Pubblichiamo il racconto di Roberto, sampdoriano doc, che ha assistito alla serata jazz in onore di Riccardo Garrone. Al di là di tutto, Duccio è stato un grande genovese che ha provato a fare molto per la sua città.
« “I fall in love” canta Gino Paoli, ed in quel momento viene da pensare alla nostra città che sta “cadendo”, con tutto il paese, in una realtà sempre più anonima e mortificante. Tutto questo avviene al Teatro della Corte in una calda serata di giugno.
Un super quintetto con il grande Gino Paoli, poeta della canzone che non conosce rivali, e poi quello che ho definito il “Maurizio Pollini del Jazz”, Danilo Rea pianista eccezionale, e ancora la tromba divina di Flavio Boltro e il magico contrabbasso di Rosario Bonaccorso e per finire il super drummer Roberto Gatto.
Ma il teatro è mezzo vuoto ed il presentatore dice che, essendo la serata dedicata al rappresentante di una certa parte sportiva della città, l’altra, per ovvi motivi, si è astenuta dal partecipare.
Se così fosse sarebbe, oltre che mortificante, la conferma della continua discesa di Genova nella provincialità più bieca.
Il Memorial Riccardo Garrone è stato un incontro musicale sopraffino per ricordare la figura di un grande genovese e con l’incasso devoluto al Mus E Onlus – progetto multiculturale europeo, ideato dal grande violinista Yehudi Menuhin, dedicato ai bambini, che si propone di contrastare attraverso esperienze artistiche l’emarginazione e il disagio sociale nelle scuole dell’infanzia e primarie pubbliche.
Giova qui ricordare che Garrone Senior oltre che Presidente della Sampdoria è stato molte altre cose e tutte assai di rilievo. Personalmente l’ho criticato diverse volte nella veste di rappresentante e N. 1 della più importante società calcistica cittadina perché, come ogni buon tifoso, ho sempre fatto voli pindarici e desiderato sempre il meglio per la mia squadra.
Ma, si sa, il tifo è qualcosa di irrazionale, troppo grande è l’amore che lo ispira. E allora è anche giusto ricordare la figura di Duccio Garrone come l’ultimo mecenate in un’epoca senza mecenati.
Basti ricordare i rapporti con varie istituzioni d’arte come ad esempio l’Accademia Ligustica, o un fatto molto anomalo legato al Teatro dell’Opera. Nel 1996, con la fantastica cifra di 12 miliardi di lire, fu praticamente il salvatore del Carlo Felice che grazie a lui potè muovere quei primi passi che lo portarono ad essere uno dei più importanti teatri lirici in Italia.
Ho sempre detto che ovunque avrebbero messo il suo busto nel foyer del teatro ma a tutt’oggi a Genova non è accaduto.
Garrone, oltre ad essere un pragmatico capitano d’industria, era un sognatore e per questo aveva perorato la causa per la realizzazione nei dintorni della città di un grande parco divertimenti. Nel 1984 accompagnò l’allora Presidente della Walt Disney Corporation, Ron Miller, con tutto il suo staff, nella zona di Voltri dove era nata l’idea per la costruzione della Disney europea.
Tra l’altro con l’investimento di molti milioni di dollari e l’assunzione di migliaia di posti di lavoro. Non se ne fece niente per la “sagacia” dei soliti benealtristi, come direbbe Renzi, i politici miopi che si son fatti beffe di un’idea favolosa che i francesi hanno preso al volo. Forse sono stati gli stessi che hanno deciso di togliere di mezzo i tram….
L’allora sindaco Cerofolini disse che “non voleva una città di camerieri” ed oggi, alla luce della crisi che ci attanaglia, questa frase sa tanto di lucida follia.
La differenza tra il Garrone patrono delle arti e quello alla presidenza della Samp credo stia proprio nella passione che, in questo caso, non era esattamente una forte attrazione per un mondo che non sentiva compiutamente suo. E quindi nasce, in qualche modo, la differenza con Paolo Mantovani dove alla “pazzia” del giocatore che “vuole vedere” il piatto dell’avversario nell’esaltante poker calcistico si contrappone una visione più schematica e meno emotiva e coinvolgente.
Altrimenti, dopo il campionato del quarto posto e l’apertura alla Champions, la storia della Samp sarebbe stata assai diversa non escludendo, con investimenti adeguati, la scalata al titolo.
Quella quadra, che giocava a memoria, con i giusti innesti sarebbe stata una macchina da gol e spettacolo.
E’ andata diversamente. Pazienza. Nel merito di Riccardo Garrone va comunque la salvezza della società blucerchiata dal fallimento ed è una gran cosa.
Per inciso la sera del concerto (10 giugno) era presente il figlio e per la verità sembrava un po’ nervoso. Lo dico adesso a posteriori ma lui in quel momento sapeva già tutto…Non è stato bello il suo addio alla Samp e la storia credo lo giudicherà impietosamente.
Ed ora posso anche dire che nella classifica dei presidenti blucerchiati, considerando le potenzialità, per me Edoardo sta all’ultimo posto. Molto meglio il “povero” Colantuoni, l’”Avvocato di campagna”. Che poi era anche scaltro.
Un esempio per tutti fu la cessione del fumoso (ancorchè genialoide) Bob Vieri alla Juventus per 400 milioni (dell’epoca!) più Romeo Benetti. Un colpo da maestro!
E comunque noi tifosi conoscevamo i nostri limiti e vivevamo sereni nella consapevolezza della posizione che ci toccava.
E poi ci salvavamo, quasi sempre! Beh, veramente con Colantuoni siamo anche retrocessi però non è stata una sua colpa perché le risorse, pochissime, non permettevano altro.
E’ dura essere sempre amati nel mondo del calcio e per una valutazione serena dico che tra il grande Paolo ed il nano Edoardo ci sta molto bene Enrico che è stato ingiustamente sottovalutato ma che ha fatto assai bene, pur tra qualche errore (e chi non ne fa?) ed io, sinceramente, vorrei fosse ancora il Presidente della Sampdoria. Va bene, si parlava di una bella serata in jazz dedicata a Garrone padre. Ricordiamolo così, alla maniera di Paoli, Senza Fine ».
2 commenti
Gran bell’articolo. Complimenti all’autore!
“E comunque noi tifosi conoscevamo i nostri limiti e vivevamo sereni nella consapevolezza della posizione che ci toccava.”
Ecco, direi che questi limiti ormai ve li siete tutti dimenticati (insieme all’incredibile retrocessione di Enrico Mantovani).