Appuntamento con le Memorie Blucerchiate del grande tifoso Roberto C., che ci racconta un episodio ‘pittoresco’ della storia blucerchiata. Ad affrontare nel 1969 a Genova il più grande calciatore del suo tempo e forse di ogni tempo (ma su questo tema non è la sede per approfondire) fu una squadra che mischiava giocatori della Samp a quelli del genoa. “Si tastava il terreno per un’eventuale fusione”, si disse in quell’epoca.
Per fortuna tutto finì in una nuvola di fumo. Tanto fumo e niente arrosto, grazie al cielo. Confondere i colori più belli del mondo con quelli destinati al pattume sarebbe stata infatti una madornale bestemmia.
Parola dunque a Roberto che ci racconta l’originalissima partita.
Il 23 ottobre 2020 Edson Arantes do Nascimiento, Pelè, ORey, ha compiuto 80 anni. Il grande calciatore carioca detiene tutti i record: Calciatore del Secolo per la Fifa, per il Comitato Olimpico Internazionale e per la International Federation football History & Statistics, Pallone d’Oro Fifa del secolo, votato dai precedenti vincitori del Pallone d’Oro, e unico al mondo ad aver ricevuto il Pallone d’Oro Fifa onorario. E ancora il solo ad aver vinto tre edizioni del Campionato del mondo di calcio (1958 – 1962 – 1970) e inoltre autore di 1281 gol in 1363 partite di cui 761 in 821 partite ufficiali alla media di 0,92 gol a partita. E’ stato eletto dalla rivista Time come “Time 100 Heroes & Icons” del XX Secolo, “Tesoro nazionale” del Brasile e “Patrimonio storico-sportivo dell’ Umanità”.
Questo per la statistica.
Ha detto Tarcisio Burgnich che lo marcò nella famosa finale di Città del Messico (1970) e non riuscì ad arrivare “lassù” insieme a lui quando colpì di testa per il primo gol del Brasile “ E’ fatto di carne e ossa come tutti gli altri mi dicevo prima di quella partita. Sbagliavo”. E pensare che nel 1958 doveva arrivare in Italia proprio all’Inter per una mega offerta del Presidente Moratti. Ma ci fu una sollevazione popolare e l’affare sfumò.
Quando il Santos, la “sua” squadra, girava il mondo per esibizioni promozionali, arrivò anche a Genova e si confrontò con la…fusione, cioè la mista Samp – Genoa che si schierò con maglia rossa, calzettoni e calzoncini bianchi in onore della croce di San Giorgio. Era il 24 settembre 1969 e trentamila spettatori accorsero a Marassi per questa originale esibizione alla quale purtroppo non potei partecipare perché in quel tempo mi trovavo a Civitavecchia e vestivo la divisa militare. Era stata organizzata dal Presidente Colantuoni di comune accordo con il suo omologo Fossati per “tastare il polso dei tifosi” al fine di poter arrivare alla fusione. Che per fortuna non c’è stata e lo dico senza polemica. Sarà stato anche per la disastrosa prestazione del…Genova.
“Santos travolgente” titolarono i giornali locali per un 7 – 1 finale che non lasciò dubbi sulla differenza tra le due squadre. Per la cronaca Pelè firmò due gol il primo di testa al 10’ del primo tempo e il secondo su rigore al 10’ della ripresa prima di uscire dal campo ovviamente applauditissimo. E noi della “mista” non riuscimmo a realizzarne alcuno perché la segnatura portò la firma di Turçao. Si trattò di autorete.
Ma ecco le formazioni in campo:
SANTOS : Gilmar, Lima, Turçao, Ramos Delgado, Joel, Djalma Diaz, Manuel Maria, Nenè, Edu (Douglas), Pelè, Abel.
GENOVA I t. : Lonardi (g), Rossetti (g), Falcomer (g), Corni (s), Spanio (s), Negrisolo (s), Perotti (g), Benetti (s), P. Morelli (g), Salvi(s), Rigotto(g).
GENOVA II t. : Lonardi (g), Falcomer (g), Delfino (s), Negrisolo(s), Rivara(g), Colausig (g), Benvenuto (g), Bittolo (g), Cristin (s), Quintavalle (g), Fotia(s)
E si capisce perché abbiamo preso questa batosta: nel primo tempo i nostri blucerchiati in campo erano cinque, e nel secondo addirittura quattro!
E comunque, scherzi a parte (mica tanto…), è stata una serata magica per chi era al Ferraris se non altro per vedere dal vivo quello che a 18 anni, il 29 giugno 1958 al Rasundastadion di Solna presso Stoccolma, fece due gol nella finale del Campionato del Mondo contro la Svezia ( 5 – 2).
Riguardo a Pelé è opinione comune che sia il più grande calciatore di tutti i tempi. C’è però chi propende per Maradona. Per me è stato Alfredo Di Stefano, la “Saeta rubia” perché ha giocato divinamente in tutti i ruoli difensore incontrista, centrocampista, attaccante rifinitore e grande centravanti. Grandissimo, mostruoso. Mai più nessuno come lui.
11 commenti
Bravissimo, hai tirato fuori un bell’episodio, avevo 10 anni, non mi fecero andare ma ricordo bene che i giornali ne parlarono tantissimo, dove la trovi tutta questa roba, avrai un archivio segreto, complimenti!
