Il presidente federale Gravina ha buttato sul piatto alcune date a caso, per la ripresa del campionato: 10 maggio, 17 maggio. Ma è come se su quello stesso piatto fossero stati lanciati dei dadi, tanta è la precarietà di quanto è stato affermato e che poi dovrà scontrarsi con la nostra realtà, in piena emergenza.
In Italia i contagiati aumentano in maniera allarmante, il picco dell’epidemia dev’essere ancora raggiunto e già si parla di far tornare ad allenare i giocatori fra un paio di settimane, pronti come se nulla fosse per lo sprint finale di campionato. A questo punto c’è da chiedersi se il progetto per la ripresa del campionato, presentato dai vertici del nostro calcio, sia più assurdo, demenziale o addirittura comico.
Il coronavirus ha paralizzato il Paese e tre quarti di mondo. I virologi sono concordi nell’affermare che il problema non è tanto la mortalità del virus, quanto la particolarità della grave influenza che colpisce i polmoni. Ciò determina che numerosi pazienti necessitino di un’assistenza respiratoria.
“Ma il respiratore – ha ricordato il nanopatologo Stefano Montanari – è un’apparecchiatura comune negli ospedali. Il disastro è che noi non ne abbiamo o ne abbiamo troppo pochi in questo momento. E questo perché da almeno dieci anni abbiamo distrutto il nostro sistema sanitario. Abbiamo chiuso reparti ospedalieri, chiuso del tutto i piccoli ospedali. L’attrezzatura viene comprata poco e male e i prezzi in Italia per le apparecchiature – spiega il professore – “sono molto più alti perché nel nostro Paese vige un sistema di corruzione capillare. Così se una cosa costa 10 in un Paese pulito da noi costa 20: il che significa che il poco denaro che abbiamo a disposizione viene utilizzato male. E ora ci troviamo di fronte ad un’emergenza a cui non siamo preparati perché i nostri governanti, da almeno 10 anni, sono loro stessi impreparati”.
Allegria, anzi, pandemia!
Tornando alle vicende di calcio, dal momento che si parla di un movimento che non si pratica sulla luna, a ridotta forza di gravità, ma di un’espressione terrestre, valgono per questo sport e per i suoi obblighi (soprattutto economici) le stesse regole che valgono per ogni attività e produzione umana.
E allora, rileggiamo le interessanti parole del direttore di National Geographic:
“Andate a vedere i criteri con cui l’Organizzazione mondiale della Sanità dichiara conclusa un’emergenza epidemica. Vediamo quella di Ebola, per esempio. L’emergenza finisce dopo due periodi di incubazione completi in cui non si registrano nuovi contagi. Sono 42 giorni per Ebola. Potrebbero essere 30 per SARS-CoV-2. Dopo di che, è richiesto a ogni paese di mantenere un’elevata sorveglianza per 90 giorni”.
Quindi, aggiunge Cattaneo:
“Quando vedremo la luce in fondo al tunnel mancheranno ancora diversi chilometri per essere fuori. Perciò, travolti dall’euforia, non baciate i vicini che detestavate fino a un mese prima. Continuate a farvi i cazzi vostri. Rimanete a casa il più possibile anche dopo. Finché davvero gli epidemiologi non ci diranno che possiamo tornare alla normalità. Che arriverà piano piano….. Mettiamola così. Se tutto va bene, ma proprio bene, facciamo una festa a Ferragosto (ma proprio se ci dice culo eh, a essere molto ottimisti, ma meglio pochi e selezionati e senza gli amici stranieri).
Ditelo ai vostri amici, ai vostri parenti, ai semplici conoscenti. Proviamo a non fare i coglioni, perché resistere a una seconda botta sarebbe molto, molto più dura”.
Insomma, con un augurabile picco del virus a fine marzo, l’Italia potrà sbarazzarsi del corona (e stappare diverse Corona) a metà maggio. Con un picco a metà aprile, la fine della clausura potrà spostarsi verso l’inizio di giugno.
L’attività scolastica è ferma ed è molto probabile che tutto sarà svolto on-line, esami compresi. Poi se ne riparlerà a Settembre, con l’inizio di un nuovo anno scolastico e accademico. E allora, in questo scenario: come diamine è possibile che ricominci il campionato di calcio e venga persino portato a termine con uno stuolo di partite ancora da disputare?
E’ ovvio che gli stadi aperti per i prossimi mesi ce li possiamo bellamente scordare. Ma anche gli spostamenti di centinaia di persone (fra giocatori, staff, dirigenti) per una singola partita a porte chiuse sono decisamente improbabili.
Mettiamoci dunque il cuore in pace, tappiamoci in casa per quanto possibile, stappiamoci in casa qualche sana bottiglia e non facciamo i coglioni. Del campionato, molto probabilmente, se ne riparlerà a settembre.
3 commenti
Poche ore fa Conte ha annunciato la chiusura di tutte le aziende non necessarie. Parlare di ripresa del campionato ora è davvero da imbecilli. Oltre che da persone prive di umana empatia, visto il numero di morti e contagiati.
Solo pensarlo è una follia ai signori che insistono come Gravina, Lotito o De Laurentis bisognerebbe chiuderli in uno ospedale a vedere le persone i medici e gli infermieri che soffrono e rischiano la vita, altro che calcio!!!
Credo ,che una volta si torni alla normalità niente debba essere più come prima , tanto per incominciare una super tassa per chi guadagna milioni per dare calci a un pallone e a tutte le aziende che macinano soldi in questo settore , tassa che deve essere destinata al servizio sanitario
per uomini e mezzi , niente sarà come prima ne dovrà esserlo !