Certi amori non finiscono. Fanno dei giri immensi e poi ritornano… Prendiamo in prestito i versi di una celeberrima canzone firmata da Antonello Venditti per celebrare il grande ritorno alla Sampdoria del portierone argentino Sergio Romero.
Alt! Nessun tesseramento in vista. Il “chiquito” sta bene al Manchester United, dove ha appena vinto un’Europa League da protagonista. Ma Romero, che alla Samp ha giocato con alterne fortune dal 2011 al 2015, sabato ha fatto un’irruzione a sorpresa nel ritiro blucerchiato dell’Ac Hotel.
Il motivo di questa visita? Salutare alcuni vecchi amici e concedersi qualche foto in compagnia di chi, come Puggioni e Krapikas, tenta e tenterà di sostituirlo tra i pali della porta blucerchiata.
Come ogni campione che ha indossato la maglia più bella del mondo, anche Sergio Romero non è stato esente da critiche durante la sua pluriennale esperienza in blucerchiato. Nel sentirlo nominare, qualche tifoso ha un incomprensibile travaso di bile. “Ci dimentichiamo la papera col Chievo? Per non parlare del gol di Milanetto contro il Padova. Era un portiere normalissimo”.
A parte che quel tiro non lo avrebbe parato neppure Gordon Banks. Tolto questo piccolissimo particolare, chi ha ancora il coraggio di criticarlo dimentica tante cose, in primis il suo ruolo fondamentale nella promozione del 2012. Oltre alla miriade di interventi decisivi, chiunque ricorderà la sua esultanza sfrenata nel match di Marassi con il Varese dopo il gol di Pozzi.
Prova tangibile del suo coinvolgimento emotivo in una sfida da vincere a tutti i costi. Ed è proprio nelle partite importanti che Romero fa la differenza, giocando con la tranquillità del grande campione. Non c’è bisogno di consultare gli almanacchi illustrati: basta aprire un paio di cassetti.
26 agosto 2012. Reduce dalla vittoria nel trofeo Gamper di qualche giorno prima, la Samp celebra il suo ritorno in serie A con un impegno quasi impossibile: trasferta a San Siro contro il Milan. Gli annali registrano la nostra vittoria per 0-1, ma per ragioni di spazio devono omettere la cronaca della partita, tra le righe delle quali un nome ritorna ossessivamente: quello di Sergio Romero.
Ancora più entusiasmante, qualche mese dopo, la sua prestazione al “San Paolo” di Napoli. In quell’occasione il “Chiquito” sembra posseduto. Non dal diavolo, ma dall’anima del mitico Pietro Battara, diventato famoso negli anni Sessanta e Settanta come bestia nera del Ciuccio. Tanto che una volta il Corriere dello Sport aveva titolato: “Imbattibile Battara con il pollice ingessato!”.
45 anni dopo, anche senza gessi o fasciature è toccato a Romero far tornare l’incubo ai napoletani. Quella volta (era il febbraio 2013, per il giorno preciso si guardi wikipedia), il portiere TITOLARE della NAZIONALE ARGENTINA para qualsiasi cosa, attirandosi le inevitabili maledizioni del pubblico napoletano. A cui Romero, coraggiosamente, risponde con una… smorfia.
E poi i rigori parati, a Gonzalo Rodriguez, “babanetto” Icardi e Osvaldo. A cui aggiungere la simpatia contagiosa, la disponibilità con tifosi grandi e piccini e una straripante personalità.
È stato un onore averti alla Sampdoria, Sergio. Hasta la vista, campeón!
Ps: Romero è la dimostrazione che persino Pasquale Sensibile può azzeccare qualcosa nella vita.
Pps: lo United sarà pure forte, ma vuoi mettere i fumi di Manchester con il mare di Bogliasco?
ROBERTO BORDI
9 commenti
Fa estremamente piacere vederlo contento e vincente. Con noi ne ha passate di tutte, ma ancora torna volentieri a Genova. Un grande e basta. Bell’articolo, come al solito!
Un bel portiere concordo non si diventa il titolare della nazionale argentina per caso ed il portiere di una squadra impegnata costantemente in Europa se non hai qualità e doti eccelse e questa visita dalle nostre parti a me personalmente è piaciuta perché è bello essere ricordati per i colori per la città ed altri piccoli particolari. Un saluto particolare a Roberto moderatore di un blog che in linea di massima ci trova quasi sempre in sintonia nel parlare dei nostri meravigliosi colori.
Aspetta aspetta,
credo che la redazione debba mettersi un po’ daccordo…
A Romero, come a tutti i portieri argentini non sono mai mancate doti tecniche o atletiche, ma la continuità di rendimento. Parate strepitose e cappelle gigantesche. Da noi ha lasciato comunque un buon ricordo in campo e anche fuori, non grandi rimpianti.
Se non ricordo male era spesso criticato, mi confondo o gli avevano anche rubato le ruote della macchina?
Se torna cmq è un segno che si era trovato bene nell’ambiente.
Buon ricordo ma pochi rimpianti
non sto a discutere qualita’ tecniche e umane del personaggio(chiunque torni a salutare e’ il benvenuto) ma quello che non ho mai capito e’ stato il contratto quinquennale a un milione e settecentomila euri all’anno……..fu il biglietto da visita di sensibile tanto che subito dopo la morte di duccio garrone e la presa della societa’ di Edoardo pensammo tutti che il forziere dei petrolieri avrebbe cominciato a sgorgare soldoni a palate e che si sarebbero aperti orizzonti di gloria.poi in poco tempo arrivarono bertani piovaccari bentivoglio juan antonio ecc ecc………tornammo subito coi piedi per terra!!!!!!
Cristiano72, mi sa che la tua memoria storica oggi non è al massimo della forma:-)
Tornando a Romero non sapevo di questa sua capatina a Genova, anche a me fa sempre piacere quando un ex dimostra affetto e riconoscenza verso il nostro ambiente, tuttavia ahimè ricordo di più le incredibili cappelle che le sue parate, su tutte quell’allucinante gol preso da Matuzalem con un cross dalla trequarti che ci costò il pareggio nel derby ( quello famoso di Krsticic azzoppato dallo stesso Matuzalem ) e che praticamente permise ai bibini di salvarsi…
Caso forse più unico che raro, portiere che da anni non è mai il titolare nelle squadre dove milita eppure estremo difensore inamovibile della nazionale argentina…
non fu il primo acquisto dopo la retrocessione?correggimi se sbaglio.forse il vecchio garrone mori’ dopo ma di fatto prese il comando il figlio proprio in quell’estate per programmare la risalita e ricordo che all’acquisto di romero a quelle cifre rimanemmo sbalorditi invece poi come ricordi giustamente fece delle cappelle colossali