L’avventura brasiliana inizia con una notizia dai discreti effetti comici. L’Arcidiocesi di Rio non ha affatto gradito l’accostamento tra la maglia azzurra, il numero 10, quello del Pibe di Bari Vecchia Cassano, e la solenne figura religiosa che sovrasta la metropoli brasiliana.
Unire il scaro col profano? Giammai!
Anzi, forse, per la Chiesa brasiliana, Fantantonio è il giocatore meno vicino ai valori religiosi che possa esistere.
Tutto è iniziato con la pubblicità sparata sugli schermi Rai, con il celebre Cristo Redentore del Corcovado, che indossa la maglia numero 10 azzurra, quella che spetterà a Fantantonio ai Mondiali ormai alle porte.
Ma è solo il primo dei tanti auto-gol che probabilmente farà Mamma Rai da qui alla fine della coppa del Mondo.
Già le figuracce sono cominciate: le cronache mondiali sono iniziate con una bella ventina di minuti di buio pesto durante la sfida Italia-Fluminese.
Durante la gara è saltato in pieno il collegamento ed è apparsa una scritta, malinconica, che non si vedeva dagli anni ’50. “Siamo in attesa di ripristinare la linea..”.
E va bene, la Rai si è discolpata dando la responsabilità dell’accaduto alla dormiente regia brasiliana.
Ma sulla vestizione del solenne Cristo con la maglia di Antonio O’Pibe di Bari, la Chiesa di Rio non è andata per il sottile. “Blasfema, oltraggio” – ha tuonato l’Arcidiocesi contro la Rai, che, per la cronaca, ha fatto anche il seguente paragone:
“Sarebbe come se una tv brasiliana facesse uno spot con mulatte in atteggiamenti sconvenienti con i gladiatori del Colosseo”.
Per il promo considerato blasfemo, realizzato in Rai su indicazione di Costanza Escaplon, reponsabile comunicazioni e relazioni esterne, la tv di Stato si è quindi beccata una richiesta di danni dall’Arcidiocesi brasiliana per 7 milioni di euro, che ha convinto la Rai a ritirare lo spot all’istante.
E dire che Fantantonio, per molti tifosi, ha avuto in passato anche degli attributi divini..