(In memoria di Vujadin Boskov)
C’era una volta il 20 Maggio 1992…. Quella mattina mi ero svegliato presto dopo una notte quasi del tutto insonne. Ero nervoso, eccitato, molto agitato.
La mia squadra del cuore giocava per la Storia. Nella città più importante del vecchio continente affrontava un grande e blasonato club per cercare di vincere il Must di tutte le coppe, quella a cui potevano partecipare solo le formazioni che avevano vinto il campionato nel proprio paese.
La mia fantasia era già in viaggio, non riuscivo a fermarne la corsa per il desiderio che da sempre agognavo. E, poi, per il viaggio vero, c’era un problema. Dovevo prendere l’aereo e quello sarebbe stato, per me, il battesimo dell’aria.
Avevo, quindi, un po’ di apprensione ma la riflessione sulla partita era talmente forte da riuscire ad anestetizzare paure e timori per quella nuova esperienza del volo. Già all’aeroporto la vista dei nostri tifosi, le bandiere, i colori più belli del mondo, e poi gli aerei schierati sulla pista, fu una cosa così eccitante che riuscì a sgombrare la mente da ogni altro pensiero.
Alla partenza quasi non mi resi conto del decollo perché i cori, i canti festosi, mi avevano completamente avvolto in una sorta di bolla fantastica, elettrizzante e travolgente.
All’arrivo in città ci fu il tempo per vedere piazze, monumenti, palazzi, tutto ciò che rendeva importante la fama di quella Capitale. Ma io avevo la testa altrove, mentalmente ero già seduto sugli spalti del grande stadio.
Arrivammo in quell’immensa cattedrale del calcio lanciando strali ironici (e loro a noi) ai nostri antagonisti. Poi la partita iniziò e come per magia scomparve ogni pensiero negativo anche perché la nostra squadra teneva testa ai rivali ed anzi dava l’impressione di poter vincere.
Le occasioni, per la verità, non mancarono da ambo le parti ma il risultato non si sbloccò per tutto il primo tempo. Nell’intervallo lo spettacolo si spostò nei presidi dei tifosi. Settantamila, e la metà venuti dalla nostra città. Una cosa mai vista!
Nella ripresa le cose non cambiarono fino a quando il nostro giocatore più rappresentativo si ritrovò una palla sulla corsia destra, la teneva fra i piedi quasi fosse un dono del cielo cui non poteva rinunciare, e correva in quella verde prateria come un purosangue baio lanciato verso il traguardo più bello.
Poi strinse verso il centro, guardò la porta e l’ultimo uomo che gli veniva incontro e allora, come il torero a “los cinco de la tarde”, lo infilò con un diagonale magico alla sua destra mentre un immenso boato, quasi fosse il ruggito di un gigantesco leone, si levò in cielo con la forza estrema di una liberazione che spazzava via ogni pensiero che non fosse la voglia di vincere quella partita. GOOOOL!!
Quel grido di gioia, come una catarsi universale, arrivò dai video in tutte le case del mondo. Ci fu la strenua ricerca del pareggio da parte degli avversari, ma tutto fu vano. Avevamo vinto la Coppa! Ricordo la felicità di tutti noi e quella degli atleti in campo e il nostro grande allenatore portato in trionfo. Poi non rammento altro. So solo che telefonai a casa per manifestare ai miei tutta l’esaltazione di quel momento.
E poi piansi, perché quello era un meraviglioso spicchio di tempo che avrei ricordato per il resto della mia vita. Ecco, questo è il breve racconto di una magica giornata, un fatto accaduto in un pianeta gemello della Terra, Oniricum, in una galassia parallela, un posto dove, al solo pensarli, i sogni si realizzano.
Ed i nomi, lassù, sono gli stessi del nostro mondo di verità. Genova, Londra, Wembley, Coppa dei Campioni, Sampdoria, e poi Pagliuca, Mannini, Katanec, Pari, Vierchovood,Lanna,Lombardo, Cerezo, Vialli, Mancini, Bonetti, Invernizzi, Buso ed infine l’immenso Vujadin Boskov, il grande condottiero che ricordiamo con tanto affetto e simpatia in una triste giornata d’aprile nel Terzo Millennio. Addio, Vuja!
Grazie a Roberto, grande tifoso blucerchiato, autore di questo pezzo
3 commenti
Eh si, maledetto 20 maggio 1992, lo ricordo come fosse ieri la fila di aerei che partivano dal Colombo la mattina, uno dietro l’altro, in trentamila per l’appuntamento con la storia… Quel maledetto pallonetto che ha cambiato direzione all’ultimo, piu’ di uno urlò “gol”, mai visto Vialli sbagliare da li, erano i suoi gol. Fu un sogno e li si interruppe, capimmo che era finita un’epoca.
Come ha detto sessarego, paolo mantovani fece l’errore di rivelare la cessione di vialli poco prima della partita… Ma pazienza! Siamo entrati lo stesso nella Storia. forse in quei tempi memorabili non potevamo capire quanto quelle stagioni fossero uniche! ma forza samp, sempre e comunque!
Secondo me il risultato di quella partita non cambia di una virgola quella straordinaria pagina di calcio che fu la Sampdoria di Paolo Mantovani (e anche nostra…)