“Voglio vedere 23 leoni, senza tattica anche, ma voglio senso di appartenenza e desiderio di vincere. Cutrone? Porta veemenza, voglia, pressione anche da solo su tutti gli avversari. Laxalt? Potrebbe giocare“. Non si può parlare del Milan senza partire dalla conferenza stampa di Gattuso. Con la Samp il tecnico rossonero si gioca tutto: futuro e credibilità. I 12 punti conquistati in 8 partite sono un bottino insufficiente agli occhi dell’ambizioso fondo Elliott, subentrato da pochi mesi allo spiantato Yonghong Li.
Il Milan, tra le strisciate del nostro campionato, è quella che meno di tutte conosce la parola stabilità. Negli ultimi anni, in casa rossonera si sono alternati uno dopo l’altro allenatori, dirigenti e persino presidenti. Con risultati sempre negativi: dal 2011 ad oggi il Milan vanta nel suo palmarès soltanto la Supercoppa Italiana del 2016, troppo poco per una società abituata fin dai tempi di Berlusconi a vincere qualcosa ogni anno.
Da allora sembra passato un secolo. Dopo l’esonero di Allegri, sulla panchina del Diavolo si sono visti allenatori emergenti, presto spariti dai radar del calcio che conta. Oggi la situazione è simile, fortuna che dietro c’è una proprietà solida (malgrado un fatturato fermo al palo da 15 anni e un rosso di bilancio da 126 milioni di euro). E la squadra? Nella rosa a disposizione di Gattuso ci sono un campione – Higuain – e alcune buone individualità. Tra titolari e riserve un collettivo che, sulla carta, può puntare al vero obiettivo stagionale: arrivare quantomeno al quarto posto.
Da cui il Milan dista attualmente sei punti. Di chi la colpa? A sedere sul banco degli imputati è la difesa. Finora i rossoneri hanno incassato 11 gol, di cui almeno uno a partita. Eppure il Milan è la squadra ad aver compiuto il minor numero di parate, 16. Non è un caso che qualcuno se la sia presa con Donnarumma, di fatto un separato in casa dopo le tensioni con la tifoseria dovute al tiro e molla per il rinnovo del suo contratto. Il leader della difesa è l’ex blucerchiato Romagnoli, affiancato quasi sempre dall’argentino Musacchio: una coppia di centrali dal rendimento altalenante.
Per un terzino sinistro che si occupa più che altro della fase di non possesso (Rodriguez), c’è un terzino destro – Calabria – abituato a spingere di più a costo di correre qualche rischio dietro. Dalla cintola in giù il Milan è poca cosa, mentre tra centrocampo e attacco Gattuso ha buoni motivi per sorridere. Davanti alla difesa si muove l’esperto argentino Biglia, un’ottima “lavatrice” di palloni – pur con una lentezza congenita nei movimenti – mentre sulle mezzali giostrano Kessie e Bonaventura. In avanti un tridente che unisce tecnica, talento e fisicità: Suso, Higuain e Calhanoglu.
Ma ecco il colpo di scena. Contro la Samp, Gattuso potrebbe cambiare modulo passando dal 4-3-3 al 4-4-2, scelta dettata anche di problemi fisici accusati da Kessie e Calhanoglu. A fronte della conferma del solito blocco difensivo, a centrocampo giocherebbero al centro Biglia e Bonaventura con Suso retrocesso in mediana e l’inserimento dell’ex genoano Laxalt a sinistra: in attacco la coppia Higuain-Cutrone. Un’ipotesi che Gattuso non ha escluso a priori (“Siete sicuri che giocheremo con due punte? Magari avete le informazioni sbagliate. Vediamo…“).
Questa dunque la probabile formazione del Milan. 4-4-2: Donnarumma; Calabria (Abate), Musacchio, Romagnoli, Rodriguez; Suso, Bonaventura, Biglia, Laxalt; Cutrone, Higuain. (Non escluso il 4-3-3 con l’inserimento tra i titolari di Calhanoglu).