Quell’incapace di Gervasoni ci ha sottratto probabilmente due punti. Il fischio sulla ribattuta del tiro di Palombo è un’insulsaggine totale. Il regolamento parla chiaro: se c’è continuità dell’azione il gioco deve proseguire. E più continuità di così! Tra la risposta di Padelli e l’irrompere del Pozzi ritrovato sarà passata una frazione di secondo… Non esiste un fischio del genere, arbitro di merda!
Sul 2-0 c’erano buone probabilità di portare a casa la partita: avremmo chiuso le cerniere, Delio Rossi si sarebbe sbizzarrito con i moduli che gli piacciono in vecchiaia, un bel 8-1-1 da piazzare davanti a Tarzanello Da Costa, con Palombo a respingere anche con le chiappe ogni conclusione avversaria e Gastaldello pronto ad utilizzare la falce agricola contro le incursioni di Cerci.
Ma Gervasoni ha fatto la stronzata, parzialmente (e solo parzialmente) riscattata da un rigore farlocco fischiato al 92′ e realizzato da Eder. Il Toro, in quel momento, aveva la partita in pugno e solo un miracolo del finale, di quelli che ci stanno tenendo a galla nelle prime partite, poteva salvarci. Così in effetti è avvenuto.
Il primo tempo, bisogna dire, è stato buono, specie se rapportato alle ultime deludenti prestazioni. L’idea di Delio di schierare il tridente dall’inizio ha dato segnali positivi: la Samp addirittura ha attaccato e concluso delle azioni, roba inaudita per il primo mese di campionato.
Pozzi e Sansone hanno dimostrato anche una valida intesa. Sansone ha sbagliato la prima rete, su una bella torre di Pozzi, e poi ha siglato il vantaggio con un sinistro dei suoi, lanciato di prima intenzione dallo stesso Pozzi con un colpo di tacco sbilenco. Gabbiadini, invece, è apparso svagato, involuto, poco deciso negli appoggi: le palle che arrivavano dalla sua parte erano costantemente palle perse: Gabbia riprenditi!
Nella ripresa il Toro ha reagito e si sono palesati di nuovo tutti i limiti di una squadra costruita alla cazzo di cane. I dieci minuti di attacco granata potevano esserci fatali. Errori da oratorio… Ci si è messo anche Obiang con un rinvio da non vedente sui piedi di Immobile. Poco dopo, il fulmineo contropiede granata con Cerci che arriva ad un metro dalla porta e Da Costa che salva miracolosamente. Poi arriva il rigore, sulla solita incursione per vie centrali degli avversari e l’intervento spastico di Palombo.
L‘1-2 sembrava averci definitivamente schiacciato. E in effetti assistiamo alle ultime malinconiche sortite offensive doriane, che non darebbero fastidio ad un moscerino: niente schemi offensivi, niente sovrapposizioni, niente organizzazione da serie A. Gentsoglou fa i lanci di un metro dal centrocampo, Gavazzi, tutto naso, gioca praticamente in difesa. Le pallette buttate in area senza convinzione sono addomesticate senza problemi dai granata. Ci va bene che, dopo la follia del primo tempo, Gervasoni si sente in vena di regali e arriva, insperato, il rigore del 2-2.
Alla resa dei conti non abbiamo vinto neanche questa volta: 20 partite e una sola vittoria, regalata, con la Juventus. In pratica un girone intero. Sfido qualsiasi squadra menomata ad aver fatto di peggio: neanche il Pescara colabrodo dell’anno scorso, neanche l’Empoli o il Cesena dei tempi peggiori. Siamo grammi, ragazzi. Se la buona sorte non ci aiuta, sarà dura arrivare a gennaio con un po’ di punti in cascina… “Il pesce puzza dalla testa”, la Sud srotola lo striscione al termine della partita. E, se non fosse chiaro, fa anche il nome del presidente, per di più assenteista. La dirigenza ha inanellato una serie di errori, dovuti al disinteresse, all’incapacità, all’assenza di attaccamento alla maglia, al menefreghismo verso chi si reca allo stadio… C’è da rabbrividire.
Ora la pausa. La squadra si lecca le ferite, in attesa della sfida col Livorno, un altro match rivelatore. Sarà un anno molto duro, sotto tanti punti di vista.