Roberto C, autore delle Memorie Blucerchiate, fornisce il suo punto di vista sulla situazione attuale: come superare le difficoltà societarie che non danno grandi speranze per il futuro?
Ecco il Roberto-pensiero:
“Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è una parte del tutto. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te”.
Bella questa esortazione del poeta inglese John Donne (1572 – 1631) e la faccio mia in un momento speciale in cui sento di dovermi astrarre dal “particulare” e dall’analisi del mero quotidiano per cercare di vedere una realtà che è in via di trasformazione e rischia fortemente di vedere un prossimo futuro con i nostri colori in una posizione di netta inferiorità. Ed è inutile girarci tanto intorno facendo finta di niente o peggio ancora rinchiudendosi nel proprio steccato vantando meriti lessical-sportivi che, nel momento del bisogno, non hanno alcuna valenza se non di essere autoreferenziali.
Per dirla in soldoni è del tutto controproducente l’atteggiamento tipico di certi tifosi che negano l’esistenza dell’avversario quando, di riflesso, la sua esistenza è motivo anche determinante del proprio essere. E per risultare ancora più chiari, qui si rischia, di questo passo, di fare la fine dei tifosi granata ormai palesemente e tristemente “figli di un dio minore”. Esagero? Può darsi, pur se leggo su Club Doria 46 a proposito dei Concordati Eleven Finance, “Sembra un paradosso ma pochi giorni dopo la cessione del Genoa agli americani del fondo 777 Partners, la Sampdoria rischia di cadere in un burrone” questo perché il Tribunale di Roma ha aperto il procedimento di revoca del concordato preventivo di Elevan Finance. Io credo che sia giunto il momento di agire, quantomeno come intenzioni e poi nelle azioni concrete, a partire dalla base per finire al vertice. E seguire la linea dell’azionariato popolare che nel calcio sta avendo realizzazione a Milano nerazzurra con il motto “Se non ora, quando?” lanciato da Interspac rivolto a tutti, non soltanto per i tifosi interisti. “E’ un modello che può funzionare a livello italiano. Stiamo parlando della partecipazione di un numero elevato di tifosi nelle quote del capitale della squadra che amano” dice Carlo Cottarelli presidente di Interspac. “E’ il desiderio di dare alla propria squadra stabilità, oltre ad una connotazione prevalentemente italiana: si può diventare un piccolo mattone del club che si segue per tutta la vita”. Tutti i tifosi dai più piccoli ai più grandi. C’è bisogno di un segnale forte, di un ritorno all’antico, alla proprietà autoctona e non lasciata a fondi finanziari senza cuore che ovviamente mirano essenzialmente al profitto. Ma è necessario che si schiodino i personaggi “in sonno” dalle ormai consolidate posizioni di inutili osservatori per cercare di formare la cordata principale alla quale poi si aggrapperanno tutte le altre decine di migliaia di sostenitori che amano la Sampdoria. Per entrare specificatamente nel merito sarebbe necessario, anzitutto, che la famiglia Garrone provvedesse, avendone la possibilità, di rientrare nella società alle condizioni che sono sicuramente in grado di far accettare a Ferrero, associandosi necessariamente con i Mantovani ed eventuali altri imprenditori di area blucerchiata ai quali dovrebbero seguire personaggi di fede garantita (Vialli,Mancini, Flachi, Arnuzzo, Tedeschi, la lista è lunga). Che dite? Ce la possiamo fare? Perché altrimenti non avrebbe senso il piccolo cabotaggio vantando, chi più chi meno, un amore infinito… senza futuro. E continuare, come su questo blog, le disamine tecniche su quel tal calciatore che è stato impiegato male perché non è adatto al modulo 4-4-2 ma dovrebbe essere impiegato unicamente al 4-5-1 mentre tutt’intorno il mondo frana o, alla meglio, si evolve.
