Appuntamento con Roberto C, autore delle Memorie Blucerchiate. Il grande tifoso sampdoriano fa il punto sulla situazione, a poche giornate dalla fine con il discorso salvezza ancora aperto.
Parola a Roberto.
Meglio essere chiari fin dall’inizio. A me non piacciono i luoghi comuni, i cliché, le frasi fatte. Nella vita, come, e soprattutto, nel calcio. Ad esempio che i tifosi siano determinanti e spesso riescano a vincere le partite. Non è vero, ovviamente. Se così fosse avremmo battuto, tutto sommato, una modesta Roma perché la Sud è tornata “grande” ma in campo ci vanno i giocatori e abbiamo visto cosa sono stati capaci di (non) fare. Allo stesso modo, e ancor più maggiormente, avremmo perso la famosa partita di Sofia con la Stella Rossa sostenuta da 60.000 assatanati in una bolgia infernale, come ha ricordato recentemente Pietro Vierchowod, oltretutto “in un clima di terrore che si creò per tutta la giornata”, tifosi serbi che “armati di mazze e bastoni da hockey, davano la caccia all’italiano.”
E oltre a tutto la squadra di Belgrado era composta di fenomeni. Come siamo stati capaci nel superare l’ostacolo? Semplicemente disputando una partita perfetta! Alla faccia dei tifosi “nemici” che alla fine ci applaudirono pure!
Ma se, tornando alla partita con i giallorossi, non riesci a fare un tiro pericoloso e sbagli una rete all’inizio, non troppo difficile da realizzare, con Tuttino…pardon Thorsby, allora sono dolori. Ma la cosa che più fa arrabbiare sta nel fatto che, preso il gol, ti abbandoni alla rassegnazione pensando che non avremmo segnato nemmeno giocando due mesi di fila (questa è una caratteristica che spesso ha accompagnato la storia della Samp minimalista) e oltretutto avendo di fronte una squadra che di tiri ne ha fatti…uno!
E qui si apre un altro scenario. Non mi piace che un eventuale successo sia stato presentato come un “impresa”. Ma va là…Le imprese sono altre, ad esempio proprio quella appena citata, ma lì la Samp aveva in campo: Pagliuca, D. Bonetti, Lanna, Vierchowod, Cerezo, Katanec, Pari, I. Bonetti, Lombardo, Mancini, Vialli. E in panchina non aveva un “marmottone” ma quel “diavolaccio” di Boskov. Questo tanto per essere chiari. E poi, scendendo in particolari di non diretta pertinenza blucerchiata, mi fa strano sentire il cronista affermare che “per la Roma con questo successo si aprono scenari interessanti”. A me sembra che tali siano solo per il…cassiere. E già perché se ci muoviamo sul piano prettamente sportivo quali sarebbero questi orizzonti? Fare un paio di turni in Europa per poi uscirne al più presto. Perché questo è il livello del nostro calcio sia di club che anche della Nazionale per la quale il successo agli Europei a questo punto va derubricato come “incidente di percorso” del quale in passato sono state beneficiate nazionali come la Grecia (2004) e la Danimarca (1992) i cui campionati non sono famosi per la bontà del calcio espresso. Pensando al match “Juventus – Inter” detto “derby d’Italia” mi è venuto giù il pensiero che sarebbe meglio ridefinirlo, alla maniera romanesca, “derby de noantri”. Di noi poveri italiani privi di valori e qualità europee.
E dunque, tornando dalle nostre parti, mi sembra di poter dire che il discorso salvezza è ancora di là da risolversi. Al momento in cui scrivo non conosco ancora il risultato di stasera al Bentegodi. Ma se il Genoa lo passa indenne allora si dovrà necessariamente contare sul Cagliari come terza condannata e quindi sperare che perda a Genova. Qui il tifo contro è superato. E allora ripeto che per noi ci sarebbe voluto in panchina uno come Blessin il quale ha a disposizione una rosa che, a mio modesto parere, è nettamente inferiore a quella blucerchiata. Vedremo. Poi magari il Verona li fa a fette. E quindi cambieranno le prospettive.
P.S. 1
Voglio unirmi agli amici della Redazione per evidenziare ancora e sempre quanto sia un marchio di orrore la guerra nella natura umana. Ma ormai gli aggettivi sono stati usati tutti. Mi limito a citare due frasi emblematiche al riguardo. Per anni, dovendo fare quotidianamente Corso Aurelio Saffi, mi è capitato di leggere sul frontespizio della Casa del Mutilato (eretta nel 1937), la scritta “La Guerra è la lezione della Storia che i popoli non ricordano mai abbastanza”. Pare che sia stata concepita dal quel “personaggio” che Il 10 giugno 1940 si affacciò alla finestra di Piazza Venezia ed annunciò ad una folla oceanica beata e beota che “La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Francia e Inghilterra.” Questo anche per dire che, come disse quel genio sempre attuale di Karl Marx: “ La Storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa.” Ed è necessario, a tal proposito, aggiungere che il nome di Marx è sempre stato affiancato a quello della Russia, anzi meglio, dell’Unione Sovietica. Mai accostamento fu più sbagliato.
P.S. 2
Pensando ai tiranni che da sempre si baloccano con la guerra, e ai generali con l’uso delle armi (ovviamente per gli altri…i sottomessi), si veda al proposito il film “Orizzonti di gloria” (1957) di Stanley Kubrick nella famosa scena in cui vengono fucilati i disertori, ecco allora che mi viene da pensare all’inizio del film (per me c’è sempre di mezzo il cinema…) “Bello, onesto, emigrato Australia…” (1971 di Luigi Zampa) in cui la prostituta Carmela (una splendida Claudia Cardinale) dice al suo magnaccia che voleva impedirle di prendere l’aereo per continuare a sfruttarla “Mettece a tua sorella sul marciapiede”.
P.S. 3 Come direbbe Totò. “Ci salviamo? Ma sì ci salviamo”
3 commenti
Caro Roberto citando la barzeletta che si raccontano in “La haine” di Mathieu Kassovitz….il tale che cade dal grattacielo si dice piano dopo piano fino ad ora è andato tutto lisco.
Ci danno una mano le altre dietro…fino ad ora
complimenti per i tuoi editoriali colti e sottilmente provocatori che danno il tono a questo civilissimo blog: parlare di cultura e di storia quando il calcio – per definizione metafora della vita – è ridotto così (soldi tanti, qualità poca e pathos zero) è ossigeno per chi ama(va) questo sport e continua a credere in certi valori che non ci sono più.
Grazie Roberto
Grazie a te Robmerl per le belle parole