La più grande impresa della storia della Sampdoria, trent’anni fa. Molti non lo sanno, ma ricorre in questi giorni il trentennale di un momento epico.
Aprile 1992: la Sampdoria era sul tetto d’Europa, e quindi del mondo. Momenti magici e indescrivibili.
Tanti Sampdoriani li hanno vissuti. I più giovani possono ascoltare le parole di uno degli eroi di quel tempo. Sono le parole dello Zar Pietro Vierchowod, fra i più grandi giocatori che hanno indossato la nostra maglia. Di certo lo Zar è stato il più grande difensore, il più grande numero 5 della storia blucerchiata.
La bellissima intervista su Repubblica di Stefano Zaino merita di essere pubblicata pari pari. Un racconto indelebile della nostra Storia.
Per tanti tifosi, soprattutto per chi l’ha potuta vivere allo stadio, in quel catino bulgaro, con atmosfera infernale, è stata la più grande impresa nella storia della Sampdoria, per il clima che si era creato, per l’importanza della posta in palio, i Blucerchiati se volevano raggiungere la finale della Coppa dei Campioni potevano solo vincere, per lo spessore dell’avversario, la Stella Rossa, una banda di fenomeni, chiamata a difendere il trofeo dell’anno prima.
La battaglia di Sofia, termine per nulla fuori luogo, non ha portato allori in bacheca, scudetti, Coppe Italia, o apoteosi europee, ma è difficile trovare nel lungo percorso blucerchiato una partita più perfetta di questa.
Lo pensa anche Pietro Vierchowod, una colonna di quella squadra, protagonista in campo e prima della gara, ricordandola esattamente trent’anni dopo.
Perché il capolavoro di Sofia è datato 1 Aprile 1992, oggi ricorre il prestigioso anniversario
Vierchowod, perché quella può essere definita la partita delle partite, la vittoria per eccellenza?
“Per tanti fattori che uniti assieme rendono il trionfo eccezionale e immortale. Innanzitutto bisogna ricordare il clima di terrore che si creò per tutta la giornata. I serbi erano in guerra, in noi italiani vedevano la Nato, l’Occidente, ci odiavano. Fa effetto, pensando all’Ucraina, parlare di queste cose ora, ma sotto certi aspetti la situazione era simile. I loro tifosi armati di mazze e bastoni da hockey, davano la caccia all’italiano. Se lo trovavano erano dolori.
Ai Sampdoriani fu raccomandato di non andare per strada, di restare in hotel.
Rammento tutto. Ricordo la paura di mia moglie Carmen, di alcuni miei amici, di tanta gente che conoscevo, Proibito fare i sottopassi, erano luoghi per agguati. La gente si rifugiava nelle chiese, nei negozi. Un clima di terrore incredibile. Molti furono i feriti. Pensare che si era evitato di giocare a Belgrado, per evitare guai, data la guerra civile in Jugoslavia. Ma Sofia era a 80 km, ci arrivarono 60mila tifosi e naturalmente tutti i più feroci.
Per voi giocatori come furono le ore della vigilia?
Simili a quelle dei tifosi. Ezio Marchi, il massaggiatore, fu aggredito e picchiato,. Eravamo in passeggiata con Boskov, lui era rimasto una cinquantina di metri indietro. Fatali, prese un sacco di botte. Potete immaginare con che spirito ci trasferimmo allo stadio.”
E qui, nell’epica della sfida, durante il riscaldamento arriva un’altra immagine iconica.
“Lo so cosa vuole dire, ma non so se sià giusto darle tutto quel peso”.
Siamo costretti a farlo noi: i giocatori della Samp, comprensibilmente, avevano paura.
Dopo la città, anche il clima allo stadio non prometteva nulla di buono. Si era deciso di fare il riscaldamento negli spogliatoi. Invece…
“Ci voleva un gesto forte, per vincere il terrore, per far capire che eravamo pronti a giocarcela. Decisi di andare in campo a torso nudo, da solo, di fare il riscaldamento sotto la loro curva, guardandoli, mentre mi insultavano. Dissi ai compagni: io vado, chi vuole venirmi indietro…
Lo sa che molti attribuiscono a quel gesto il segreto dell’impresa?
