Uno stadio (de)cadente e superato, con un prato spelacchiato e una miriade di problemi che richiedono qualcosa più di una semplice manutenzione. È l’immagine che lo stadio Luigi Ferraris ha dato di sé al mondo del calcio durante l’amichevole di mercoledì scorso tra Italia e Ucraina. Le riprese delle telecamere sono state impietose: quando si soffermavano sulle panchine, era impossibile non notare sullo sfondo l’ammaloramento degli arredi. Una vergogna per uno degli impianti più belli d’Europa.
Ne sono convinte anche Sampdoria e genoa, intenzionate a non presentare alcuna offerta entro le 12 di lunedì 15 ottobre – termine dell’asta fissata dal bando del Comune di Genova per la cessione dell’impianto – per l’acquisto del Ferraris. Le buste dovrebbero essere aperte 48 ore dopo, mercoledì 17 ottobre, a Palazzo Tursi. Usiamo il condizionale perché, quasi certamente, i responsabili del procedimento non si troveranno per le mani nessuna offerta. Infatti entrambe le società genovesi, in momenti diversi, hanno fatto sapere di giudicare fuori mercato il prezzo di partenza dell’asta: 16 milioni 578 mila euro. Una cifra già ribassata del 10 per cento rispetto alla valutazione stimata, per conto del Comune di Genova, dall’Agenzia del Territorio.
Che cosa succederà? Tre i possibili scenari.
Ipotesi n° 1: L’asta va deserta e il Comune ne fa una seconda con un prezzo di partenza ulteriormente ribassato. Probabilmente andrà così, ma di quanto potrebbero scendere al massimo le richieste del Comune? Negli incontri che ci sono stati nel recente passato con il sindaco Bucci (e di recente anche con il presidente Toti), le due genovesi non si sono mosse di un millimetro dalla loro posizione: “Lo stadio può valere al massimo 7 milioni di euro, non uno di più”. Soglia di spesa che Samp e genoa non vogliono superare dopo l’accordo con il Comune per il versamento di 1,4 milioni di concessioni arretrate, pagate con tranche di 60 mila euro fino all’estinzione del debito.
Ipotesi n° 2: niente acquisto e concessione per 99 anni alle due società. In questo caso le due genovesi dovrebbero versare un canone annuale al Comune e in cambio si vedrebbero riconosciuto il diritto-dovere di sfruttamento dell’impianto e di potenziamento dello stesso con nuovi servizi (con i relativi incassi da dividere a metà).
Ipotesi n° 3, la più suggestiva per la Samp: scaricare Comune e dirimpettai per costruire uno stadio ex novo. Proprio di questo avrebbero parlato il presidente Massimo Ferrero e il governatore ligure Toti durante l’incontro di giovedì scorso nel palazzo della Regione. Secondo quanto riportato dal Secolo XIX, il “Viperetta” avrebbe espresso a Toti le sue perplessità relativamente ai lavori di ristrutturazione necessari per ammodernare il povero Ferraris. Lavori che, come già accaduto per Italia ’90, si dovrebbero eseguire per due anni e a campionato in corso con la conseguente chiusura di alcuni settori (e la riduzione degli incassi). Di qui l’idea di realizzare un nuovo impianto in zona Fiera. Un’idea già accarezzata anni fa dalla famiglia Garrone.
4 commenti
Dal Ferraris non si ricaverebbe un ragno dal buco, l’unica alternativa è uno STADIO NUOVO, TUTTO NOSTRO!
Se Ferrero riuscisse in questa impresa mi rimangerò tutto quel che di NON buono ho scritto su di lui in questi anni…
Con l orizzonte sulla ricostruzione di Ponte Morandi ancora nebuloso, parlare di un nuovo stadio mi pare quantomeno intempestivo.
Stiamo parlando di aria fritta. Sveglia il nuovo stadio a Genova non sorgerà mai ma se volete continuare a illudervi e non ragionare sul passato accomodatevi
Solo con uno stadio nostro e solo nostro possiamo fare il salto di qualità.