Beh, ricordo quell’evento. Personalmente l’anno prima anche io militare lo vidi giocare al Flaminio di Roma contro la Lazio. Gioco solo 45 minuti e per la verità fece una prestazione da globtrotter tanti colpetti poco impegno. Rimasi deluso non da Pelè ma da quel tipo di partite. Quanto ci fu la partita a Genova, servizio militare terminato, rinunciai per due motivi, il primo per l’esperienza vissuta a Roma e il secondo per non mischiare la seta con gli stracci.
Roberto C …come siamo vecchi….
Caro Silverfox proprio stamattina parlando con mia moglie ho ripetuto un mio vecchio mantra e cioè che quando sento parlare di anziani o peggio ancora di vecchi penso sempre che ci si riferisca ad una categoria alla quale non appartengo. Eppure la carta d’identità è molto chiara in merito. E allora qual’è la spiegazione di questo mio atteggiamento? Penso sia un fatto psicologico che per la sua natura risiede unicamente dentro il “recinto” della scatola cranica. Preciso che il mio sentirmi giovane non si manifesta con atteggiamenti esteriori puramente di facciata. Anzi. E’ comunque è la mente che governa il pensiero e tutti i suoi derivati. Per cui penso che, salvo crolli fisici, quando morirò lo farò da “giovane”. E penso che, pur non conoscendoti, anche tu sia su questa lunghezza d’onda non fosse altro perchè segui e scrivi su questo blog.
E dunque ciao amico giovane!
La carta d’identità descrive l’età anagrafica di ognuno di noi dopodiché il sentirsi giovani o anziani dipende tutto dalla mente in quanto ho visto giovani essere già anziani di testa e viceversa. Ovviamente il crollo fisico (qualora avvenga) è sinonimo di decadimento e a quel punto sei del gatto. Accettare di essere o diventare vecchi o anziani è rifiutato dalla maggior parte della popolazione in passato questo non accadeva forse perché si aveva altro a cui pensare. PS. Lo so ho esulato dall’articolo era solo per dire la mia sull’argomento: Senectus ipsa est morbus
Mi piace definirmi “diversamente giovane” ciao Roberto un abbraccio virtuale
Caro Luigi, a me il tuo “esulare” è piaciuto. Ogni tanto è bene viaggiare per altri lidi considerando pure il fatto che comunque siamo in pausa campionato. E dunque prendiamoci un pò di spazio al di là dei confini stabiliti. Anche perchè quando si riprenderà a giocare io tornerò in versione sofferenza perchè ho il difetto di non adeguarmi mai alla realtà (idem come prima) e di non accettare la sconfitta della Samp che dovrebbe essere nell’ordine delle cose (come per quasi tutti). E quindi starò male se non batteremo il Bologna. E allora , essendo un tifoso anomalo, dico che paradossalmente sto meglio nelle pause come questa. A meno che non fossimo al tempo della Sampdoro. Chissà, forse non mi sono ancora del tutto tolto dalla mente quelle prospettive. Dovrei andare da un bravo analista
Un caro saluto da Roberto.
Carissimo Roberto i complimenti ricevuti da un’ uomo saggio e dotto come te fanno sempre un’enorme piacere, per quanto riguarda l’anomalia dell’essere un tifoso anomalo, tranquillo, in questo caso siamo in due, quindi mal comune….un grosso abbraccio.
il guru col coronavirus non potra’ essere in panca contro l’ inter alla ripresa…cosa non fa pur di salvare il posto
Secondo me Roberto48 nessuno di noi si è tolto dalla mente il periodo d’oro della Samp, forse è proprio per questo che ci incavoliamo così tanto a vedere questa situazione, dalle stelle alle stalle.
Lo dite a me che ero a Berna, a Goteborg e pure a Wembley? e dimenticavo anche a Cremona…..
Vi racconto di Goteborg. Lavoravo per una concessionaria di pubblicità. Convinsi il mio direttore e il direttore del corriere mercantile di fare un inserto pubblicitario sulla partita. La pubblicità andò via in poche ore in quanto ci impegnammo a diffondere l’inserto fuori dello stadio di Goteborg. Io venni inviato in Svezia, con un collega a seguire lo sviluppo della distribuzione. tre giorni fantastici. nell’hotel c’era la piscina, dopo la partita decidemmo di tuffarci ovviamente vestititi ma, il direttore dell’hotel, , astutamente chiuse la porta con i catenacci.
Vista la pausa con conseguente penuria di argomenti mi piacerebbe sottoporre alla vostra attenzione quello che per me alla lunga potrebbe diventare un problema: il rigorista!
Con l’errore, per fortuna ininfluente di Bergamo, il buon FQ27, se non erro, ne ha già sbagliati 3 negli ultimi 11 mesi, per me un pò troppi!
Non mi piace per nulla come batte i rigori il Capitano: gran botta di destro e chi si è visto si è visto, però…
Già a Firenze ha rischiato tantissimo, per un nulla Dragovsky non intercettò il tiro…
Calciando di potenza ed essendo un destro è praticamente matematico che Fabio calcerà alla destra dei portieri, che ovviamente lo sanno e quindi si buttano da quella parte, con discrete possibilità di respingere la conclusione…
Certo, il più delle volte sono sassate che un estremo difensore probabilmente vede solo quando sono entrate in porta ma, ripeto, come batte i rigori Quagliarella mi sembra davvero ormai troppo, troppo prevedibile…
O cambia modo di calciare, o per me cambiare rigorista non sarebbe male…