Appuntamento con Roberto, autore delle Memorie Blucerchiate. Confinato in una reclusione coatta, Roberto ricorda le vicende di un passato dorato (e blucerchiato) che storici e inscalfibili tifosi come lui hanno vissuto.
Tra le tante attività che la reclusione coatta tra le mura domestiche ci porta a fare c’è anche quella del pensiero che scava nei risvolti più antichi del passato. Uno di questi mi porta a scrivere il fatidico “C’era una volta” riguardo una trasmissione sportiva che non è riportata dai libri di storia e tantomeno si trova sui siti di Internet dove possiamo trovare citazione della “Domenica Sportiva”, ovviamente, e poi di “Dribbling” e “90’ minuto”, “Eurogol” e “Goleada”, “Il processo del lunedì” e “L’appello del martedì”, “Quelli che il calcio”, “Pressing” , “Controcampo” e così via.
Ce n’è una che è completamente sparita dai radar della ricerca e che mi fa pensare seriamente di essere diventato una sorta di dinosauro o quantomeno uno speleologo alla ricerca di reperti introvabili. Si tratta di un programma andato in onda alla fine degli anni cinquanta e primissimi sessanta nell’epoca di “Lascia o raddoppia?” e del “Musichiere” quando la vita nel paese si fermava, ad esempio il giovedì sera, per vedere il gioco a premi condotto da Mike Bongiorno che costringeva addirittura i cinema a sospendere lo spettacolo tra il primo e secondo tempo del film per non rischiare il deserto in sala e quindi dare la possibilità agli spettatori di sintonizzarsi con il famoso “Teatro della Fiera di Milano” attraverso un televisore piazzato proprio sotto lo schermo.
Stessa cosa accadeva il sabato sera con il simpatico show a premi (primo quiz musicale televisivo della storia della TV) presentato dall’amabilissimo Mario Riva, che disgraziatamente mori il 1 settembre 1960 a 47 anni per una caduta all’Arena di Verona. Ma prima del Musichiere, alle 20,30, dopo il Telegiornale, andava in onda “Calcio domani” che si occupava delle ultime notizie riguardanti le squadre di Serie A che si apprestavano il giorno dopo a giocare le partite rigorosamente alla stessa ora e cioè le 15.00 che diventavano 14,30 d’inverno. A distanza di 60 anni quella trasmissione è diventata per me una sorta di mito proprio perché è avvolta nel mistero e sta unicamente nella mente di chi c’era. A quel tempo non possedevo la televisione (che, per inciso, aveva un solo canale…) quindi andavo a vederla nella Società vicina a casa mia con gli amici di quel tempo. Si aspettavano con trepidazione le notizie riguardanti la nostra Samp che allora aveva buona parte dei giocatori che poi nel campionato 1960/61 avrebbero raggiunto il mitico quarto posto. Il Doria dei “terribili vecchietti” di Eraldo Monzeglio: Ocwirk, Cucchiaroni, Skoglund… Ma già nel campionato 1958/59 raggiungemmo un lusinghiero quinto posto in classifica. Era l’epoca romantica della prima gioventù, quella che si dovrebbe assaporare pienamente nel momento in cui la si vive. Ma sappiamo che non è così. Ogni cosa si comprende quando ormai è passata. Era il tempo, una sorta di “età dell’oro”, che ho definito “Quando c’erano tutti”. Nostro padre, nostra madre, i nonni, gli amici e quelle persone abituali che facevano corona alla nostra esistenza. I ragazzi coi quali si trascorrevano allegramente i giorni felici della serena gioventù. Il sabato sera con “Calcio domani” era la giusta attesa per la domenica che avremmo trascorso, in mattinata, col vestito buono, la messa e poi il rituale delle paste. Quindi, dopo il cerimoniale del pranzo, ci si preparava per la partita da vedere a Marassi o ascoltare a “Tutto il calcio minuto per minuto”, se la Samp giocava in trasferta, non prima, però, di esserci sintonizzati, alle 14.00, con Radio Tre per il “Gazzettino della Liguria” di Vito Elio Petrucci e le inconfondibili voci di Giuseppe Marzari (“Ve o dixe o scio ratella!) e dei coniugi tifosi Texo (Jole Gardini), doriana, e Charlie (Andrea Salvo) genoano. E per finire i soliti sfottò con i bibini che anche allora ci vedevano quasi sempre in posizione di preminenza. Un mondo immobile, senza prima e senza dopo. Eravamo così, felici di tutto e di niente, prima che il vento facesse girare il corso nostro di vita.