Mi ha fatto molto male la sconfitta con il Napoli non tanto per il ridimensionamento (in effetti non avevamo particolari ambizioni, ecco la realtà) ma per l’ancora posizionamento della Samp nel limbo dell’anonimato quando esistono realtà come l’Atalanta che vantano un presidente italiano e non certamente il tanto evocato “bacino d’utenza” proprio loro ad un passo da Milano e da due corazzate come Milan e Inter. A me pare che si sia molto prigionieri di luoghi comuni. Ci vorrebbe qualcuno che suonasse la “diana”, che svegliasse dal torpore chi, avendone i mezzi, se ne sta nella tranquillità dei margini dai quali ogni tanto fa sentire la sua voce di tifoso infruttifero. Forse c’è la possibilità di dare la spallata finale ma ci vuole un po’ di coraggio. Magari i 777 sono dei “frilli”, come diciamo a Genova, ma se così non fosse che facciamo, li guardiamo mentre realizzano quello che la “Giggia” (Rina Govi) dice a Steva (Gilberto Govi) nei “Manezzi pe majà na figgia” : ”Stefffano siamo destinati ad andare su!”? Sveglia! Lo spirito della Samp vi guarda!
6 commenti
roberto e’ necessario che la sveglia se la dia chi ci ha regalato a questo cesso, se anche tu, io ed altri 50mila folli decidessimo di investire mille euro annue sulla samp non andremmo da nessuna parte
Ciao sono Elio. Ti ricordi di me, Giorgio nella Sampierdarena degli anni 60 ?
Approvo totalmente quello che hai scritto. Un’abbraccio
Elio ti ringrazio ma avrei bisogno di chiarimenti perché così non riesco a rintracciarti nella memoria.
Una tifoseria che fa 4000 paganti in serie A che azionariato popolare può avere? Dopo aver frequentato per più di 25 anni la gradinata non pensavo che il ns tifo organizzato finisse mai così in basso.
Ciao Roberto, come sai sono stato il primo in un commento di un anno e mezzo fa (credo) a parlare di azionariato popolare, come possibile soluzione.
Ovviamente accolto dallo scherno dei tanti per i quali tutto e’ merda ma non si deve cambiare nulla.
Facciamo un conto della serva, partendo da 20000 tifosi e un costo totale di 100mil.
Mettendo un limite massimo di possesso per famiglia al 5% (ovvero 5 mil), una decina di famiglie genovesi potrebbero gia’ coprire la meta’ dell’esborso, lascianto agli altri un costo medio procapite di 2500 euro. Gia’ cosi’ non e’ una cifra inarrivabile, siamo sinceri, si tratta di una spesa a vita.
Ma considerando che ci sono tifosi come me, che 10mila euro ce li metterebbero senza battere un ciglio, si potrebbe anche scendere.
Il perche’ non si fa va cercato nell’immobilismo, o forse nel fatto che quel 20000 tifosi sia una stima estremamente ottimista. In questo caso, purtroppo, direi che la vedo grama da tutti i punti di vista.
PpC… è utopia che una squadra di calcio di serie A possa venir aquisita cn la partecipazione della tifoseria anche si costituisse giuridicamente pr poterlo fare… Quello che invece è percorribile è che le tifoserie possano aquisire crediti della propria squadra in forma d obbligazione convertibile e diventare creditore rappresentando una risorsa come un apertura di credito Bancario e possa scalare nel tempo il 51% ma di solito un client è il business ,difficile che lo vogliano trasformare in un partner …Ora immagino tu abbia chiarissimo perchè tutti st imprenditori si buttino nl calcio e chiudano a pari o in perdita sistematicamente senza un senso apparente ,che piangano miseria ma rifiutino offerte anche considerevoli ,il motivo pr cui il debito è più ampio e più diventa appetibile pr chi arriva dopo… Credimi nessuno comprerebbe una società di calcio cn associazione di tifosi vorrebbe dire tirar fuori soldi veri o rischiare di farlo…