformità di giudizio negli arbitri”, riferendosi probabilmente a qualche aiuto ricevuto dall’Inter. Un rigore non dato lo accettiamo, ma da qui alla fine questi episodi devono finire. Ora testa alla Juve, sarà partita ad alto coefficiente di difficoltà e noi non possiamo più sbagliare.
Fino alla fine, forza Samp.