Quel tempo è diventato per me una sorta di leggenda cristallizzata in un sabato magico e nell’attesa profetica che il buon Mario Riva cantava alla fine del “Musichiere”: “Domenica è sempre Domenica!”.
5 commenti
Ciao Roberto tempi iti potremmo affermare, un calcio nostrano, ruspante paradossalmente più tecnico con minor corsa e con meno furore agonistico rispetto ai giorni nostri, trasmissioni godibili sotto ogni punto di vista. Purtroppo il mondo è cambiato radicalmente e il calcio non ne è stato esente ma in modo peggiorativo. Possiamo sicuramente dire che quelle partite che tu hai vissuto intensamente (il sottoscritto per età anagrafica un po’ meno)sono equiparabili al sapore di uno dei romanzi capitali della letteratura universale, Lo Straniero capolavoro di Albert Camus. Un’abbraccio virtuale visti i tempi.
Caro Luigi, nell’età dai trenta ai quaranta, o giù di lì, ho letto quasi tutto di Camus, dai saggi (Il mito di Sisifo – L’uomo in rivolta) ai romanzi (La peste – La caduta – Lo straniero). Mi ha sempre affascinato il distacco esistenziale che ha manifestato come forma pessimistica di approccio alla vita che pur lui ha contestato quando lo giudicavano nichilista. Però ricordo l’impressione che mi fece il personaggio Mersault che uccide senza motivi apparenti e si “difende” dalle accuse non difendendosi ma lasciandosi andare ad un’algida passività’ che mette in evidenza l’assurdità della condizione umana. Ne rimasi scosso.
Ciao e grazie di tutto.
Roberto.
Ricordo ahimè Giuseppe Marzari e i due coniugi tifosi che credo in realtà fossero all’opposto…veniva trasmessa prima del secondo tempo del calcio minuto per minuto. Pensate davano solo il secondo tempo di una partita e ogni tanto i risultati dai campi. Della Samp si parlava poco, come sempre molto poco. Eppure nell’anno 1960/61 arrivammo quarti con Brighenti capocannoniere con Nacka Skoglund, Tito Cucchiaroni, Gaudenzio Bernasconi e soprattutto Ernest (Ossi) Ockwirk. Io ero un giovincello ma ricordo ancora bene. Strano a dirsi per almeno 4/5 anni eravamo da coppe europee. Un quarto posto, credo due quinti, un sesto etc etc.
Caro Silverfox hai proprio ragione Texo era genoana e Charlie sampdoriano. Chissà perchè hanno invertito le parti! Erano simpaticissimi personaggi di un tempo che non si potrebbe più proporre.
Quanto alle coppe la Samp manifestava anche lì l’idiosincrasia per le trasferte:
1) Mitropa Cup 17 ottobre 1960 Austria Vienna – Sampdoria 5 – 2
2) Coppa dell’Amicizia 13 giugno 1962 Tolosa – Sampdoria 7 – 3
3) Coppa delle Fiere 12 dicembre 1962 Ferencvaros . Sampdoria 6 – 0 (dopo la vittoria 1-0 illusoria dell’andata con rete di China Da Silva) Ci voleva Mantovani..
Ciao.
Roberto
Postilla per Silverfox.
Non ho mai capito perchè avevamo una squadra che a Marassi dava a tutti, come si dice, la giostra e poi in trasferta si calava le braghe. Come a Udine, nell’anno del quarto posto, dove perdemmo 7 – 1! Eppure avevamo una difesa con dei marpioni esperti come Vincenzi (ex Inter), Bergamaschi (ex Milan) e Bernasconi e avremmo potuto vincere il primo scudetto. Secondo me era materia da psicanalisti.