Pubblichiamo la lettera del tifoso Roberto C. , autore delle Memorie Blucerchiate, inviata ad Alessandro Gassman sulla questione Totti-Sampdoria.
Caro Alessandro Gassman,
Non sono un suo ammiratore per quanto comunque conosca il suo valore artistico da quanto ne riferiscono le cronache. Il fatto è che non apprezzo particolarmente il cinema italiano di questi ultimi anni troppo “movimentato” e privo di idee di un certo spessore, così diverso da quello “epico” che, dalla metà degli anni cinquanta fino alla fine dei settanta, con il cinema d’autore e la “classica” commedia all’italiana, lo ha reso così importante e prestigioso nel panorama mondiale. Questo per dire che non ho mai visto film che la vedono interprete mentre ho avuto modo di apprezzarla come regista a teatro specie nel “Riccardo III” di Shakespeare.
Ne converrà con me che se parlo di Rossellini, Fellini, De Sica, Scola, Monicelli tra i registi e Tognazzi, Manfredi, Sordi, Mastroianni e suo padre Vittorio, tra gli attori, tanto per citarne alcuni, non è possibile alcun paragone con la sua generazione. Onestamente, siamo su un altro pianeta.
Ma non è questo il motivo per cui le scrivo.
Il fatto è che sono stato colpito dalla sua ultima esternazione nei confronti di Beppe Grillo il quale sul suo blog ha citato il sonetto in romanesco di Franco Ferrari dal titolo “Virgi, Roma nun te merita” dove Virgi è la sindaca Raggi che viene invitata a prendere la valigia e ad andarsene da “questa gente de fogna” che non la merita. E allora lei cita tutta una serie di figure che hanno reso grande nel mondo Roma. L’elenco è lunghissimo ma qualche nome lo voglio ricordare: Anna Magnani, Sergio Leone, Ennio Morricone, Guglielmo Marconi, Moravia, Cicerone, Vittorio De Sica. Beh per quest’ultimo la romanità può essere solo “affettiva” in quanto ha visto la luce in quel di Sora, provincia di Frosinone. E per quanto riguardo quel gigante di suo padre, il Vittorio nazionale, come ben saprà è nato, se pur per sbaglio, a.. Genova, in Valbisagno e precisamente a Struppa. Ora, parlando di Roma, devo dire che per questa città ho un affetto particolare, ed un sentimento decisamente ancestrale, perché legato al racconto che mi faceva mia mamma quando mi parlava con emozione del suo viaggio di nozze con papà nel 1943, in piena guerra, proprio nella Città Eterna e della trattoria che frequentavano dalle parti di Piazza Esedra oggi Piazza della Repubblica da cui si diparte Via Nazionale. Per me Roma è una sorta di città “partoriente” di vita e grandi sentimenti alla quale mi sento indissolubilmente legato. Un luogo della memoria traslata, inconsapevole.
Ma veniamo al fatto.
Nella teoria di persone che giustamente sono gloria di questa città ad un certo punto cita Francesco Totti dicendo, testualmente, che “a Genova nemmeno se pregano la Madonna del pallone lo avranno mai”. E qui si sbaglia di grosso. E mi sembra strano che un tifoso romanista di lungo corso come lei non conosca quell’episodio che poteva cambiare a 360 gradi la storia del “Pupone” e della stessa società giallorossa. Correva l’anno 1997 e vorrei raccontarle l’episodio famoso ma penso sia meglio che glielo illustri lo stesso Totti (da un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport”). “L’unico allenatore col quale ho avuto qualche problema è stato Carlos Bianchi. Però ancora ero giovane e lui non è che era( qui gli perdoniamo il non uso del congiuntivo, ma d’altronde “così fan tutti”, n.d.r.) molto attento ai giocatori romani perché a lui piacevano più gli stranieri. Poi essendo io giovane aveva cercato in tutti i modi di spingermi verso altri orizzonti. E ci è mancato pochissimo, perché mi ero messo d’accordo con la Sampdoria. Firmai (!! N.d.r.) con la Sampdoria e il giorno dopo ci fu un torneo all’Olimpico con Ajax e Borussia Dortmund. Fu la sera prima che io andassi alla Sampdoria. Ma gli dei di Roma si ribellarono e fu una serata magica, per me storica. Forse sarà stato il destino, ma quella sera feci due goal sia all’Ajax che al Borussia. Ma dopo la partita il presidente Sensi si impuntò e disse: ‘lui da qui non va via”. Alla fine saltò tutto con la Sampdoria e rimasi in giallorosso. Bianchi disse o Totti o me e Sensi disse Totti. E da lì è cambiato tutto…”
Vede Alessandro come è strana la vita! A volte basta un refolo di vento, una palla che entra in rete, e cambia l’intera storia di uomini e società. Evidentemente in quel tempo la nostra Sampdoria era ancora una squadra appetibile per un giovane bravo che voleva aprire le porte del successo. E andata così e a tal proposito, considerando che non potava fare altro che accettare la situazione, l’allora nostro presidente, Enrico Mantovani, ha commentato così, qualche anno fa, la vicenda: “Provammo a prenderlo a titolo definitivo. Io avrei fatto qualsiasi sforzo, e anche di più, per portarlo a Genova, ma alla fine non se ne fece nulla… E fatemi dire una cosa. Ho ancora una visione romantica del calcio e vedere un calciatore di quel livello – uno dei più forti di sempre – indossare una sola maglia in carriera è una storia bellissima. Meglio che sia rimasto a vita alla Roma”.
Per finire, caro Alessandro, al di là della polemica semanto-grillesco-romanesca apprezzi pure come un genovese abbia dimostrato tanta classe e signorilità. Ma lui è figlio di tanto padre e buon sangue non mente. Già suo padre…che a pensarci bene è nato a Roma!
Roberto.
2 commenti
a parte mantovani tutti i romani per me potrebbero morire, uno su tutti in particolare
Io non ho capito…
Ma Gassman cita Genova…perchè?
Lo fa come battuta, o a scopo, anche involontariamente, denigratorio?