Un presidente formidabile, che ci regalò emozioni indescrivibili. Paolo Mantovani se ne andò un triste pomeriggio di venticinque anni fa, il 14 ottobre 1993, dopo una lunga malattia. E portò via con sé un modo elegante e illuminato di vedere il calcio.
Sapeva trattare la “materia” con i guanti di velluto: Mantovani non era solo un intenditore, ma un vero appassionato e ambizioso presidente, irraggiungibile nella storia blucerchiata presente e futura.
Per i tifosi della nostra generazione Mantovani rappresentò una personaggio formidabile, ai limiti del divino.
Paolo acquistò la Sampdoria sul finire degli anni Settanta: un’epoca lontana, distante dai disequilibri economici di oggi che non permetterebbero ad un peso “medio” del suo calibro, di costruire passo dopo passo una squadra in grado di primeggiare in Italia e addirittura in Europa.
Paolo Mantovani ci riuscì, iniziando dalla serie cadetta e trascinando i blucerchiati a successi impensabili, incredibili: vittorie in Coppa Italia nel 1985, 1988 e 1989. Vittoria in Coppa delle Coppe nel 1990, finale di Supercoppa Europea nello stesso anno. Storico scudetto e Supercoppa Italiana nella stagione fatata 1990-91 e, come apice: finale di Coppa dei Campioni nel 1992.
Paolo Mantovani segnò un’epoca indimenticabile. Tracciò inoltre un solco insuperabile tra la Sampdoria e i disgraziati bibini: i pennuti dell’altra sponda iniziarono a sacramentare, sputando bile: ci vedevano col binocolo.
Grazie a Paolo anche la Storia accettò il fatto che la squadra importante di Genova, in Italia e nel mondo, è soltanto una: la nostra. Ai miseri cugini restavano soltanto le briciole, gli avanzi di una memoria sempre più sbiadita.
Oltre ai risultati sul campo, Mantovani riuscì con un carisma senza eguali a trasmettere a una tifoseria intera i valori di un fair-play ineguagliato, quello che ancora oggi viene ricordato come “stile Sampdoria”.
Più volte dichiarò che se la tifoseria non avesse rispettato questi valori, lui avrebbe impiegato un minuto per ritirarsi dal mondo del calcio. I tifosi lo seguirono e costruirono insieme alla dirigenza un ambiente eccezionale che portò a successi clamorosi e insperati.
Transitarono dalle nostre parti mostri sacri come Brady, Souness, Cerezo, Francis. Qui fiorivano campioni, fuoriclasse completi, come Vialli, Mancini, Viercowod, Pagliuca, Lombardo. La Sampdoria sfiorò il tetto d’Europa, era una delle squadre più forti al mondo.
Negli ultimi anni di vita di Paolo Mantovani, il calcio stava iniziando la sua repentina trasformazione.
Le ingenti risorse, le possibilità di operare con successo nel mercato si andavano sempre più a concentrare in poche squadre.
Per le altre, la possibilità di avere o trattenere campioni divenne molto ridotta, se non impossibile.
Pagò dazio suo figlio Enrico, subentrato con una gestione contraddittoria alla morte del padre, in quell’epoca di veloce transizione (per quanto, è bene ricordarlo, i giocatori che avevamo ai tempi di Enrico Mantovani ce li scordiamo da anni). Enrico rimase al vertice societario fino alla cessione definitiva della Sampdoria alla famiglia Garrone, per scongiurare realistici pericoli di fallimento. Ma questa è un’altra storia.
Tornando al presente: gli Ultras hanno rinnovato l’invito ai Sampdoriani che vogliono portare un saluto al Presidente a ritrovarsi domani, sabato 15 ottobre, alle ore 14 al campo di Bogliasco (il cimitero oggi resterà chiuso per pioggia).
Il saluto a Paolo Mantovani, il presidente più grande di sempre.