“Non lo so, di sicuro fu l’inizio. Lo sapete io ero un po’ matto, di sicuro incosciente. Fui un esempio, trascinai, ma i miei compagni non furono da meno. In campo disputammo la partita perfetta, anche perché mettemmo in evidenza pure il resto, non solo i loro tifosi violenti” .
Tipo?
“Affrontavamo una squadra di fenomeni. Io dovevo marcare Savicevic, un fuoriclasse. Non gli feci toccare palla. E poi c’erano Mihajlovic, Jugovic, Pancev, Belodedici, Stojkovic e tanti altri ancora. Era quella la finale e, seppure in un girone, non potevamo permetterci il pareggio. La Stella Rossa era più forte del Barcellona, ciò non fa che aumentare il rimpianto di Wembley. Non solo: dopo 11 minuti eravamo già sotto. Punizione di Mihajlovic, rete, corrida. Ma pure noi eravamo forti, rispondevamo colpo su colpo,: fondamentale il pari di Katanec prima dell’intervallo. Nella ripresa non ci fu storia: dominio, gol di Vialli e Mancini, trionfo, la nostra gente in delirio. Volete sapere la cosa più incredibile? A fine gara uscimmo dal campo fra gli applausi. I tifosi della Stella Rossa avevano capito: eravamo noi i più forti, li avevamo conquistati. Entrando nella storia”
5 commenti
Sono assolutamente d’accordo sul fatto che quella partita sia stata la piu’ grande impresa della nostra storia per tutti i motivi che sono stati elencati da Vierchowod.Mi vengono ancora i brividi nel pensare che sarei dovuto andare a Sofia con mio fratello ma poi per motivi logistici ed economici rinunciammo proprio all’ultimo istante.
Le ultime tre righe mi hanno fatto venire un groppo in gola e gli occhi lucidi…
Ricordo perfettamente quella gara,
( anche perchè non di rado la trasmettevano su Samp TV )
anticipata da quella delle rumente in casa con l’Ajax…
Che dire,
come al solito quelle autentiche imprese mi sembravano la normalità,
per me era normale che la nostra SAMPDORIA potesse vincere ovunque e contro chiunque,
non mi rendevo conto…
Roba che se accadesse adesso temo che non reggerei…
grandissimo zar,,,il più forte difensore nella storia della sampdoria,,,,,,
Io la ricordo bene. Non ero allo stadio, l’ho vista in Tv. Grandissima partita e grandissima Sampdoria. Si se avessimo incontrato in finale la Stella rossa avremmo vinto non perchè fossero più deboli del Barcellona ma, esclusivamente, molto meno potenti politicamente. A Wembley c’ ero e ricordo che da in piedi sulla seggiola dietro la porta del Barcellona mi ritrovai senza accorgermene seduto in terra. Mia figlia, spavenata credeva avessi avuto un malore. La palla di Vialli uscì di pochi centimetri forse prese un ciuffo d’erba. Partita registrata l’ho rivista solo anni dopo.
ognuno di noi ha il suo ricordo personale di quel giorno, purtroppo fui costretto a saltare la prima mia partita europea perche’ al mattino dovetti sostenere l’ orale del concorso per l’ insegnamento…interrogato dal prof.marino che poi una settimana dopo vidi e capii essere abbonato di sud…la vidi in tv a casa di un amico fraterno e al nostro 3 goal mi misi a urlare che era meglio di riuscire a scoparsi sabrina salerno, il tutto davanti agli occhi della madre allibita….nel frattempo altri miei amici a sofia erano gli unici a non essersi accorti della caccia all’ uomo perche’ erano in un…casino…ed arrivarono in taxi solo all’ ultimo allo stadio…e come dimenticare lo striscione volgare riservato dai serbi alla nostra francesca e i loro cori di bestemmie in italiano a cui si rispondeva con altre bestemmie tra il loro sconcerto…credo che non solo i giocatori ma anche i tifosi presenti quel giorno alla fine si siano guadagnati il rispetto dei serbi dopo la mattanza…storie meravigliose ma che dubito si possano raccontare ai nipotini anche se a mio figlio, ormai cresciuto, ho raccontato tutto