Puntata speciale delle Memorie Blucerchiate: il super tifoso doriano Roberto C racconta il suo incontro con il grande Pablito Rossi, icona del nostro calcio, campione del mondo e capocannoniere dei Mondiali nel 1982.
Mi rendo conto che qualcuno potrà non essere d’accordo per questo ricordo di una persona che non ha fatto parte del nostro mondo blucerchiato, però io credo che quando se ne va una figura che ha rappresentato gloriosamente l’immaginario collettivo allora le si debba rendere omaggio e onore al di là del suo colore di appartenenza e comunque sempre considerando che non abbia fatto del male.
E non è il caso di Paolo Rossi che invece tutti gli sportivi italiani ricordano con affetto e nostalgia specie per le sue imprese al mondiale di Spagna del 1982. E se in tantissimi hanno gioito per quella rilevante impresa non dimentichiamo che il merito va in gran parte ad un giocatore apparentemente esile e gracile ma assai tenace che in quella magica estate, con sei gol in tre partite, ha portato la maglia azzurra sulla vetta del mondo.
In particolare la tripletta al favoloso Brasile di Zico, Socrates e Cerezo, un’impresa difficilmente ripetibile per chiunque. E poi le due reti alla Polonia in semifinale e la prima alla Germania nella finalissima. Sei perle consecutive per una gesta che ha fatto la Storia del calcio italiano.
Ho scritto “tantissimi” perché anche allora, come sempre, c’erano gli anti-italiani, categoria alla quale, per un certo tempo, ho appartenuto anch’io, specie per un fattore ideologico, ma poi mi sono redento.
Tra i successi della sua carriera da rilevare i 66 gol in 108 presenze con la maglia del Lanerossi Vicenza di G.B. Fabbri che riuscì a portare miracolosamente al secondo posto nel campionato 1977-78. In quella superba squadra neopromossa in serie A una delle colonne era il nostro Gian Carlo Salvi. Poi naturalmente si ricorda che fu uno dei quattro italiani a conquistare il Pallone d’Oro (1982) insieme a Rivera (1969), Baggio (1993) e Cannavaro (2006).
Ho un ricordo molto bello che mi lega a Rossi e data appunto il periodo post-mondiale. Lo intervistai per il mio giornale “Il Lavoro” allo stadio Carlini dove era stato invitato per un incontro sportivo e il colloquio fu molto cordiale. Era una persona dolce e semplice, senza fronzoli, così come la si vedeva negli studi televisivi. Sedemmo entrambi sulle scalinate e rammento che gli feci domande di tutti i generi e molte, come era mio costume, esulavano dal mondo del calcio ma cercavano di scavare nell’intimo del personaggio. Provavo una certa emozione come sempre avviene quando si è a contatto con una sorta di mito che in quel preciso momento appartiene anche alla tua vita personale. Mi sembrava di parlare con l’Italia intera.
Malauguratamente se ne stanno andando tutti i riferimenti della nostra giovinezza lasciando purtroppo un gran senso di vuoto.
Morire così, a 64 anni, fa capire quanto sia fragile l’esistenza di tutti noi e così la presunzione di essere al di là di ogni concezione riguardo i limiti che la stessa vita ci ha imposto.
Addio Pablito, icona azzurra, sarai sempre nel cuore di tutti i tifosi italiani!
Ti sia lieve la terra.
4 commenti
Grazie per questo post Roberto!
A Pablito e a quel Mondiale in generale mi lega il ricordo dei primi festeggiamenti calcistici, quel pomeriggio di Italia-Brasile e soprattutto la sera della finale con la Germania, Paolo Rossi dava veramente l’impressione di una semplicità e di genuinità ormai rare nei calciatori di oggi, una persona rimasta umile nonostante abbia vinto tutto quel che si poteva vincere… davvero una grande tristezza per questa prematura scomparsa…
Grazie Roberto….omaggio dovuto
Grazie Roberto per questo ricordo ormai dimenticato nella notte dei tempi.
A maggio 1982 ero rientrato a casa a Genova dopo un anno di naja nella caserma di artiglieria a Rovigo ed ero sinceramente esaurito moralmente, ma il ritorno della Sampdoria in serie A dopo cinque anni di purgatorio e soprattutto le vittorie dell’Italia nel campionato mondiale grazie all’apporto determinante di Paolo Rossi, furono per me un viatico per ricominciare a vivere nel mondo civile dopo aver subito (ma sono comunque servite lo stesso a crescere in fatto di maturità personale) le pesanti routines militari.
Ricordo la vittoria finale dell’Italia con la Germania che scatenò un lungo corteo di gente urlante nella galleria di piazza Dante a Genova, la gente che si abbracciava (doriani e genoani) durante quella manifestazione spontanea di gioia sportiva…
Altri tempi.
diciamo che io personalmente ho gioito per la vittoria del mondiale certamente ma sopratutto per il ritorno della samp in serie a dopo 5 anni di purgatorio…altri tempi e altre speranze…