Il prossimo avversario della Samp non ha bisogno di particolari presentazioni. Bastano alcuni dati per descrivere l’indiscutibile superiorità della Juventus rispetto alle altre squadre del campionato: 70 punti in 28 giornate, miglior difesa con 19 gol subiti e terzo migliore attacco con 58 reti segnate.
Ormai a pochi passi dal conquistare il loro sesto Scudetto consecutivo, i bianconeri sono una macchina perfetta. Merito del lavoro svolto da mister Allegri e soprattutto dal suo predecessore Antonio Conte, che nella stagione 2011/2012 ha re-impresso quella mentalità vincente che caratterizza da sempre la società bianconera, la più forte e meglio organizzata di tutta la serie A.
La Juve, unica squadra italiana assieme alla Roma ancora in corsa su tre fronti, sembra imbattibile, anche se nella stagione in corso i meccanismi di gioco della squadra hanno mostrato qualche crepa. Emblematica la sconfitta per 2-1 contro la Fiorentina: una partita che ha avuto un ruolo decisivo nel convincere il tecnico bianconero Allegri a cambiare qualcosa nell’assetto tattico.
Negli ultimi mesi, il vecchio 3-5-2 di estrazione contiana è stato sacrificato in favore di un 4-2-3-1 che sembra essere ritagliato alla perfezione rispetto alle caratteristiche degli interpreti della superba orchestra juventina. Prima del cambio di modulo, Allegri era entrato nel mirino di alcuni tifosi per la presunta incapacità di valorizzare al meglio il talento di Cuadrado e Pjanic. Per non parlare di Dybala, soffocato in una gabbia tattica che lo faceva giocare troppo lontano dalla porta.
Da quando Allegri è passato al 4-2-3-1 la Juventus è diventata un rullo compressore. Infatti la squadra bianconera ha vinto 12 delle ultime 13 partite tra campionato, Coppa Italia e Champions League. Uno score sporcato soltanto dal pareggio per 1-1 rimediato in trasferta contro l’Udinese. Grazie al nuovo modulo ogni giocatore bianconero sembra avere trovato la sua posizione ideale in campo. Pjanic si è visto ampliare il raggio d’azione, Cuadrado è libero di attaccare la fascia senza particolari compiti difensivi mentre Dybala è fondamentale nel raccordare centrocampo e attacco.
Ma il simbolo di questa Juve 2.0 è Mario Mandzukic. Varcata da tempo la soglia dei 30 anni, l’attaccante croato ha saputo accettare con umiltà e intelligenza tattica la nuova veste di trequartista sinistro pensata da Allegri. Lavoro sporco, sportellate, ricucitura continua tra i reparti e sacrificio sono diventate le peculiarità di un giocatore che nella nuova Juve svolge un ruolo fondamentale.
Quale sarà domenica il possibile undici titolare bianconero? È presto detto. Smaltite le quasi inesistenti scorie mentali e fisiche legate all’impegno di Champions di martedì contro il Porto, vinto in carrozza con il più elementare degli 1-0, la squadra di Allegri verrà a Marassi con le pile ricaricate e una voglia matta di tenere a debita distanza le già staccatissime Roma e Napoli.
Insomma, le speranze di assistere a un piccolo turnover sono praticamente ridotte a zero. Allegri schiererà la formazione tipo: Buffon; Lichtsteiner, Bonucci, Chiellini, Alex Sandro; Pjanic, Khedira; Cuadrado, Dybala, Mandzukic; Higuain. Qualche chance di giocare dall’inizio per Dani Alves, Rugani, Rincon e Marchisio, mentre il giovane Pjaca dovrebbe partire dalla panchina.
ROBERTO BORDI