Appuntamento con Roberto C, autore delle Memorie Blucerchiate. Riflessioni sulla realtà doriana. A Lui la parola:
Ce l’ho, mi manca. Mi sembra proprio di essere tornato al tempo dei pantaloncini corti, in un viaggio nel passato, per ritrovare quel bambino che sono stato e forse, per fortuna, è ancora dalle mie parti. E’ proprio così. Infatti, ancora oggi, sono alle prese con le figurine e relativo album anche se il famoso scambio non può avvenire per mancanza, ovvia, di persone cui relazionarmi. E’ successo perché, deviando dal solito supermercato che frequento abitualmente, mi sono trovato da un concorrente solo perché ha un certo prodotto che altrimenti non riesco più a trovare. Qui ho scoperto l’iniziativa delle figurine a scelta fra le due squadre cittadine. Per ogni dieci euro di spesa si ha diritto ad un pacchetto che ne contiene quattro. Però devo dire che, dopo la sorpresa iniziale, ed il desiderio di stare al gioco, ritrovando il tempo antico, mi sono reso conto che certe iniziative sono improponibili al giorno d’oggi.
Il prodotto in sé è buono, sia per la grafica che per gli inserti adesivi da sistemare nei relativi riquadri. Ai miei tempi, per dire, bisognava usare la colla. Il fatto è che quando apri il raccoglitore ti trovi subito le due pagine dedicate a…Roberto D’Aversa, che del mondo blucerchiato è solo un brutto ricordo. E poi a seguire, dopo il foglio dedicato ad Audero, ecco Nicola Ravaglia (Carneade, chi era costui?) e, con i giocatori della rosa attuale, ci sono anche le cartelle dedicate a Chabot, De Paoli, Dragusin, Silva, Verre, Torregrossa, Ciervo. Ha un senso tutto ciò?
Forse l’unico settore valido è quello dell’ultima parte dedicata ai “Profeti in patria”, giocatori come Arnuzzo, Nicolini, Chiesa, Rosin, Lanna, ecc… o ancora i “Top 33”, il meglio della storia blucerchiata, con i campioni più forti di sempre, quelli il cui il ricordo è incancellabile. Ma è veramente poco per una raccolta che per buona parte sa tanto di già superata. Il tempo in cui viviamo è troppo frenetico, non a caso è determinato dal consumismo che tutto avvolge e subito si perde per finire nel dimenticatoio. I valori sono assai rari e quelli spacciati per tali sono solo il prodotto del battage pubblicitario che impone mode e modelli sulla stanca acriticità del tessuto sociale. Un po’ come avviene, se mi è permesso il parallelo, nel mondo della musica. Guardiamo l’appena trascorso Festival di Sanremo. Per quel poco che ho seguito mi è sembrato un caravanserraglio di pochezza pur esaltato dai media. Mi verrebbe da dire: ma di che cosa parlano? La peggiore canzone dell’edizione 1968 (a mio parere la migliore delle 72) era di gran lungo più pregevole della più bella (si fa per dire) di quelle appena proposte. E poi tra gli interpreti, a parte tutti i grandi italiani (Endrigo, Vanoni, Leali, Ranieri, Celentano, Modugno ecc..) troviamo nientemeno che Wilson Pickett, Dionne Warwick, Eartha Kitt, Paul Anka, Shirley Bassey, Timi Yuro e, udite, udite, l’immenso Louis Armstrong che, da solo, ha dato senso alla storia sanremese. Gente che chi ha qualche anno sul groppone conosce assai bene e sa valutare nella loro grandezza. Giganti versus nani, questa la realtà. Fine nell’incursione.
Ritorno al Country Samp. Che dire? La storia di quest’anno non è tuttora facile e ci vorrà un grande impegno per portare a casa la pellaccia. Ci sono squadre che sembravano già retrocesse ed ora sono col fiato sul nostro collo e già si può immaginare che ancora una volta la faranno franca e che si sono riprese proprio per la nostra insipienza. Altre la cui condanna parrebbe certificata ma si propongono invece per un super finale di campionato. Se è vero che 40 punti, o anche meno, significa salvezza allora dobbiamo esaminare le squadre dal Bologna in giù considerando però che felsinei e udinesi oltre al loro bottino attuale (28 e 27 punti) hanno anche una partita in meno. Fa ancora caldo. E presumibilmente domenica sarà difficile fare punti. Dateci dentro ragazzi che se la facciamo franca poi probabilmente ci saranno le condizioni per tornare grandi. O quasi.
Vorrei, infine, al proposito, porre all’attenzione un’ultima considerazione. Poiché i tifosi sono sempre gli ultimi a conoscere i fatti che si svolgono nelle stanze segrete del potere, il fatto che Bereszynski abbia rinnovato il contratto fino al 2025 non dipenderà dalla consapevolezza e dalla conoscenza, e quindi dalla sicurezza, del prossimo cambio di proprietà? Sapendo che sarà pure di un certo livello? Perché altrimenti riproporsi per altri tre anni in una società dal futuro fosco e poco chiaro?
2 commenti
Vediamo se li riconosco: foto a sinistra Vincenzi allenatore, Cacciatori, X, Santin, Rossinelli, Lodetti, Prini, Lippi, Badiani, Boni, Maraschi, Salvi. Foto di destra: Cacciatori, Santin, Rossinelli, Lodetti, Prini, Lippi, Badiani, Boni, Cristin, Improta, Petrini, Pellizzaro, Salvi, Maraschi, l’ultimo mi sfugge ? Sembrerebbe Sabatini Mah forse Corni??
Assolutamente si Roberto.
La sensazione è che, magari non è ancora sicuro su chi sarà il nuovo proprietario ( ma ci scommetterei ci sia già un “probabile”), ma si sa già che, comunque vada, si cadrà in piedi, e anche molto bene in piedi! Ci sono tanti indizi. In primis da ciò che è successo come movimenti di giocatori (e ricordo anche il contratto a Conti), come da te detto. Secondo, l’atteggiamento di Lanna. Questo periodo mi ha messo molta serenità su questo aspetto. In ogni caso, serenità mi sembra di vederla in tutti coloro che a tutti i livelli nella Samp ci lavorano, al netto ovviamente della contingenza dei risultati delle partite. Lanna in TV qualche sera fa ha detto che se ci sarà da lottare per fare finire la Samp nelle migliori mani possibili lo faranno. Ognuno può leggerla come vuole, ma minimo minimo, c’è da rilevare che si potrà scegliere… non poco.