Un misto di stupore, rabbia e malinconia. È il mix di sentimenti provati dai tifosi blucerchiati che ieri si sono imbattuti nell’intervista rilasciata da Francesco Flachi alla Gazzetta dello Sport. L’ex attaccante della Samp, terzo top scorer con la nostra maglia dopo Mancini e Vialli, ha chiesto solo una cosa: poter tornare nel mondo del calcio.
Flachi, che oggi gestisce a Firenze una paninoteca meta frequente di pellegrinaggio dei tifosi della Sampdoria, da qualche anno è trattato alla stregua di un appestato. Precisamente dal 2010, quando il Tribunale Nazionale Antidoping lo ha condannato a 12 anni di squalifica per una brutta storia di cocaina. “Forse, dico forse, 9 anni di stop possono bastare. La seconda opportunità si concede ai peggiori criminali. La lezione è servita, datemi la possibilità di dimostrarlo con i fatti“, le parole di Flachi, ghettizzato, espulso dal mondo del calcio senza possibilità di redenzione. La maxi-squalifica decisa dal TNA voleva impedirgli di tornare a calpestare l’erba come calciatore. Ma quella che doveva essere una sanzione si è trasformata in una ghigliottina che ha totalmente tagliato fuori Francesco dal mondo del calcio, impedendogli non soltanto di prendere il patentino da allenatore, ma persino di accompagnare i figli allo stadio. Una vergogna.
“Non mi sono venduto le partite e non ho fatto uso di doping per migliorare le prestazioni. È vero, sono stato un cattivo esempio, ma è il passato. Perché è accaduto? Avevo disconnesso il cervello. Sono stato un cretino“, ha ammesso Ciccio facendo riferimento alla storiaccia della cocaina. Ma può l’assunzione di una sostanza stupefacente, avvenuta per finalità ‘extra-campo’, comportare un’estromissione totale dal mondo dello sport? È ciò che è successo al povero Flachi, da circa un anno allenatore “clandestino” di una squadretta di Terza Categoria.
Ebbene sì, un ex calciatore professionista come lui non può comparire in distinta come tecnico di un club di amatori! Stride il contrasto con la vicenda di Andrea Masiello, riabilitato e reintegrato dopo una squalifica di 2 anni e mezzo per illecito sportivo.
Mentre Masiello gioca tranquillamente in Serie A, Flachi ha dovuto rifarsi una vita. Oggi lavora dietro al bancone di una paninoteca, ma in futuro vorrebbe fare l’allenatore. “Ora alleno il Bagno a Ripoli e mi tocca seguire le partite su un cucuzzolo: soffro come un cane. Ma quando vinciamo provo le stesse emozioni della A. Il calcio è bellissimo per questo: le dinamiche di una squadra sono identiche in qualunque categoria, cambiano solo i gesti tecnici e gli stipendi“, racconta Flachi, che dice di ispirarsi ad allenatori come Ranieri e – ovviamente – Walter Alfredo Novellino.
Chi di dovere dia un’altra chance a Francesco Flachi. Ha già pagato abbastanza.
3 commenti
Italia strano paese…….
siamo veramente un paese ipocrita dove i valori sono inversi per non dire perversi, dove si danno daspo per cazzate e invece a pluricondannati gli si da in mano la gestione di un paese dove si permette che mostri divora bambini diano lezioni di moralità e religione ,dove ci si preoccupa che gli immigranti siano accolti con decenza mentre migliaia di italiani sono in mezzo a una strada dove chi come il grande Flachi paga un dazio ingiusto e sproporzionato di una cosa fatta nella sua vita privata come se lavorasse a montecitorio …
ciao hermano ogni giorno l´Italia sempre più lontana
La gestione del paese ora la ha anche toninelli sppur non pluricondannato ma col ponte non mi sembra si sia coperto di gloria…ultras no politica